“Questo libro non è una antologia. Non è nemmeno un vero e proprio libro di poesie. La poesia, del resto, non è mai stata una faccenda di libri. L’hanno fatta passare per una cosa di libri solo di recente, e hanno sbagliato. Lei infatti non ci sta. Con grave scorno di editori, professori e letterati.”
L’unica risposta a che cosa serva la poesia è il vertiginoso suono della parola “niente”. La poesia, arte della parola, è poco più che aria, un richiamo che non ha bisogno di essere capito, bensì di essere compreso nell’alternanza di alti e bassi e scoperte della vita. Come l’allodola che invisibile nel passaggio dalla notte al giorno offre il suo canto, la voce dell’anima e della sapienza nascosta per i poeti antichi. Un’allodola, sì, ma di fuoco, perché la poesia è il carburante che muove il motore del mondo.
Davide Rondoni esplora la letteratura in versi di ogni luogo e di ogni tempo in un libro dedicato a chi pensa di non essere in grado di leggere la poesia, ai più giovani, a chi sta cercando qualcosa, a chi vuole correre il rischio di accendere la propria vita.
Tra le cinquanta poesie che accendono la vita scelte da Davide Rondoni, quelle di Dante, Leopardi, Ungaretti, Dino Campana, Mario Luzi, W.H.Auden, Zbigniew Herbert, Jorge Luis Borges, Rilke, Baudelaire, Jacopone da Todi, Antonio Santori, Pascoli, D’Annunzio e Dylan Thomas.
E morte non avrà dominio
E morte non avrà dominio.
I morti nudi saranno uno
Con l’uomo nel vento e la luna occidentale;
Quando le loro ossa saranno sacrificate e dissolte,
Avranno stelle ai gomiti e ai piedi;
Per quanto impazziti saranno savi,
Per quanto affondino nel mare torneranno a risorgere,
Per quanto gli amanti si perdano amore resterà;
E morte non avrà dominio.
E morte non avrà dominio.
Sotto i gorghi del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Torcendosi ai tormenti al cedere dei tendini,
Legati a una ruota, pur non si romperanno;
Si spaccherà la fede in quelle mani
E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Strappati da ogni lato non si spaccheranno
E morte non avrà dominio.
E morte non avrà dominio.
Mai più possano i gabbiani gridargli agli orecchi
Né onde frangersi furiose sulle rive;
Dove fiore sbocciò possa fiore mai più
Sollevare il capo agli scrosci della pioggia;
Per quanto impazzite e morte come chiodi,
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno nel sole fin a che il sole cadrà,
E morte non avrà dominio.
DYLAN THOMAS
Davide Rondoni (Forlì 1964), poeta e scrittore, ha pubblicato diversi volumi di poesia, tra cui Il bar del tempo (1999), Avrebbe amato chiunque (2003), Apocalisse amore (2008), Rimbambimenti (2010), Si tira avanti solo con lo schianto (2013), La natura del bastardo (2016), con i quali ha vinto alcuni tra i maggiori premi di poesia. È tradotto in vari paesi del mondo. Collabora con diversi programmi di poesia e cultura in radio e tv ed è editorialista per alcuni quotidiani. Ha fondato il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna e la rivista “clanDestino”. È autore di teatro e di traduzioni (Baudelaire, Rimbaud, Péguy e altri). Tra le sue pubblicazioni più recenti, Se tu fossi qui (Premio Andersen ragazzi over 15, 2015), Il bacio di Siviglia (2016) e il saggio Contro la letteratura (2016).