CRONACA DI SOGNI
COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO
A un labirinto intricato o una biblioteca scrigno di misteri assomiglia il mondo di Jorge Luis Borges: l’immaginario di cui si nutre il poeta rivela ai suoi lettori le ambiguità che si celano dietro l’apparenza illusoria del reale. Nell’istante stesso in cui sgretola le certezze, tuttavia, la sua poetica – quella del doppio, dello specchio, della maschera – apre inediti scenari di possibilità («mi aspetta illimitato l’universo»). Lettore instancabile e dalla leggendaria memoria, lo scrittore argentino dà alla luce un’opera multiforme, impastata della più nobile tradizione letteraria europea e capace di testimoniarne la potente e inesauribile vitalità. Le imprese di Don Chisciotte, le gesta eroiche di Beowulf e la tragedia di Edipo sono costellazioni che illuminano di senso la ricerca di Borges e, in un afflato di creatività, riconnettono la sua stanca storia a una forma vasta e immortale.
LETTORI
Di quell’hidalgo di citrina e secca
pelle e d’eroico affanno si ritiene
che, in perpetua vigilia d’avventura,
non sia mai uscito dalla biblioteca.
La cronaca precisa che racconta
imprese e tragicomiche bravate
fu sognata da lui, non da Cervantes,
e altro non è che cronaca di sogni.
Uguale è la mia sorte. Anch’io ho sepolto
qualcosa d’essenziale e inestinguibile
in quella biblioteca del passato
dove lessi la storia dell’hidalgo.
Volta le lente pagine un bambino
e grave sogna vaghe cose ignote.
COMPOSIZIONE SCRITTA SU UN ESEMPLARE DEL BEOWULF
A volte mi domando che ragioni
mi spingono a studiare senza attesa
di precisione, e la mia notte avanza,
la lingua della dura gente sassone.
Logorata dagli anni la memoria
lascia cadere la parola invano
ripetuta. È così che la mia vita
intesse e stesse la sua stanca storia.
Sarà che l’anima (mi dico allora)
in un modo segreto e sufficiente
sa di essere immortale e che il suo vasto
e grave cerchio abbraccia e può ogni cosa.
Al di là di quest’ansia e questi versi
mi aspetta illimitato l’universo.
EDIPO E L’ENIGMA
Quadrupede all’aurora, eretto il giorno
e con tre piedi errante per il vano
ambito della sera. È così
che vedeva l’eterna Sfinge l’uomo,
suo incostante fratello, e con la sera
un uomo giunse e decifrò atterrito,
riflessi nello specchio dell’immagine
mostruosa, il suo declino, la sua sorte.
Siamo Edipo e in un certo modo eterno
anche la bestia triplice ed immensa,
tutto ciò che saremo e siamo stati.
Vedere quale vasta forma ha il nostro
essere, ci annienterebbe; pietoso
Iddio ci dona successione e oblio.
Jorge Luis Borges, da L’altro, lo stesso, nella traduzione di Tommaso Scarano (Adelphi 2002).
Jorge Luis Borges nacque a Buenos Aires il 24 agosto 1899; è stato uno scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo. Oggi l’aggettivo «borgesiano» definisce una concezione della vita come storia (fiction), come menzogna, come opera contraffatta spacciata per veritiera (come nelle sue famose recensioni di libri immaginari, o le biografie inventate), come fantasia o come reinvenzione della realtà. Morì a Ginevra nel 1986.
“Menino vanto altri delle pagine che hanno scritto, il mio orgoglio sta in quelle che ho letto.”
Jorge Luis Borges