Van Gogh, tra il grano e il cielo

di Silvana Lazzarino

La bellezza di una natura nei suoi diversi aspetti, la sofferenza del vivere si intrecciano nel pensiero di uno tra i più grandi protagonisti dello scenario artistico tra fine Ottocento e primi del Novecento: Van Gogh. Lo scrittore francese d’avanguardia Octave Mirbeau nel percepire la tensione, l’angoscia ed il malessere esistenziale che Van Gogh proiettava nella sua opera. diceva di lui: “Non si era immedesimato nella natura, aveva immedesimato in se stesso la natura, l’aveva obbligata a piegarsi, a modellarsi secondo le forme del proprio pensiero,a seguirlo nelle sue impennate, addirittura a subire le sue deformazioni”.

Per entrare con gli occhi e la mente nelle atmosfere legate agli spazi naturali e ai luoghi frequentati da questo artista straordinario, il cui rapporto con la realtà era sempre più sfuggente ed inconciliabile, basta farsi guidare dal percorso della mostra a lui dedicata che si è aperta  a Vicenza il 7 ottobre 2017 negli spazi della Basilica Palladiana, e sarà visitabile  fino all’8 aprile 2018.

La gande esposizione VAN GOGH TRA IL GRANO E IL CIELO, curata da Marco Goldin, promossa dal Comune di Vicenza e da Linea d’ombra, prevede un elevato numero di opere dell’artista tra dipinti e disegni e una nuova edizione critica delle Lettere al fratello Théo che rappresentano il filo conduttore della mostra attraverso cui cogliere non solo il mistero struggente della bellezza di un’opera, ma anche l’angoscia e il desiderio di andare oltre se stesso di un’artista che si è sentito tradito dalla vita.

Prima commerciante d’arte, poi predicatore come missionario fra i minatori del Burinage, a trent’anni finalmente trova la sua strada nella pittura, che diventa strumento per dar voce alle sue inquietudini. I difficili rapporti famigliari, gl impossibili legami con donne dalle quali non è mai stato capito fino in fondo, il suo eterno conflitto interiore, lo hanno portato ad interrogarsi sul significato dell’esistenza e del proprio essere nel mondo. Sono questi interrogativi e le sue emozioni ad affiorare nelle tele che guidano il visitatore attraverso i Paesi Bassi, Arles, Saint Rémy e Auvers-sur-Oise, dove l’artista ha dato vita a molti dei suoi capolavori.

I 43 dipinti e 86 disegni presenti in mostra, provenienti per la maggior parte dal Kröller-Müller Museum in Olanda, seguono la vicenda biografica dell’artista, soffermandosi sul suo spirito libero e tormentato, con particolare attenzione agli anni olandesi, che vanno dall’autunno del 1880 ancora a sud ovest di Mons nel distretto minerario del Borinage, all’autunno del 1885 a Nuenen. Sono gli anni in cui Van Gogh affronta il periodo più difficile e sofferto della sua vita avvolto dai tormenti. Ma. accanto a angosce e malinconie vi sono anche mesi meravigliosi trascorsi nell’autunno del 1883 nella regione del Drenthe, la più amata dai paesaggisti olandesi nella quale egli realizza alcuni fogli di raffinata eleganza. Segue poi il periodo trascorso ad Anversa per frequentare l’Accademia di Belle Arti tra il1885 e l’1886 e spostarsi in Francia a Parigi dove ha occasione di visitare insieme al fratello Theo lo studio di Seurat. Intenso il periodo trascorso nel Sud tra 1889 e 1890 a Arles, Saint-Rémy e Auvers-sur-Oise dove si spegne nel 1890. Accanto a questo suggestivo percorso dell’uomo e dell’artista è il filmato che ripercorre la sua storia proiettato a ciclo continuo, mentre il plastico di grandi dimensioni (circa 20 metri quadrati) restituisce la ricostruzione della casa di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, dove Van Gogh scelse di ricoverarsi dal maggio 1889 al maggio 1890. Un percorso avvolgente che attraverso il tessuto narrativo della sua opera riflette il suo spirito libero e inquieto in conflitto con una società dalla quale si è sentito escluso.

Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud, WRM, Gemäldesammlung, WRM 1197, Vincent van Gogh, Die Zugbrücke, 1888, Öl auf Leinwand, 49,5 x 64,5 cm

Pittore per necessità non per vocazione, Van Gogh porta avanti una tecnica tutta personale in grado di dare forma e corpo al proprio orizzonte immaginario dove la realtà è trasfigurata in funzione delle proprie percezioni interiori. Dal 1880 al 1890 anno della sua morte prematura per suicidio con un colpo di rivoltella, Van Gogh lavora intensamente realizzando un elevatissimo numero di opere (più di 850) mostrando una personalità ed uno stile libero di esprimersi secondo i ritmi dei diversi stati d’animo. Così dalla visone trasfigurata della realtà emerge un complesso mondo interiore espressione dell’angoscia esistenziale. Un modo soggettivo di percepire la realtà di cui esprime non tanto fatti e situazioni, quanto il significato umano e le emozioni. Dal periodo olandese in cui sulla scia di Dammier e Millet si sofferma sul problema sociale guardando alla fatica e al duro lavoro dei contadini descritti attraverso toni cupi e contrasti di luci e ombre, passa all’interludio parigino a contatto con alcuni fra gli artisti d’avanguardia tra cui Tolouse Lautrec, ed è in questo periodo che scopre la bellezza dei colori con cui cattura nuovi ambienti Ad Arles ha inizio il periodo più drammatico e più produttivo per l’artista che stende ulteriormente il colore in ampie campiture accentuando i contorni delle linee. Ecco la poesia di Le jardin de la Maison de Santé (1889) e di Pini al tramonto del 1889, ecco il fascino de Il Vecchio Mulino (1888) e del Ponte di Langlois (1888) per giungere alla malinconia di Paesaggio sotto la pioggia ad Auvres (1890) e al dramma della vita che affiora con tutto il suo tormento in Campo di grano con volo di corvi (1890) opera che chiude la tormentata esistenza di un artista senza eguali.

Accanto alle opere di Van Gogh, sono “il Seminatore” di Jean-François Millet e alcuni dipinti dei pittori della Scuola dell’Aia che il giovane Vincent guardava con ammirazione da Jozef Israëls ai fratelli Maris.

Ad accompagnare la mostra, come citato all’inizio, sono le cento lettere scritte all’amato fratello Théo appositamente tradotte, che riguardano non solo le opere esposte, ma si riferiscono ad alcuni momenti fondamentali per la storia di Van Gogh sia del decennio 1880-1890, sia quelle scritte in precedenza dal 1872 all’estate dell’1880 quando da Cuesmes in Belgio egli annuncia a Théo, di voler diventare un artista.

L’arte secondo Van Gogh deve mirare alla verità, deve divenire voce della forze profonde del pensiero, non una superficiale rappresentazione della sensazione o emozione, ma un articolato interagire di stati d’animo per una ricerca etica della stessa realtà. 

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Van Gogh
Tra il Grano e il Cielo

Basilica Palladiana Vicenza
Piazza dei Signori 36100 Vicenza
Orario: da lunedì a giovedì: 9 – 18, da venerdì a domenica: 9 – 20
dal 7 ottobre 2017 all’8 aprile 2018

 

 

1 pensiero su “Van Gogh, tra il grano e il cielo

  1. Condivido a pieno il giudizio di Octave Mirbeau, difatti tutto quanto Van Gogh dipinge, dal paesaggio alle figure, ai fiori, ecc., viene rappresentato attraverso un linguaggio scabro, distorto, stravolto, che esprime una dolorosa tensione interna non al soggetto ritratto, bensì al pittore stesso.

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