Il figurante, una poesia senza meta

Photo di Luigia Sorrentino

Scrivo qui una poesia d’occasione, una di quelle che non entreranno nei miei libri di poesie. Scrivo qui una poesia sciocca, di quelle che si scrivono quasi per reazione e che si riferiscono a una situazione paradossale in cui si è stati coinvolti. L’incontro con un “figurante” uno di quelli che vanno nelle trasmissioni televisive per “fare” il pubblico. Soggetti presi in prestito, attori silenziosi e anonimi, come quello incontrato ieri mattina.

IL FIGURANTE

a S. R. C.

si vende un tanto al grammo
osserva se stesso
con il barometro

si concede alla scena

occhi più grandi della sete
pronuncia qualche parola
sollievo infiammato di gloria

la sostanza che impiega
addolcisce le ossa
esercita il muscolo immortale
la persecuzione morbosa dei piercing
non crede di vendersi totalmente

non si vede, non ascolta
aspetta il suggeritore,
dimentica … ma lui chi è?
qual è il valore della sua persona?
se lo chiede, forse?

Luigia Sorrentino

5 pensieri su “Il figurante, una poesia senza meta

  1. La Poesia non può che nascere dalle “occasioni”, egregia poetessa Sorrentino. Questa sua (che, a mio modesto parere, è tutt’altro che “sciocca”), ne è prova. Ciò che ci colpisce, quando ci apprestiamo a scrivere una poesia, è la “poesia”, la scintilla che ha già acceso il fuoco della rivelazione, e che è lì a portata di mano, e aspetta solo di prendere forma. I poeti avranno sempre bisogno di queste “occasioni”, e il mondo avrà sempre bisogno dei poeti. Complimenti per il suo lavoro, egregia poetessa Sorrentino.
    Cordialmente.
    Michele Toriaco. Giornalista e scrittore.
    Torremaggiore (Foggia)

    • Infatti, è così, egregia poetessa Sorrentino. Grazie a Lei, della sua cordiale risposta. Il “nostro” Maestro Montale, in quella sua seconda raccolta (se non ricordo male), pubblicata poco tempo prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, cercava schegge di luce nelle oscurità dell’epoca, per dare forza alla vita. Grazie, ancora, e Le rinnovo i miei conmplimenti per la Sua rubrica che seguo, ormai, da molti anni.
      Cordialmente.
      Michele Toriaco

  2. Gentile Michele, mi fa piacere che lei da anni segue il blog. C’è tutta la mia passione per l’uomo in questo viaggio che compiamo insieme, nello stesso arco di tempo. Il suo riconoscimento accresce la mia gioia. Grazie.

  3. Una meditazione sui versi di Luigia Sorrentino

    “[…]si vende un tanto al grammo
    osserva se stesso
    con il barometro[…]”

    Già in questa esilarante terzina il poeta [Luigia Sorrentino] si rivela al suo invisibile lettore come artifex, secondo l’idea di Mandels’tam racchiusa in uno dei punti decisivi del ‘manifesto’ acmeista, e come un artigiano-architetto costruisce i suoi versi parola-mattone su parola-mattone, accogliendo certe parole, ripudiandone altre che pure premono sulla sua pelle tesa negando a esse il diritto di cittadinanza attiva che pure rivendicano.

    Dunque, nei versi in apparenza d’occasione [l’occasione semmai si lega al tema] questo poeta [Luigia Sorrentino] riconduce la poesia, anche sul piano della forma-poesia, a ciò che è e che certe esperienze postmoderniste hanno preteso di scansare [e di scassare]: poesia come arte del linguaggio, poesia come arte conoscitiva.

    Gino Rago

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