S’eo son distretto inamoratamente
e messo in grave affanno
assai piú ch’io non posso soferire,
non mi dispero né smago neiente,
membrando che mi danno
una buona speranza li martire,
com’eo deggia guerire:
ché lo bon soferente
riceve usatamente
buon compimento de lo suo disire.
Brunetto Latini, Poesie (Einaudi, 2016)
dall’introduzione di Stefano Carrai
Brunetto Latini, traduttore, studioso della retorica classica e dell’oratoria ciceroniana, è noto soprattutto per il Tresor, primo esempio di enciclopedia in volgare, ma ha lasciato anche un piccolo corpus di opere poetiche, qui raccolto per la prima volta con l’obiettivo di dare alla poesia di Brunetto il posto, non piccolo, che merita nella storia della letteratura. Il corpus è costituito dal Tesoretto, che aggiorna, scorcia e mette in versi quello che era stato il piano enciclopedico del Tresor, dal Favolello, poemetto piú breve sull’amicizia, e dalla canzone S’eo sono distretto inamoratamente.
«Il Tesoretto, a dispetto della sua incompiutezza, va considerato come il primo testo poetico italiano che ambisca a una dimensione di classico, dopo – per cosí dire – il prologo siciliano: l’equivalente, sul versante della poesia, di ciò che il Novellino rappresenta per la tradizione della prosa d’arte».
Brunetto Latini, notaio, fu l’intellettuale fiorentino più in vista del suo tempo. Esiliato dopo la vittoria ghibellina di Montaperti (1260), visse in Francia per sei anni. Tornò a Firenze dopo la vittoria guelfa di Benevento (1266) e riprese il suo posto nella vita politica della città. Fu priore nel 1287. Dante nella Commedia lo definisce suo maestro, colui che gli insegnò «come l¿uom s¿etterna». Einaudi ha pubblicato la sua opera piú famosa in prosa (francese): il Tresor (2007) e Poesie (2016).