In memoria di te, Sergej Esenin

Non ho rimpianti, non chiamo, non piango,
Tutto passerà come fumo dai bianchi meli
Afferrato dall’oro dell’appassimento
Io non sarò mai più giovane.

Tu ora non batterai più così,
Cuore, toccato dal freddo,
E il paese intessuto di betulle
Non mi attirerà a bighellonare a piedi nudi.

Spirito vagabondo! Tu sempre più di rado, di rado
Fai muovere la fiamma delle labbra.
O mia freschezza perduta,
Ardire degli occhi e piena di sentimenti.

Ora sono divenuto più avaro di desideri,
Vita mia? O forse sei stata un sogno per me?
Come se io nella risonante primavera
Galoppassi su un cavallo rosato.

Tutti noi, tutti noi in questo mondo siamo morituri
Dagli aceri quieto fluisce il rame delle foglie…
Sii tu per sempre benedetto
Tu che sei venuto per fiorire e morire.

*

Piano in una forra di ginepri contro un dirupo
L’autunno – fulva giumenta – si pettina la criniera

Sul tappeto fluviale delle rive
Si sente l’azzurro stridio dei suoi ferri.

Il vento-eremita con cauto passo
Calpesta il fogliame sulle sporgenze delle strade
E bacia un cespuglio di sorbo
Le rosse ulcere di un invisibile Cristo.

Sergej Esenin, da “La fiamma delle labbra”, a cura di Paolo Galvagni, Milano, Corriere della Sera, 2012.

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Sergej Esenin (Konstantinovo 1895 – Leningrado 1925) è stato uno dei più grandi poeti russi del 900. Figlio unico di genitori contadini, Esenin è l’esponente più celebre della cosidetta scuola dei “poeti contadini”. Nei suoi versi emerge l’universo rurale della Russia di inizio Novecento: le sue parole esaltano le bellezze della campagna e l’amore verso il regno animale, ma anche gli eccessi del suo quotidiano.

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