Vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1995, Seamus Heaney è uno dei più grandi protagonisti del rinascimento culturale irlandese. La sua lirica, come suggerisce Roberto Mussapi, è fortemente legata alla realtà e ai miti della sua terra, ma non assume mai connotazioni particolaristiche o nazionalistiche, si traduce al contrario in una partecipe esplorazione della natura, un viaggio capillare nel paesaggio, nei segreti delle sue acque e delle sue torbiere, nella vita germinale della campagna. La sua poesia è un incessante lavoro di scavo, la sua penna è, come lui stesso ha scritto, una vanga affondata nella terra alla ricerca delle nostre origini e dei misteri primordiali dell’essere, ma sempre entro i confini dell’esperienza quotidiana e concreta.
Una porta sul buio, Prefazione e traduzione di Roberto Mussapi con testo originale a fronte, Ugo Guanda Editore in Parma (prima edizione digitale 2014).
LA PENISOLA
Quando non hai più niente da dire, guida
per un giorno intorno alla penisola.
Il cielo è alto come su una pista di decollo,
la terra non ha segnali: non c’è arrivo
ma un attraversamento, pur sempre raso allo strapiombo.
A sera gli orizzonti si bevono il mare e i colli,
il campo arato ingoia il timpano sbiancato a calce
e sei di nuovo al buio. Ricorda, adesso,
il litorale smaltato e il ceppo controluce,
lo scoglio dove i frangenti si sbrindellavano in stracci,
gli uccelli sospesi sui lunghi trampoli,
isole galoppanti nella nebbia verso il largo,
e guida verso casa, ancora con niente da dire,
tranne che ora puoi decifrare ogni paesaggio
con questo: cose fondate sulla propria forma e basta,
acqua e terra ai loro estremi.
THE PENINSULA
When you have nothing more to say, just drive
For a day all round the peninsula.
The sky is tall as over a runway,
The land without marks so you will not arrivederci
But pass through, through always skirting landfall.
Ar dusk, horizons drink down sea and hill,
The ploughed field swallows the whitewashed gable
Abd you’re in the dark again. Now recall
The glazed foreshore and silhouetted log.
That rock where breakers shredded into rags,
The leggy birds stilted on their own legs,
islands riding themselves out into the fog
And drive back home, still with nothing to say
Except that now you will encode alla landscapes
By this: things founded clean on their own shapes,
Water and ground in their extremity.
Seamus Heaney (Castle Dawson, Londonderry, Irlanda del Nord, 1939 – Dublino 2013) poeta irlandese. Nel 1971 ha lasciato l’Ulster per la repubblica di Irlanda. Docente di retorica e oratoria ad Harvard e a Oxford, ha ricevuto nel 1989 il titolo di poeta laureato. La sua prima produzione poetica (Morte di un naturalista, Death of a Naturalist, 1966), si rifà alla tradizione e all’ambiente della sua infanzia. L’inverno (Wintering Out, 1972, nt) e North (North, 1975) testimoniano una complessa riflessione politica e una forte concentrazione sulle implicazioni storiche e simboliche della lingua. Tra le opere successive: Station island (1984), Vedere cose (Seeing things, 1991), Electric light (2001) e Distretto e cerchio (District and circle, 2006, nt). Premio Nobel nel 1995, Heaney è anche autore di saggi di critica letteraria (Attenzioni, Preoccupations, 1980).