Paola Febbraro, da “Turbolenze in aria chiara”

Se s’avvicina ciò che di me è stata
senza differenza tra chi ci fa nascere e chi ci abbandona
non è di poco conto una domanda
se non è di muoversi di stanza in stanza
ma occupar le stanze dire
non cerco strade non voglio camminare ma stare
in casa a più piani a più riprese d’ossigeno e di rose
dire: ce l’ho da fare.

II

Se s’avvicina ciò che di me è stata
interrotta
allora mi allontana la sconfitta
come se non fossi stata io
convertita

ho fretta
voglio invecchiare
come la terra che sotto ha l’animale.

III

Se s’avvicina ciò che di me è stato
insonne sogno di clausura mio possesso lotta
per la supremazia dello spavento

allora trema e tremi la ragione
di uno stato terremoto
mio sesso nato da sesso uguale.

*

Ogni soffio di vento è una lama di gelo

scricchiola un velo diventato dal freddo.
La natura fa visibile il respiro di anime e viceversa.
Nate comunque d’inverno
lode al Vostro silenzio e al Nostro
sesso dal primo respiro.

*

Il coraggio non usato per nascere
è ciò che canta prima di parlare

Da Turbolenze in aria chiara, Empiria, 2008

Paola Febbraro è nata a Marsciano il 9 gennaio 1956, in provincia di Perugia. Muore a Roma il 22 maggio 2008, a 52 anni. Partecipa nel 1979 al Festival di Castelporziano come ideatrice e redattrice di Quotidiana di Poesia. Con la silloge Turbolenze in aria chiara è finalista del Premio Laura Nobile nel 1994. Nel 1994 Paola febbraro ha curato per la rivista Galleria, Lezioni e Conversazioni con Amelia Rosselli, nel numero monografico a lei dedicato.

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