di Giovanni Ibello
La poesia di Alessandro Ceni sembra quasi un rituale di recessione, una metamorfosi di elementi che si deformano, di insetti dormienti, di erbe gelate nello stomaco del bue.
Attraverso un processo di accensioni visionarie, le riflessioni metafisiche dell’autore ci conducono a una spudorata evidenza del nulla.
La scansione dei versi è regolata da leggi “autonome”; pertanto l’eleganza della parola si alterna a un impeto, a una risolutezza espressiva che spiazza anche il lettore più attento.
Al di là degli inevitabili richiami a Walt Whitman e Dylan Thomas, Alessandro Ceni resta un poeta fedele a sé stesso, un autentico numero primo.
L’impressione è che per l’autore la “natura delle cose” si risolva in un’esperienza sinestetica e drammatica, dove l’assenza è generata dal tumulto del tragico e l’io regredisce spontaneamente nel selvatico, in un bianco primitivo, senza storia, senza dominio e per questo “prossimo al divino”.
Da La natura delle cose, Milano, Jaca Book 1991
Ecco il buio spezzacuori
e i trampolieri dei suoi sentimenti
dove un no ancora pende
con una gamba levata
sopra l’amante in silenzio
che ode rompersi
i biscotti ed assentarsi l’istante:
sbriciolato sulla superficie
El così camminava le acque.
Da qualche parte in noi
ho sentito ridere,
gli alberi ambulare sulle punte
con le cime apparecchiate d’uccelli
spalancati nel buio,
dai bisbigli
la notte notte
e frusci e susurri e sospiri,
gli scheletri orribilmente incrinare
per le fattezze di un tempo e
sperare sotto il padre mare:
nell’ora dei sogni veritieri
El premendo e penetrando
s’avvolgeva la testa.
Ecco la bocca piena del loro amore splendente
spunta sulla boscaglia tremolante del mondo,
finito il moto
per un secondo ancora
sbatte e colpisce la luna,
i satelliti s’inceppano
in una vecchia promessa
e insieme voltano ammainati i venti:
il tuo abbraccio la spezza
il tuo cuore è inadatto
la tua lingua incomprensibile,
El per non farla diventare
la sorprendeva.
Da qualche parte in noi
libero è uno spazio da alberi,
dove le cicogne precipitano stecchite
picchiando le carlinghe dei razzi
per far loro perder la testa,
le rotte piangendo s’invertono
passano il deposito
gli hangar in cui rulla e s’appronta Saturno
e non possono prender la Terra,
anzi, senz’erba neppure: sfiorate
le leve segrete
le albe uscivano
ronzando come dischi,
come da una ferita mal riparata
il sonno degli esseri esce in vapore,
ma era la Terra
che le partoriva
ed El col buco nero le divorava,
il finto pescatore assopito e andato di sotto
spezzando la lastra del mare.
Ecco se il gran Sole e se l’Immenso
non fossero
ma fosse soltanto
lo scampanìo delle mani
quando ci si saluta
e il missile puntato, la navicella degli atomi,
i motori che più non ci abbandonano
e vertici linee che incessanti proclamano
d’ossidiana e lapilli la fattura del cielo,
l’altro mare a specchio
d’anemoni e formine, e in
questo nostro scrutiamo
di quello la pomice lunata,
la semplice fosforescenza degli astronauti:
il lento verde e
fluitare dei canali,
limo che mai vide e capì
minacciato dai tonfi
e di tuffi dalle massicciate,
o suono delle parole che non si dissero,
i non visti abitatori
in ascolto del vento che mai spira,
picchettati per i capelli
come Lilliput
dalle alghe e dai molluschi,
desti ai bengala dell’Asino e del Bue
e al mugghio del Bambino contro le stanghe:
da qualche parte in noi,
i marziani immobili osservano
sostare il nuoto innamorato degli sgombri
e un lugubre sole accomiatarsi,
cerimonioso, temperando un legnetto,
coi volti pensosi trascolorano
ai nomi delle fidanzate terrestri,
lontane lontane e
rifiorite per loro nei loro cuori verdi:
El soffiò in un’onda di vetro
una sfera
perché anche quel poco soltanto non fosse.
Alessandro Ceni (Firenze, 1957).
In poesia ha pubblicato:
I fiumi d’acqua viva, Milano, Guanda, 1980
• Il viaggio inaudito, con una nota di Milo De Angelis, Riva del Garda, Tosadori, 1981
• I fiumi, Milano, Marcos y Marcos, 1985, 19902 ISBN 8871680359
• La natura delle cose, Milano, Jaca Book, 1991 ISBN 8816520035
• Nel regno, introduzione di Roberto Carifi, Forlì, Nuova Compagnia, 1993
ISBN 8886213018
• Il pieno e il vuoto (antologia), prefazione di Piero Bigongiari, postfazione di Roberto Cafiri, Milano, Marcos y Marcos, 1996 ISBN 8871681673
• Ossa incise e dipinte (9 poesie e 14 tele), Porto Sant’Elpidio, L’Albatro, 1999
• Tra il vento e l’acqua, introduzione di Andrea Ulivi, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2001 ISBN 888747821X
• Mattoni per l’altare del fuoco, Milano, Jaca Book, 2002 ISBN 8816520213
• Nella valle dello Scesta, Milano, Il ragazzo innocuo, 2009
• Parlare chiuso. Tutte le poesie, Puntoacapo, 2012 ISBN 9788866791171