Bianca Sorrentino, “Sempre verso Itaca”

Bianca Sorrentino

Giovedì 7 dicembre alle ore 21 a Roma, presso la Libreria Caffè letterario Mangiaparole (Via Manlio Capitolino, 7/9), presentazione del nuovo libro di Bianca Sorrentino, “Sempre verso Itaca. Itinerari tra mito e riletture contemporanee” (Stilo Editrice).

Dialoga con l’autrice Simone Di Biasio, giornalista e poeta.

IL LIBRO. Questo vivace dialogo tra pagine del mito classico e riletture contemporanee indaga il rapporto tra il tormento lacerante e la conoscenza, esplorandolo attraverso le sue molteplici accezioni: il viaggio, con Ulisse come archetipo di colui che «a lungo errò» e «molti dolori patì»; la memoria, con Enea che a caro prezzo paga la promessa di rifondare la casa perduta; la verità, con Edipo, che solo quando si acceca riesce a vedere; la poesia, con Orfeo, che discende nel nulla e canta la vita; il lutto, con Elettra come testimone della ferocia e incubatrice d’odio; la ricerca di senso, con Filottete che attraverso l’esperienza dell’alienazione comprende il significato delle sue ferite, e la ricerca di una via, con Dedalo che nella prigionia impara a desiderare la libertà. Al lettore resta un’immaginifica suggestione di leggerezza, che soffia via la polvere dagli occhi e con un tocco di gentilezza chiarisce lo sguardo.

Il volume è vincitore del bando Sillumina 2016 promosso dalla SIAE in collaborazione con il MIBACT.

Dalla Prefazione di Francesco Paolo Del Re:
Un libro merita di essere letto e riletto quando riesce a parlare di noi, di quello che siamo, di desideri e tormenti, di furori e stupori che ci appartengono, tuttavia portandoci fuori di noi, lungo rotte d’incanto. E il viaggio che Bianca Sorrentino compie con la bussola puntata Sempre verso Itaca è prodigioso, appassionato, colto, frastagliato, sorprendente. È un viaggio limpido di conoscenza, che attraversa con entusiasmo e acume l’intero giacimento della cultura occidentale, risalendo alle radici classiche per poi tornare al nostro Novecento, alle riletture contemporanee di narrazioni e personaggi che affondano le radici nell’antico, con riverberi e lampi capaci di illuminare la più stringente attualità, il nostro presente senza più dèi né eroi ma non per questo meno assetato di racconti in cui specchiarsi. La formula magica dell’incantesimo di Bianca Sorrentino è il mito: questo dispositivo narrativo senza tempo che ci contiene, che ci fonda e ci appartiene.


Un estratto dal primo capitolo del libro, dedicato al Viaggio:
Esistono partenze a lungo vagheggiate, altre imposte da un Fato inappellabile; così pure ritorni rimandati per scelta, altri sospirati e forse mai davvero compiuti. Strade e corsi d’acqua costituiscono il percorso – spesso accidentato – che si deve attraversare con animo pronto ad accogliere gioie incoraggianti e a lenire inevitabili ferite. […] Andar via significa darsi un nome: in ogni caso chi parte lascia la propria pelle, sguscia fuori dalla forma antica per divenire altro; spesso è proprio il confronto con l’alterità a rendere possibile un nuovo battesimo, persino nel tentativo estremo di restare fedeli a se stessi. Ulisse ricorre a qualsiasi espediente che l’ingegno gli suggerisce per evitare il distacco dalla sua famiglia: arriva addirittura a fingersi folle arando sabbia e seminando sale, perché quella guerra cui è chiamato non gli appartiene; tuttavia Palamede, mettendo alla prova il suo amore paterno, lo smaschera e lo costringe così ad andare incontro a un’avventura destinata a durare vent’anni. Se nelle vicende legate al conflitto troiano il re di Itaca dovrà porre la sua scaltrezza al servizio altrui, il momento del ritorno sarà quello che lo renderà in effetti vero protagonista della sua storia: al centro dell’Odissea vi è infatti un uomo capace di fare tesoro dell’esperienza. […]
Il lungo vagare è causa di angosce indicibili, ma è anche incomparabile strumento di conoscenza: soltanto attraverso il viaggio l’uomo polýtropos (“dai molti percorsi”) ha la possibilità di vedere un altrove inimmaginato e di imparare che la sofferenza patita sul mare lascia nell’animo il dono della consapevolezza. Nel tempo che trascorre lontano da casa, Ulisse si ammala di nostalgia, il dolore del ritorno: è un sospirare malinconico il suo, quello di chi si sente impotente di fronte a forze smisuratamente più grandi. Schiacciato da un destino che lo condanna, egli trova sollievo nella liturgia del pianto, rito antichissimo, intimo, eppure così teatralmente efficace: le lacrime bagnano infatti gli anni trascorsi a Ogigia, prigioniero di Calipso, la nasconditrice, e i singhiozzi scandiscono il tempo immobile dell’isola; solo le notti trascorrono tra gli abbracci e l’oblio, la dolce danza d’amore con cui la dea insegna al mortale come dimenticare ciò che è stato. Ogni nuovo mattino, però, l’orizzonte torna a essere irresistibile richiamo: cos’è allora questo strano dolore, quest’inquietudine che di fronte al mare non conosce tregua? Il respiro che si spezza e poi si scioglie in pianto porta il nome di Itaca, ha la verità delle case bianche e degli alberi di ulivo.

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Bianca Sorrentino (Bari, 1988) ha conseguito la laurea magistrale in Filologia, Letterature e Storia dell’Antichità presso l’Università di Bari ‘Aldo Moro’, con una tesi comparatistica sulla ricezione shakespeariana delle fonti classiche, e ha ottenuto un diploma di Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali presso la Business School de «Il Sole 24ORE». Si occupa da sempre di teatro e didattica, ha lavorato in Irlanda come assistente di Lingua Italiana, ha esordito per i tipi di Stilo Editrice con Mito classico e poeti del ’900 e attualmente cura un ciclo di incontri sulla poesia del Novecento in collaborazione con la Libreria Prinz Zaum di Bari. Suoi contributi sono apparsi su Poesia, di Luigia Sorrentino sul sito di RaiNews, Parco Poesia, Midnight, L’EstroVerso, Laboratori Poesia, Iris News, Buenos Aires Poetry e sul sito del Centro Culturale Tina Modotti di Caracas. È inoltre relatrice presso convegni universitari e incontri scolastici.

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