In memoria di te, Alessandro Ricci

Alessandro Ricci

Alessandro Ricci da I cavalli del nemico, (Il Labirinto, Roma 2004)

Un gozzo demente
rade il cedimento de molo, la
macchia di catrame, la boa ossidata.
Eppure lo vedi andare, frodando
un’aspettativa di largo, di tarda
flora marina.
Perché mare e cielo
fingono comunque il bello, bello
è il suono amaro del diesel,
quatto quatto verso
il silenzio e l’assenza.

**

Il codardo muore nella sabbia,
i piedi ora sì ora no
dentr’ acqua, l’unico del lito
non guerriero né pescatore d’alto
in un mare tanto pernicioso fuori
la minuscola cala, gli occhi
dei restati intorno le
barche in vista
seralissime nel rientro, voce
nessuna da riva
a quelle, da madre
a figlio, ma gesti e intenti
cuori, aspri sulla fine del vecchio
che ingoia rena per non chiedere
aiuto, perché non s’oda
il gemito che s’aspettano, per cui
s’è fatto il silenzio nell’ora
più trepida, più lieta
della giornata.

**

Da L’arpa romana, (Il Labirinto, Roma, 2007)

*
Come è calma questa misura alla fine.
Eguale a se stesso il pensiero
pochissimo muta,
oggi estate, domani autunno,
il sonno e la veglia,
quasi intatta al bivio
la speranza senza miracoli.

Maschera appena il senso di vuoto
la donna compita della casa di fronte,
vista nel suo, dubitosa o soddisfatta,
e questo ritorno generale dalla domenica,
incerto fra la natura e la noia.

Alessandro Ricci, nato nel 1943 in provincia di Cuneo, è morto a Roma nel 2004. Poeta severo dal segno colto e preciso, pubblica in vita soltanto due raccolte (Le segnalazioni mediante i fuochi, 1985 e Indagini sul crollo, 1989). La maggior parte della sua produzione poetica è stata curata e resa pubblica grazie al lavoro di Francesco Dalessandro (I cavalli del nemico, 2004; L’editto finale, 2014). Nella breve nota posta in chiusura de I cavalli del nemico, Ricci rivela la sua distanza da qualsiasi pretesa di autorevolezza poetica, finendo per sconfessare parzialmente la sua stessa opera: ciò che emerge, invece – qui e soprattutto nei versi – è la costante prossimità della morte, del limite. La consapevolezza della propria finitudine e incompiutezza non impedisce una certa vitalità di evocazione e rappresentazione: la scrittura è sempre tesa e netta, mai monotona nel ritmo e nella lingua. Personalità a dir poco periferica e scarsamente considerata in vita (espressione che suona, al solito, retorica e apologetica: ma non sempre è possibile assolvere in toto il mondo, gli altri), si è dedicato anche all’insegnamento, oltre che – per molti anni – a sceneggiature cinematografiche e televisive.

La scelta dei testi è a cura di Emanuele Franceschetti

1 pensiero su “In memoria di te, Alessandro Ricci

  1. Grazie, Emanuele, di questo ricordo nel quindicesimo anno della scomparsa di Ricci. E grazie all’amica Luigia che lo ospita.
    Approfitto dell’occasione che mi offri per comunicare a te e a chiunque sia interessato che a fine autunno uscirà un’edizione completa delle poesie edite (e una dozzina di inediti) di Ricci, a mia cura. Il libro, che non ha ancora un titolo definitivo, include una mia testimonianza sul poeta e un’introduzione scritta da Michele Ortore, giovane e bravo critico e poeta. L’antologia verrà presentata alla Fiera della piccola e media editoria dell’Eur e, l’anno prossimo, alla Fiera di Torino. Durante il prossimo anno, poi, si svelgerà un convegno sulla poesia di Ricci presso la Biblioteca Nazionale di Roma, nell’ambito della mostra sull’attività della rivista ARSENALE, della quale Ricci, insieme a me e tanti altri amici, era stato fondatore e redattore.

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