di Eleonora Rimolo
La madre e il suo grembo, cioè la città natale del poeta, sono i due temi sui quali si incardina tutta l’intensa attività poetica di Roberto Carifi. Pistoia è diretta emanazione del legame affettivo materno, dal quale il poeta non riuscirà mai a prescindere: la madre è musa e dopo la sua scomparsa sarà incolmabile perdita di uno stato d’infanzia e di giovinezza custodito in eterno dalla memoria e dal sogno. “Gli anni sono gocce” e dunque il tempo scorre con la sua lentezza inesorabile quanto esasperante, trascinando con sé ricordi e momenti di un’infanzia dorata “finché un raggio ferisce tutto/anche gli attimi invincibili” del “primo amore”, che è insostituibile per il poeta. La parola è il mezzo attraverso il quale Carifi indaga l’inspiegabile distanza tra corpo e interiorità, tentando ostinatamente di ricongiungerli in un “abbraccio umido,/spietato”, senza riuscirci mai pienamente ma attraversando, in questo modo, ogni categoria dell’agire e del sentire umano: se anche la “neve tardiva” non si scioglie, “gli occhi si sciolgono al perdono” e tanto basta al poeta per rimanere aggrappato alla vita.
Nel ferro dei balocchi 1983-2000 (Crocetti, Milano, 2008)
Da L’obbedienza, 1983
Quante volte, tra le pagine
una mano lanciata come un sasso
negli anni che sono gocce,
centimetri del tuo sangue
e la parola adolescente che consumi
come un cuore inzuppato…
finché un raggio ferisce tutto
anche gli attimi invincibili
e un angelo si solleva,
con esattezza,
trafigge la tua domanda
proprio lì,
nelle vocali.
**
Da Amore e destino, 1993
Bambini cresciuti e piegati in due
dal primo amore, un solo passo
dove s’annienteranno toccando il gelo
e la febbre dell’aria
identici alla morte che prende la parola
e l’autunno ha fretta di nascere
in questo abbraccio umido,
spietato.
da Il Gelo e la luce (2003)
Magari cadessero in ginocchio
e si sfiorassero le mani,
senza contesa
uno si abbandonasse all’altro
e un volto deciso alla pietà
li radunasse dove non c’è radice,
dove conta soltanto il dono.
Magari fiorisse la frontiera spoglia
e per ogni bandiera ammainata
sventolassero scialli di madri sui pennoni
e la neve tardiva si sciogliesse
come gli occhi si sciolgono al perdono.
Roberto Carifi è nato nel 1948 a Pistoia, dove risiede. Tra le sue raccolte di poesia ricordiamo: Infanzia (Società di Poesia, Milano 1984); L’obbedienza (Crocetti, Milano 1986); Occidente (Crocetti, Milano 1990); Amore e destino (Crocetti, Milano 1993); Poesie (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1993); Casa nell’ombra (Almanacco Mondadori, Milano 1993); Il Figlio (Jaka Book, Milano 1985); Amore d’autunno (Guanda, Parma-Milano 1998); Europa (Jaka Book, Milano 1999); La domanda di Masao (Jaca Book, Milano, 2003); Frammenti per una madre (Le Lettere, Firenze, 2007); Nel ferro dei balocchi 1983-2000 (Crocetti, Milano, 2008). Tra i saggi: Il gesto di Callicle (Società di Poesia, Milano 1982); Il segreto e il dono (EGEA, Milano 1994); Le parole del pensiero (Le Lettere, Firenze 1995); Il male e la luce (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1997); L’essere e l’abbandono (Il Ramo d’Oro, Firenze 1997); Nomi del Novecento (Le Lettere, Firenze 2000); Nome di donna (Raffaelli, Rimini 2010); Tibet (Le Lettere, Firenze, 2011), Compassione (Le Lettere, Firenze, 2012). E’ inoltre autore di racconti e traduttore, tra l’altro, di Rilke, Trakl, Hesse, Bataille, Flaubert, Racine, Simone Weil, Prévert, Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre. Ha collaborato e collabora ai maggiori quotidiani italiani ed è redattore del mensile “Poesia”.