La voce spezzata di Mario Benedetti

Mario Benedetti, credits ph Dino Ignani

Cosa devo guardare per sentire che non è così vero,
e riuscire a spostarti nelle faccende di casa,
a risospingerti lungo le strade. E tra le righe
vicine dei capelli guardo i sentieri del sottobosco
ingiallito. E riesco a vedere i vicoli di Napoli,
gli anni Trenta, i gatti, le gonne lunghe di una ragazza.
E tu mi dici: tu lo sai che è vero, tu resta forte e sereno,
quanti giorni hai davanti! Io sono morta di lunedí,
tu sei arrivato a guardarmi, ero una cosa vestita
con l´abito blu che mi avevi regalao e tutto il ricamo
del foulard. Così tanto elegante, cosí tanto bello.

*

Mandami le ossa, mandami il cranio senza gli occhi,
la mascella aperta, spalancata, fissa nei denti,
e i calzini sotto la tuta, eri rigido, eri rigido, eri una cosa
come un’altra, senza la forma che hanno i tavoli,
morso dallo stento del vivere, una cosa inservibile,
indecisa, un terriccio che non si nota, un pezzo di asfalto
di una strada anonima, eri tu, quella cosa, eri tu,
quella cosa, eri uno che è morto. Così fragile il tuo sorriso,
lo sguardo blu e gli zigomi, il metro e settantacinque
portato come un uomo che piace, che vive per sempre,
per sempre dentro una vita che per poter essere
vissuta deve sembrare una vita per sempre, mentre eri
della carne, quello che io sono uno per sempre ancora.

da “Tersa morte”, Mario Benedetti “Tutte le poesie” (Garzanti, 2018)

“Mario Benedetti ha pubblicato numerose raccolte di poesie, traduzioni, saggi critici e prose poetiche. Ha collaborato a vari giornali e riviste letterarie ed è una delle voci più significative della nostra poesia più recente. Nei suoi versi vi è tutta l’incertezza e la provvisorietà dell’essere umano.”

Di se stesso diceva, in un’intervista radiofonica a “Per il verso giusto” – I poeti su Radio 1 – realizzata nel 2012 da Luigia Sorrentino: “Sono nato malato… anche da bambino… avevo sempre qualcosa”. La sua è una voce spezzata, disarticolata, anche a causa di una rara malattia che lo ha colpito. Tutta la sua poetica è concentrata sulla materia povera, provvisoria, incerta, dell’esistere. ASCOLTA QUI L’INTERVISTA.

UNA BIOGRAFIA

Mario Benedetti (Udine, 9 novembre 1955). Si è laureato in “Lettere” con una tesi sull’opera complessiva di Carlo Michelstaedter all’Università di Padova, poi si è diplomato in “Estetica” presso la Scuola di Perfezionamento della stessa Facoltà universitaria. Nel 1994 si è trasferito a Milano. E’ stato tra gli animatori della rivista di poesia «Scarto minimo» (1986-1989). Le sue opere poetiche sono “Secoli della primavera” (Sesante, 1992), “Una terra che non sembra vera” (Campanotto, 1997), “Il parco di Triglav” (Stampa, 1999), “Borgo con locanda” (Circolo culturale di Meduno, 2000), “Umana gloria” (Mondadori, 2004), “Pitture nere su carta” (Mondadori, 2008), “Tersa morte” (Mondadori, 2013). Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di prose poetiche “Materiali di un’identità” (Transeuropa, 2010).

La scelta dei testi qui pubblicati è di Giovanni Ibello

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