Ivano Ferrari, la carne che non sfama

Ivano Ferrari

Dalla vasca d’acqua bollente
emerge un enorme maiale
bianco come uno spettro
che oscilla impudico fino a quando
dal finestrone il sole
accende quintali di luce.

A qualche centinaio di metri
passata la forma fresca del prato
e dopo case dagli occhi spenti
si trova il cimitero degli umani
dove c’è carne che non sfama.

Quando hanno tolto la luce
la morte si è ricomposta
per apparire subito dopo
più nitida, più vergine.

È fuggito un toro nero
erra sul cavalcavia
impaurendo il traffico,
lo rincorriamo
impugnando coltelli
bastoni elettrici e birre
corre si ferma torna
arrivano i carabinieri coi mitra,
ora è steso su un velo d’erba
e sussurra qualcosa alle mosche.

Tra il fecaio
e l’inceneritore
crescono dei fiori
margherite evacuate dalla terra
soffioni che sembrano sputi
papaveri notevolmente pallidi.

Ivano Ferrari (Mantova, 1948) è un poeta italiano. Ha pubblicato: A forma d’errore, Forlì, Forum, 1986; La franca sostanza del degrado, Torino, Einaudi, 1999; Macello, Torino, Einaudi, 2004; Rosso epistassi, Milano, Effigie, 2008; La morte moglie, Torino, Einaudi, 2013.

La scelta dei testi di Ivano Ferrari è di Giovanni Ibello

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