Tornerà il vento a scompigliare
le cicale, il loro canto di pianura.
Le pinete caleranno reti
nel fondo della terra per raccogliere
funghi, semi e briciole,
una riserva buia per l’inverno,
un incerto sopravvivere alla carne.
***
Buonanotte alle tue mani
inutili alle vene bluastre
sulle gambe, alla barba sfatta
alla voce che cercava di dirmi
addio mentre gli occhi
ripetevano rimani, premi le dita
sulla pelle ancora.
***
Scrivevi addio con dita prosciugate,
con la schiena premevi appena
le lenzuola, scrivevi e non sapevi
più nulla del sole di novembre,
dei nidi vuoti, delle tegole annerite
dal primo fumo dei camini.
***
La luce inonda il corridoio
e scopre le piaghe che la casa
nasconde agli occhi
persi nello specchio
a indovinare quante pieghe
del mio viso ti appartengono.
***
La parola terra
ha un suono di radice,
di crosta bruna che si spacca
al sole quando le nuvole
hanno smesso di gridare
e l’aria preme ancora un poco
il suo bacio umido sul capo.
La parola terra ha il suono
di un padre che ritorna
dei passi sulle scale
di mani dure dove riposare.
_____
Michele Paoletti è nato nel 1982 a Piombino dove vive e lavora. Si occupa di teatro per passione, da sempre. La poesia l’ abbiamo tratta da Come fosse giovedì (Puntoacapo editrice, 2015), la sua raccolta d’esordio. Successivamente ha pubblicato la plaquette La luce dell’inganno (Puntoacapo Editrice).