Un’autrice troppo dimenticata: Louise Colet
di Joëlle Gardes
Nessuno è profeta in patria e Louise Colet ne è l’esempio. Lei, relativamente conosciuta in Italia per il suo impegno politico durante il Risorgimento e per i suoi volumi L’Italie des Italiens, è oggi, nel suo stesso paese, ridotta al ruolo di musa di Flaubert, Musset o Vigny…
Il trattamento riservatole in vita è una testimonianza lampante degli ostacoli che una donna, bella, indipendente e autrice, poteva incontrare all’epoca. Più che la scrittrice è la donna che si attaccava, come se una donna non potesse essere dotata nella scrittura, come se ogni minimo successo fosse dovuto unicamente alla sua avvenenza.
Louise Colet è nata ad Aix-en-Provence, nel 1810. La famiglia originaria era borghese da parte di padre, e aristocratica ma di spirito rivoluzionario da parte di madre. Dopo la morte del padre, si trasferisce con la madre e con i fratelli e le sorelle a Servane, nei pressi di Saint Rémy de Provence. In disaccordo con la famiglia, molto conservatrice, dopo la morte della madre che la sosteneva, Louise non ha che un’idea in testa: sposarsi e trasferirsi a Parigi, ciò che fa sposando il musicista Hyppolite Colet, con il quale però non andrà mai d’accordo. I due finiscono per separarsi, ma è a casa di lei che lui morirà, di tubercolosi, nel 1851.
A Parigi, Louise si fa subito notare per la sua bellezza, così come per i poemi che pubblica. A dispetto della pensione che lo Stato le versa (che varierà secondo i governi), dovrà lottare tutta la vita per la sua sussistenza e quella della figlia Henriette, e per questo motivo lavorerà come giornalista. Frequentatrice assidua di salotti letterari, tra i quali quello di Juliette Récamier, che sarà per lei una grande amica, è lei stessa organizzatrice di un salotto molto ben frequentato. Diventa presto l’amante del filosofo, professore alla Sorbona e accademico Victor Cousin, forse il padre di sua figlia. Dopo che la loro relazione amorosa finisce, lui continua ad aiutarla, lasciandole anche un’eredità alla sua morte. Ma la grande storia di amore della sua vita è quella con Flaubert, che incontra nel 1847 e con il quale ha una relazione appassionata, discontinua, tempestosa, fino al 1855. Questa relazione è basata su un doppio malinteso: tra individui (lui abita nei pressi di Rouen e si accontenta di vederla solo qualche giorno ogni tanto, lei lo vorrebbe tutto per sé), e tra scrittori (lui coltiva l’impassibilità, lei è appassionata di lirismo e lui la giudica troppo “sentimentale”). Nella lunga corrispondenza epistolare in nostro possesso (mancano le lettere di lei), lui le rimprovera costantemente di non essere sufficientemente “uomo”, come amante e come scrittrice, mostrandosi un perfetto cafone.
Louise, che è una donna sensuale, e che non lo hai mai nascosto, ha altri amanti, come per esempio Musset, durante dei mesi intensi e tempestosi, o ancora Vigny, che diceva di lei che era la sola amante che non aveva dovuto educare. Dopo la separazione definitiva con Flaubert, Louise si dedica al suo lavoro e al suo impegno politico. È infatti un’ardente repubblicana, che sostiene in particolare la causa delle donne (il suo grande poema La Femme, in vari volumi, è dedicato a loro) e l’unità italiana, dopo che, da piccola, aveva letto Le mie Prigioni di Silvio Pellico. Durante diversi anni, intrattiene anche una corrispondenza epistolare con Mazzini. Parlava italiano, suo padre che aveva vissuto a Napoli gliel’aveva insegnato, ed è lei stessa autrice di traduzioni. A Partire dal 1860, soggiorna più volte in Italia, dove incontra Garibaldi, Manzoni, Vittorio Emanuele….
Fino alla sua morte, avvenuta a Parigi nel 1876, continua a fare dei lunghi soggiorni in Italia, dove ha molti amici. I suoi quattro volumi L’Italie des Italiens, scritti e pubblicati tra il 1861 e il 1864, sono un successo nel paese.
Louise non era un personaggio qualunque, lo testimoniano l’interesse mostrato dai suoi celebri amanti o dai suoi amici, come Vittorio Hugo o Leconte de Lisle, ed è triste che siano solo le sue relazioni amorose a essere ricordate. Louise era prima di tutto una scrittrice, in un’epoca in cui non era facile per una donna scrivere. Ecco come un giornalista parla delle poetesse : “Le donne sono nate per mettere al mondo ben altro che i versi” e ancora : “la loro poesia, prima di tutto, è di essere belle e di farsi amare”. E di Louise scrive che “è la poetessa che si è smarrita sui passi di Byron” e non ha mai sofferto. Lei invece diceva : “la vita scorre così ad amare, soffrire, meditare e a cercare di rendere in linguaggio mortale ciò che si è sentito”.
Ciò nonostante, Louise Colet ha riportato ben 4 volte, fenomeno unico negli annali, il premio di poesia dell’Accademia francese. La sua produzione letteraria, contrariamente a quanto se ne dica, è lungi dal mancare di interesse. Senza dubbio essa è troppo abbondante, ma è anche vero che Louise si guadagnava la vita scrivendo. Molti dei suoi romanzi sono di grande interesse. Possiamo citare Lui, per esempio, romanzo nel quale descrive la relazione di Musset con George Sand e con lei stessa, e quella con Flaubert. Sullo stesso tema, George Sand aveva già scritto un romanzo, Lei e Lui, convenzionale, pieno di buoni sentimenti e noiosissimo, contrariamente a Lui, che ottiene infatti un successo meritato. Riguardo alla sua produzione poetica, ce ne possiamo fare un’idea a partire dai tre poemi proposti. Certi hanno anche un accento baudelairiano e la sua “lassitudine” non ha nulla da invidiare allo spleen.
Il critico Albert Thibaudet, nel suo Gustave Flaubert, è uno dei pochi ad averle reso giustizia e a deplorare il trattamento che la “villania maschile” aveva fatto soffrire a colei che descrive come “una bella creatura d’amore”. “Creatura d’amore”, sì, ma anche e soprattutto scrittrice e poetessa che sarebbe ora di riscoprire e di strappare dalla grande ombra di Flaubert.
Une femme auteur trop oubliée, Louise Colet
Joëlle Gardes
Nul n’est prophète en son pays. Louise Colet en est bien l’illustration, elle qui, relativement connue en Italie pour son engagement dans le Risorgimento et pour ses volumes sur L’Italie des Italiens, est aujourd’hui, dans son propre pays, réduite au rôle de muse de Flaubert, Musset ou Vigny… Le traitement qui lui fut réservé de son vivant est un témoignage criant des obstacles qu’une femme, belle, indépendante, et auteur, pouvait rencontrer à l’époque. mais, plus qu’à l’écrivain, c’est à la femme que l’on s’en prenait, comme si une femme était incapable d’écrire et que ses moindres succès ne pouvaient être dus qu’à ses charmes.
Louise Colet est née à Aix-en-Provence, en 1810, dans une famille bourgeoise par son père, aristocrate mais d’esprit révolutionnaire par sa mère. Après la mort de son père, elle s’installe avec sa mère et ses frères et sœurs à Servane, près de Saint-Rémy de Provence. En butte à l’hostilité de la famille, très conservatrice, après la mort de sa mère qui la soutenait, elle n’a qu’une idée, se marier et s’installer à Paris, ce qu’elle fait en épousant le musicien Hippolyte Colet, avec lequel elle ne s’entendra d’ailleurs pas. Ils finiront par se séparer, mais c’est chez elle qu’il mourra, poitrinaire, en 1851.
À Paris, elle se fait très vite connaître, par sa beauté mais aussi par les poèmes qu’elle publie. En dépit de la pension que l’État lui attribue (et qui variera selon les gouvernements), elle aura toute sa vie à lutter pour sa subsistance et celle de sa fille Henriette, en particulier en se faisant journaliste. Elle fréquente plusieurs salons, dont celui de Juliette Récamier, qui sera pour elle une grande amie, et elle tient elle-même un salon très fréquenté. Très vite, elle devient la maîtresse du philosophe, professeur à la Sorbonne et académicien Victor Cousin, peut-être le père de sa fille. Quand leurs relations amoureuses cesseront, il continuera à la soutenir et lui laissera une rente à sa sa mort. Mais la grande affaire d’amour de sa vie est celle avec Flaubert, qu’elle rencontre en 1847 et avec qui elle a une liaison passionnée, discontinue, douloureuse, jusqu’en 1855. Elle est fondée sur un double malentendu, entre individus (il se contente, lui qui habite près de Rouen, de ne la voir que quelques jours de temps en temps, elle le voudrait tout à elle), et entre écrivains (il cultive l’impassibilité, elle est une adepte du lyrisme et il la juge trop « sentimentale »). Dans la longue correspondance que nous possédons (mais ses lettres à elle ont disparu), il lui reproche constamment de ne pas être assez « homme », en tant qu’amoureuse et en tant qu’écrivain et se montre un parfait goujat.
Louise, qui est une femme sensuelle, et ne s’en est jamais cachée, a d’autres amants, par exemple Musset, pendant quelques mois intenses et tourmentés, ou encore Vigny, qui disait d’elle que c’était la seule de ses maîtresses dont il n’avait pas eu à faire l’éducation. Après la séparation définitive d’avec Flaubert, elle se consacre à son travail et à son engagement politique. C’est en effet une ardente républicaine, qui soutient en particulier la cause des femmes (son grand poème de La Femme, en plusieurs volumes, leur est consacré) et l’unité italienne, depuis que, toute jeune, elle avait lu Mes Prisons de Silvio Pellico. Elle entretenait depuis plusieurs années une correspondance avec Mazzini. Elle parlait italien, son père qui avait vécu à Naples, le lui avait appris, et elle est même l’auteur de traductions. À partir de 1860, elle fait plusieurs séjours en Italie, rencontrant Garibaldi, Manzoni, Victor-Emmanuel… Jusqu’à sa mort, à Paris, en 1876, elle fera de très nombreux séjours en Italie, où elle a beaucoup d’amis. Ses quatre volumes de l’Italie des Italiens, écrits et publiés entre 1861 et 1864 sont un succès dans le pays.
Louise n’était pas un personnage quelconque, en témoigne l’intérêt que lui ont porté ses célèbres amants, ou ses amis, comme Victor Hugo ou Leconte de Lisle, et il est regrettable que ce soient ses liaisons qui demeurent dans la souvenir. C’était avant tout un écrivain, à une époque où il n’était pas facile pour une femme d’écrire. Voici comment un journaliste parle des femmes poètes : « les femmes sont nées pour mettre au monde autre chose que des vers » et encore : « leur poésie, avant tout, c’est d’être belles et de se faire aimer. » Et de Louise, il écrit qu’elle « est la femme poète qui s’est égarée sur les pas de Byron », et n’a jamais souffert. Elle disait au contraire : « La vie se passe ainsi à aimer, à souffrir, à méditer et à tenter de rendre en langage immortel ce qu’on a senti. »
Et pourtant, Louise Colet a remporté quatre fois, phénomène unique dans les annales, le prix de poésie de l’Académie, sur les thèmes mis au concours. Et sa production littéraire, quoi qu’on en ait dit, est loin de manquer d’intérêt. Sans doute est-elle trop abondante, mais Louise écrivait par nécessité parce qu’elle vivait de sa plume. Certains de ses romans sont pourtant loin d’être sans intérêt. On peut citer Lui, le roman où elle décrit la relation de Musset avec George Sand et la sienne propre avec le poète et Flaubert. Sur le même thème, George Sand avait déjà écrit un roman, Elle et lui, convenu, rempli de bons sentiments, ennuyeux au possible, ce qui n’est pas du tout le cas de Lui, qui remporta d’ailleurs un succès mérité. Quant à sa poésie, on pourra s’en faire une idée à partir des trois poèmes proposés. Certains ont même un accent baudelairien et sa « Lassitude » n’a rien à envier au spleen.
Le critique Albert Thibaudet, dans son Gustave Flaubert, est un des rares à lui avoir rendu justice et à déplorer le traitement que la « muflerie masculine » avait fait subir à celle qu’il décrivait comme « une belle créature d’amour ». « Créature d’amour », oui, mais aussi véritable écrivain et poète qu’il serait temps de redécouvrir et d’arracher à la grande ombre de Flaubert.
« Il soffio della sventura », Penserosa
La sventura ha gettato l’arido soffio,
Prosciugata è la fonte dei dolci sentimenti,
Incompresa l’anima mia appassita
perdendo la speranza perde il pensiero toccante.
Gli occhi non hanno più lacrime, né canto la voce,
Il cuore disincantato non ha più sogni;
Per tutto ciò che amavo con passione,
Non resta più amore, né inclinazione.
Un arido dolore rode e brucia la mia anima,
Non c’è niente che voglio, e niente ch’io domando,
Il mio futuro è morto, e ho nel cuore il vuoto.
All’occhio che mi vede, offro un corpo senza idee;
Senza divinità resta qualche antico tempio,
Dopo la festa la coppa è senza vino.
« Le souffle du malheur », Penserosa
Le malheur m’a jeté son souffle desséchant :
De mes doux sentiments la source s’est tarie,
Et mon âme incomprise, avant l’heure flétrie,
En perdant tout espoir perd tout penser touchant.
Mes yeux n’ont plus de pleurs, ma voix n’a plus de chant ;
Mon coeur désenchanté n’a plus de rêverie ;
Pour tout ce que j’aimais avec idolâtrie,
Il ne me reste plus d’amour ni de penchant.
Une aride douleur ronge et brûle mon âme,
Il n’est rien que j’envie et rien que je réclame,
Mon avenir est mort, le vide est dans mon coeur.
J’offre un corps sans pensée à l’oeil qui me contemple ;
Tel sans divinité reste quelque vieux temple,
Telle après le banquet la coupe est sans liqueur.
« Stanchezza », Fiori del Sud
Sono lunghi giorni d’indicibile disagio
Dove si vorrebbe dormire il pesante sonno dei morti ;
Sono ore di angoscia, in cui l’esistenza pesa
Sull’ anima e sul corpo :
Allora si cerca invano un pensiero dolce,
Un’immagine sorridente, un ricordo fecondo ;
Per un istante lotta l’anima, poi cade e crolla
Sotto una noia profonda.
Allora, tutto ciò che incanta e ci piace
Ai nostri occhi aperti ha solo uno splendore falso
E la felicità sognata, se viene, non può nemmeno
Vincere il nostro torpore.
« Lassitude », Fleurs du Midi
Il est de ces longs jours d’indicible malaise
Où l’on voudrait dormir du lourd sommeil des morts ;
De ces heures d’angoisse, où l’existence pèse
Sur l’âme et sur le corps :
Alors, on cherche en vain une douce pensée,
Une image riante, un souvenir fécond ;
l’âme lutte un instant, puis retombe affaissée
Sous son ennui profond.
Alors, tout ce qui charme et tout ce que l’on aime
Pour nos yeux dessillés n’a qu’un éclat trompeur ;
Et le bonheur rêvé, s’il vient, ne peut pas même
Vaincre notre torpeur.
« I fiori di mandorlo », Fleurs du Midi
Esistono nel Sud dei fiori d’un rosa pallido
con i quali il sole d’inverno corona il mandorlo.
Sembrano fiocchi di neve verginale
Arrossati dai raggi d’un sole di primavera.
Ma per appassire i fiori che formano questo bel velo,
Se la rugiada è fredda, basta una notte sola ;
Or dalla sua fronte l’albero vede ogni stella cadere
E quando arriva la primavera non ha nemmeno un frutto.
Così moriranno i canti dalla mia lira abbandonati
Al mondo indifferente che li dimenticherà ;
Felice, se a volte una triste anima respira
Il profumo passeggero dei fiori del mandorlo.
« Les fleurs d’amandier », Fleurs du Midi
Il est dans le Midi des fleurs d’un rose pâle
Dont le soleil l’hiver couronne l’amandier ;
On dirait des flocons de neige virginale
Rougis par les rayons d’un soleil printanier.
Mais pour flétrir les fleurs qui forment ce beau voile,
Si la rosée est froide, il suffit d’une nuit ;
L’arbre alors de son front voit tomber chaque étoile,
Et quand vient le printemps il n’a pas un seul fruit.
Ainsi mourront les chants qu’abandonne ma lyre
Au monde indifférent qui va les oublier ;
Heureuse, si parfois une âme triste aspire
Le parfum passager de ces fleurs d’amandier.
Trad. di Joëlle Gardes e Luigia Sorrentino
Sur Louise Colet, on peut lire Joëlle Gardes, Louise Colet. Du sang, de la bile, de l’encre et du malheur, L’Amandier, 2015.
Dalla quarta di copertina
« Bas-bleu », avventuriera, megera, musa nella migliore delle ipotesi : ecco ciò che la storia ricorda di Louise Colet, dimenticando la fedele amica di Madame Récamier, Beranger, Leconte de Lisle, Victor Hugo … dimenticando in particolare la scrittrice, l’unica donna ad aver vinto quattro volte il premio di poesia dell’Accademia Francese, che mise la sua penna al servizio degli oppressi. Forse è piu nota in Italia per il suo coinvolgimento nel Risorgimento, non per le sue tumultuose storie d’amore con Gustave (Flaubert), i due Alfred (Musset e Vigny),Victor (Cousin) e altri, molti altri … Se i suoi amanti famosi sono stati cattivati dalla sua scultorea bellezza bionda, erano anche sensibili alla sua intelligenza e alle sue qualità letterarie. Non era di certo una di quelle che preferiscono tacere. « Sangue, bile e sfortuna », ha scritto un giornalista su uno dei suoi romanzi : basta aggiungere « inchiostro » per riassumere la vita di questa donna del Sud appassionata, esaltata e irascibile, « una bella creatura d’amore », come ha scritto Albert Thibaudet, che nel suo libro su Gustave Flaubert ha preso la sua parte contro il più amato e il più crudele dei suoi amanti e gli ha reso la giustizia che merita. La sua storia è raccontata in questo libro. Joëlle Gardes ha scelto un tuffo nell’intimità del suo personaggio, riferendosi agli eventi della sua vita come lei li ha dovuto sentire e correggendo questo sguardo empatico con vignette, in cui un narratore anonimo descrive scene in modo distaccato e ironico. Così si può scoprire angoli multipli di questa ricca personalità, originale e sconosciuta.
Opere principali di Louise Colet:
Fleurs du Midi, Dumont, 1836.
Penserosa, poésies nouvelles, H.-L. Delloye, 1840.
Œuvres de Mme Louise Colet, née Révoil, I Partie. Poésies, Lacrampe, 1842, 2 vol.
Poésie Complètes, Gosselin, 1844.
Le Chant des vaincus, poésies nouvelles, A. René, 1846.
Ce qui est dans le cœur des femmes, Librairie nouvelle, 1852.
Le Poème de la Femme, 1er récit, La Paysanne, Perrotin, 1853.
Le Poème de la Femme, 2ème récit, La Servante, Perrotin, 1854.
Ce qu’on rêve en aimant, Librairie nouvelle, 1854.
Quatre poèmes couronnés par l’Académie française. Le Musée de Versailles ; Le Monument de Molière ; La Colonie de Mettray ; L’Acropole d’Athènes, Librairie nouvelle, 1853.
Le Poème de la Femme, 3ème récit, La Religieuse, Perrotin, 1856.
Prosa narrativa:
Les cœurs brisés, Berquet et Pétion, 1843, 2 vol.
Deux mois d’émotions, W. Coquebert, 1843.
Lui, Librairie nouvelle, 1860.
L’Italie des Italiens, 4 vol., E. Dentu, 1862-1864.
La Vérité sur l’anarchie des esprits en France, Milan, F. Legros, 1873.
Les Pays lumineux. Voyage en Orient, E. Dentu, 1879.
Teatro:
La Jeunesse de Gœthe, comédie un acte, Vve Dondey, 1839.
Charlotte Corday e Madame Roland, Berquet et Pétion, 1842.
L’Institutrice, in Madame Hoffman-Tanska, comédie en trois actes, G. Barba, s.d.
Traduzioni:
William Shakespeare, Jules César e La Tempête, 1839.
Tommaso Campanella, Œuvres choisies, Lavigne, 1844.
Francesco Soave, Nouvelles morales, 1845.
4ème de couverture
Bas-bleu, aventurière, virago, muse dans le meilleur des cas, voilà ce que l’histoire a retenu de Louise Colet, oubliant l’amie fidèle de Madame Récamier, de Béranger, de Leconte de Lisle, de Victor Hugo…, oubliant surtout l’écrivain, seule femme à avoir obtenu quatre fois le prix de poésie de l’Académie, qui sut mettre sa plume au service des opprimés. C’est en Italie qu’elle est le plus connue, pour son engagement dans le Risorgimento, autrement que pour que ses amours souvent tumultueuses avec Gustave (Flaubert bien sûr), les deux Alfred (Musset et Vigny), et les autres, de nombreux autres… Si ses célèbres amants s’enivraient de sa beauté de blonde sculpturale, ils étaient aussi sensibles à son intelligence et à ses qualités littéraires. Ce n’était certes pas une de ces belles qui savent se taire. « Du sang, de la bile et du malheur », écrivait un critique à propos d’un de ses romans, il suffit d’ajouter « de l’encre » pour résumer la vie de cette femme passionnée, de cette méridionale exaltée jusqu’à l’emportement, « une belle créature d’amour », comme la qualifiait Thibaudet, qui, dans Gustave Flaubert, prenait son parti contre le plus aimé et le plus cruel de ses amants et lui rendait la justice qu’elle mérite. Son histoire nous est ici contée. Joëlle Gardes a privilégié ici une plongée dans l’intimité de son personnage en évoquant les événements de sa vie comme elle a dû ou pu les ressentir, corrigeant ce regard empathique d’arrêts sur images, de vignettes, où un narrateur anonyme décrit des scènes qui permettent de jeter sur elle un regard plus distancé, et même ironique, découvrant ainsi sous des angles multiples cette personnalité riche, originale et méconnue.
Œuvres principales de Louise Colet
Fleurs du Midi, Dumont, 1836.
Penserosa, poésies nouvelles, H.-L. Delloye, 1840.
Œuvres de Mme Louise Colet, née Révoil, I Partie. Poésies, Lacrampe, 1842, 2 vol.
Poésie Complètes, Gosselin, 1844.
Le Chant des vaincus, poésies nouvelles, A. René, 1846.
Ce qui est dans le cœur des femmes, Librairie nouvelle, 1852.
Le Poème de la Femme, 1er récit, La Paysanne, Perrotin, 1853.
Le Poème de la Femme, 2ème récit, La Servante, Perrotin, 1854.
Ce qu’on rêve en aimant, Librairie nouvelle, 1854.
Quatre poèmes couronnés par l’Académie française. Le Musée de Versailles ; Le Monument de Molière ; La Colonie de Mettray ; L’Acropole d’Athènes, Librairie nouvelle, 1853.
Le Poème de la Femme, 3ème récit, La Religieuse, Perrotin, 1856.
Prose narrative :
Les cœurs brisés, Berquet et Pétion, 1843, 2 vol.
Deux mois d’émotions, W. Coquebert, 1843.
Lui, Librairie nouvelle, 1860.
L’Italie des Italiens, 4 vol., E. Dentu, 1862-1864.
La Vérité sur l’anarchie des esprits en France, Milan, F. Legros, 1873.
Les Pays lumineux. Voyage en Orient, E. Dentu, 1879.
Théâtre :
La Jeunesse de Gœthe, comédie un acte, Vve Dondey, 1839.
Charlotte Corday et Madame Roland, Berquet et Pétion, 1842.
L’Institutrice, dans Madame Hoffman-Tanska, comédie en trois actes, G. Barba, s.d.
Traductions :
William Shakespeare, Jules César et La Tempête, 1839.
Tommaso Campanella, Œuvres choisies, Lavigne, 1844.
Francesco Soave, Nouvelles morales, 1845.
Louise Colet (il cognome di nascita era Révoil) nacque à Aix-en-Provence nel 1810. Dopo il matrimonio con il musicista Hippolyte Colet, andò a vivere a Parigi. Il matrimonio sarà però deludente e i coniugi si separeranno nel 1848 (Hippolyte, tubercolotico, tornerà da lei per morire). Louise ebbe molte avventure, tra cui quelle con il filosofo Victor Cousin, forse il padre della figlia Henriette, con i poeti Alfred de Musset e Alfred de Vigny, e soprattutto con Gustave Flaubert. La relazione con quest’ultimo, durata molti anni, sebbene in modo discontinuo, fu fonte di molte sofferenze. Flaubert le scrisse lettere molto interessanti sul piano letterario, e in particolare sulla genesi di Madame Bovary, ma di un’estrema villania sul piano umano. Flaubert rimproverava a Louise di essere una donna, e quindi troppo sentimentale, lo stesso rimprovero che faceva alla sua poesia. Louise, infatti, non si accontentava di essere bella, di tenere un salotto frequentato dagli scrittori più in vista di Parigi, ma era lei stessa autrice di versi e di romanzi. Ottenne del resto quattro volte il premio di poesia dell’Académie Française. Per tutta la vita, ebbe tuttavia difficoltà finanziarie e dovette scrivere per numerosi giornali. Fu proprio come giornalista che partecipò in 1869 alla delegazione incaricata di coprire l’inaugurazione del canale di Suez. Impegnata al servizio di tutti gli oppressi, e delle donne in particolare, Louise seguì con passione negli anni Sessanta dell’Ottocento il Risorgimento italiano. Per questo fece lunghissimi soggiorni in Italia, frequentando uomini politici del livello di Cavour e Garibaldi. La fine della sua vita fu segnata dalla malattia e dalla miseria. Solo pochi amici fedeli, come Victor Hugo, le offrirono un sostegno. Morì nel 1876. Benché avesse espresso il desiderio, essendo profondamente atea, di essere sepolta con rito civile, la figlia organizzò dei funerali religiosi.
Joëlle Gardes è una ex studentessa della Scuola Normale Superiore. Docente associato di grammatica e Dottore di Ricerca in linguistica. Ha insegnato grammatica e poesia presso l’Università di Provenza di Aix-en-Provence, prima di essere docente presso Paris IV-Sorbona. Attualmente è professore emerito di questa università. Dal 1990 al 2010, ha diretto la Fondazione Saint-John Perse e per Gallimard ha pubblicato la corrispondenza del poeta con Jean Paulhan e Roger Caillois. E ‘membro del comitato di redazione della rivista di poesia e poetica Place de la Sorbonne. Partecipa al gruppo di traduzione Circé dell ‘Università di Parigi 3, e alla traduzione dei Canti di Leopardi.
Con il nome Joëlle Gardes Tamine, ha pubblicato numerosi articoli e oltre venti libri sul linguaggio, in particolare il linguaggio della poesia. È l’autrice di romanzi (La mort dans nos poumons; Le Charognard; Olympe de Gouges, une vie comme un roman; Louise Colet, du sang, de la bile de l’encre et du malheur…) e di raccolte di poesia (Dans le silence des mots; L’eau tremblante des saisons; Histoires de femmes…)
A dicembre 2017 con le Edizioni Kimé uscirà un nuovo libro a cura di Joëlle Gardes su Louise Colet.