di Tommaso Di Dio
Dodici ore è l’aspro resoconto di una felice parzialità. Dodici sono infatti le ore che formano la metà di un giorno e dodici è numero che si impunta su di una soglia e spartisce, per un giorno solo all’anno, la faccia in luce da quella in ombra. Il numero dodici sembra ricordarci che c’è una zona visibile e un’altra oscura, incosciente e perduta, dove tutto può accadere e dove ogni trasformazione trova il suo invisibile inizio. Nondimeno, il numero dodici, fin dalle più antiche tradizioni, è legato alla completezza, alla perfezione: dodici è il numero di chi trova compimento. Dodici sono le tribù che formeranno un popolo, dodici gli amici che saranno testimoni di un dio bizzarro che volle farsi carne e dodici sono i mesi che chiudono un anno come anche le case delle stelle che fin da Babilonia e dalle civiltà dell’Indo indicarono il ritorno del tempo. In questo numero c’è la gioia della perfezione, la festa della totalità; eppure, al contempo, in esso si annida il senso della parte, della partizione, di ciò che, diviso, scorre.
Con questo libro, siamo di fronte ad un esordio, ad una prima prova che non vuole dissimulare mai, neanche per un momento, il suo essere opera integrale di una giovinezza che ancora dura. Una poesia, quella della Rafaiani, che si dichiara programmaticamente in cerca di intensità; che del tempo cerca il picco, la vertigine: il momento quando il tempo sembra si annulli e si viva una vita ironicamente infinita («Il nostro tempo è infinito, buon viaggio», p. 13). Pregio e al contempo suo limite, pagina dopo pagina, si procede fra momenti apicali.
Dove va la poesia? Nessuno sa dirlo, nessuno può prevedere nulla; la poesia è una bestia matta che non è mai di nessuno, eppure osa abitare gli angoli più comuni e gli animi più incomprensibili. Non saprei dire, una volta per tutte, cosa rimanga alla fine di un libro di poesia; però oggi mi sento concorde con il finale di un verso di questo libro, che svela qualcosa di grande della poesia e dell’arte tutta, quando dice che «là dove tutto gira intorno / all’ultimo allarme dell’orizzonte», di tutta una vita non rimane che «il tentativo di una giornata felice» (p. 77).
ESTRATTI
La comprensione è una scelta e una dote
un dolore se non sai che giro nei quartieri arabi
di Granada nell’altopiano dei sogni, mi
prendi il polso
prendimi il polso, sentimi il
polso, mi senti?
La comprensione è compenetrazione totale
è il silenzio che non trovi a
Granada…
siamo utopici riflessi negli autobus pieni di
una città a scelta
ed i fedeli compagni dei nostri amanti
i figli diligenti dei nostri genitori
ti ho chiesto un caffè
possiamo anche fingere di non essere bravi a spogliarci
è che essere qualcosa di definitivo comporta un omicidio
***
Chi vede me vede il padre
(Giovanni 14, 9)
Nel pomeriggio inarcato ho presentito
lo splendore flesso oltre le porte spalancate
del duomo – e cadeva una pioggia fina
che mi ha lavato il naso e le guance
Non so cosa dagli occhi non tolgo
Sono malfatti gli esempi di Origene
sul figlio di Dio
ognuno di noi s’annienta
senza essere divino
ed è l’inciampo,
lo sgambetto di ogni passo
il pomeriggio di ogni attenzione umana
***
Sarsina, letture plautine II
Là dove tutto gira intorno
all’ultimo allarme dell’orizzonte…
è così, siamo qui per il secondo anno
là dove non ti volevo, qui dove ti voglio
siamo qui ed io non ne so niente
di questo posto
Accadono i soliti lunghi pranzi e s’annaspa
nei soliti assuefatti discorsi
e quando ci pesiamo sulla sedia
stiamo zitti e ci sorridiamo da spazio
a a spazio
come se lo spazio non ci fosse
è una giornata di sole
questa è una lunga primavera d’ottobre
regalata ai miei vent’anni
ai loro trenta, quaranta, cinquant’anni
Il tentativo di una giornata felice
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Mariachiara Rafaiani è nata a Recanati nel 1994. Ha vinto diversi premi di poesia, fra i quali InediTO Torino e Premio Poesia Marche. Suoi contributi sono apparsi in blog e riviste online, come “SulRomanzo”, “L’indiscreto” e “MidnightMagazine”. Nell’aprile 2018 è uscita la sua prima raccolta poetica Dodici Ore (Edizioni la Gru). Vive e studia a Milano.