da Il delfino e altre poesie
Harriet
Una mosca insistente, dorso azzurro, grossa come un pollice – così grossa,
sembra apocalittica nella nostra casa –
sbatte avanti e indietro attraverso il letto della camera della bimba
guardato da un manicomio di animali imbottiti,
nessuno di loro un guerriero. È come un aeroplano
che spolvera frutteti o arabi sul video –
uno dei potenti… uno dei deboli. Inciampa
e picchia il capo di qua e di là,
rendendo più corta una vita malsana e breve.
La uccido, e si aggiunge un altro istante
alla spaventosa manomorta di effimeri:
chiavi, legno corroso dal mare, gusci di ricci
che tu ammucchi con gioia… una mosca morta
spazzata sotto il tappeto, che s’aggrinzisce appagata.
*
Matrimonio?
“Ti penso ogni minuto del giorno,
ti amo ogni minuto del giorno;
senza te tutto è vuoto, tedioso, intollerabile.
Mi par d’essere sotto un qualche anestetico emotivo,
incapace di volere o pensare o scrivere o sentire;
mais ça ira, queste cose andranno, lo sento
in modo strano nonostante le apparenze,
le cose andranno a buon fine per noi, forse.
Come dici, abbiamo attraversato la palude di Godstow,
raggiunto il Cumberland e le sue strade romane risicate,
scalato il vallo di Adriano e impaurito i puzzolenti Pitti.
Il matrimonio? Quella è un’altra cosa. Abbiamo visto
il bagliore di diamante del mattino sull’asfalto.
Per un momento tenemmo la strada come nostra”.
*
Vigilia di Natale
Stasera c’è un oscuramento. Venti anni fa
appendevo la mia calza all’albero, e il serpente
dell’inferno avvolgeva la mela nelle sue spire
per mordere il bambino con la conoscenza. I tacchi
di Hooker che scalciano al nulla nella neve oscillante,
un cannone e un mucchio di palle di ferro
ad arrigginire davanti all’oscurata Casa dello Stato
sanno che il lungo corno dell’abbondanza
si spaccò come vetro nei guanti di ferro di Hooker.
Un tempo venivo da Messa, ora nuvole di tempesta
coprono il Natale, ancora una volta Marte va incontro
alla sua sterile stella a braccia aperte,
la fronte abbronzata e vuota del dio della guerra
plasma anonime macchine da uomini rozzi.
Il cannone dei Comuni non può stordire
quel boia inesperto a cavallo del Tempo,
la canna trema con l’agrifoglio. Io ho freddo:
chiedo pane, mio padre mi dà muffa,
la sua calza è piena di sassi. Babbo Natale
vestito di rosso porta una corona di bacche appassite.
Uomo di Guerra, dov’è il giardino d’estate?
Nel suo letto apparirà l’antico serpente maculato,
e la margherita dall’occhio nero con la testa arricciata.
Quando Chancellorsville falciò giù i volontari,
“Tutte le guerre sono per i ragazzi”,
disse Herman Melville.
Ma noi siamo vecchi,
i nostri campi diventano incolti:
finché Cristo non torni di nuovo vagabondo e ragazzo.
Robert Traill Spence IV Lowell (1919 – 1977) è stato un poeta statunitense, considerato il fondatore della poesia confessionale.
Le sue opere poetiche pubblicate in Italia sono:
- Prometeo incatenato, titolo originale Prometheus Bound , Einaudi 1997
- Il delfino e altre poesie, titolo originale The Dolphin, Mondadori 2000
- Giorno per giorno, titolo originale Day by Day, Mondadori 2001
- Poesie 1940-1970, con testo originale a fronte, Guanda 2001
- Poesie 1940-1970, Guanda 2003