Solo una volta ho visto piangere
mio padre, una sola al principio
della sua tenebra e mai più.
Piangere come piange chi si oppone
da solo alla vita che si disfa
inclemente, ormai paurosa.
Nessun armistizio nella discesa
nessun risanamento a portata.
Solo io che mento sul futuro.
*
A pochi metri da noi, pacificato
l’istinto, dorme il predatore
nella selva crisoelefantina
di un vaso tra le fioriere.
Dorme appena scosso
dall’elettricità dei sogni
con la polvere iridescente
della farfalla ancora sul muso.
*
C’è chi fa come fanno i serpenti
e lascia intera la pelle dalla testa
alla coda per tornare a prima
di ogni adulta tribolazione
– mi avevi detto una sera dal cuore
del tuo assedio privato.
Magari non sarà felice, ma forse
spensierato, almeno un po’
– avevi aggiunto con pudore.
Antonio Riccardi, tre poesie da “Tormenti della cattività”
Antonio Riccardi è nato a Parma nel 1962. Ha pubblicato Il profitto domestico (1996, nuova edizione 2015), Gli impianti del dovere e della guerra (2004), Aquarama e altre poesie d’amore (2009) e Cosmo più servizi. Divagazioni su artisti, diorami, cimiteri e vecchie zie rimaste signorine (2014).
Selezione dei testi a cura di Giovani Ibello