da Il tratto dell’estensione, La Vita Felice 2018
Qualcosa ci dimentica su un davanzale
il geco piatto sul muro
incurante di un giro degli occhi,
moltitudini gazzelle fermentano steppe cremose
qualcosa trapassa e infrange quello che sono stata
ricompongo le superfici su cui cammino
i sogni sono gradini o salite.
Le distanze metri o minuscole fugacità.
*
Resoconti, combinazioni,
assuefatte corrosioni di corrispondenza:
tutto si concentra in penombre inesplose
anche ciò che ci lascia migliori,
così luce – così ribelli – così,
come mai ci siamo guardati.
*
Contammo i passi sui sentieri del fuoco
le more struggenti, maree della legna
il tè bollente tenuto nella gola,
ogni cosa seguì la selvaggia corsa del fiume
case scrostate, azzurrità, cicaleggio e cantilene
sillabe andavano morbide,
tutto scivolò in direzione del sole
una caduta lenta senza di noi.
*
Si annuncia alla fine il rincorrersi sfiorato
il bacio
risalito ai grattacieli smisurati
ritorno vago alla stellata casa,
indaco nei pozzi di paese
il ristoro avviene di sera, sprofonda
confuso nello smerlo incrinato della carta
nel ritaglio del fregio sulla porta:
nelle mani, sciami freschi sui vasi.
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Adua Biagioli Spadi è Maestra d’Arte e Operatore culturale e dello Spettacolo. Ha conseguito studi artistico-letterari all’Università di Firenze in Lettere e Filosofia, indirizzo di Storia e Critica del Cinema. In poesia ha pubblicato: “L’alba dei papaveri, poesia d’amore di identità”, La Vita Felice 2015; “Farfalle”, GaEle 2017, Il tratto dell’estensione, La Vita Felice 2018.