Apparsa postuma nel 1913, un anno dopo la scomparsa del suo autore – annegato pattinando sul giaccio mentre cercava di salvare un amico –, ma ideata assieme all’editore Ernst Rowolth (socio di Kurt Wolff) sin dal 1911, questa raccolta di sette novelle si inserisce a pieno titolo nella bibliografia poetica di Georg Heym (Hirschberg 1887 – Berlino 1912), tra i principali esponenti, accanto a Georg Trakl, a Ernst Stadler e, sotto un altro versante, a Gottfried Benn, della poesia espressionista in lingua tedesca del primo Novecento.
Il cinque ottobre, Il pazzo, La dissezione, Gionata, La nave, Un pome- riggio e Il ladro sono i sette tasselli che compongono questo polittico sacro e profano, alla Otto Dix, animato dalle impure vicende di santi e neofiti della dissoluzione storica.
Come in una dissolvenza tra due epoche si mischiano e distorcono nei racconti di Heym timbri e immaginari incongrui, in una sorta di Requiem della civiltà europea in cui il voyage verso l’inconnu della cul- tura simbolista si fa naufragio verso isole di orrore, l’ebbrezza diventa «il tormento di aspettare l’ignoto» e il bateau ivre di Arthur Rimbaud si arena su battigie infette intarsiate di topi e cadaveri.
Finito il viaggio ha inizio la città, gotica e industriale, habitat naturale di un’umanità tragica e omicida, in tutto e per tutto pronta per la carneficina bellica. Sono difatti i pazzi, gli allucinati, ad animare queste sette scene composte come in un ciclo pittorico medioevale, da una prospettiva generale (la deflagrazione in disordine di massa della rivolta storica della prima novella, vero «anti-mito» fondativo che capovolge e profana la rappresentazione della rivoluzione francese) al dettaglio (i personaggi dei racconti a seguire, sempre al limite tra vita e morte, tenerezza e crudeltà, anelito cristologico e volontà di distruzione, nevrosi e tentazione di esistenza).
Di tutti gli autori dell’avanguardia mistica e profanatrice dell’Espres- sionismo tedesco, riprendendo una definizione di Ferruccio Masini da un saggio raccolto tra i materiali supplementari del libro, Georg Heym pare essere il più attiguo ad una idea di letteratura come in- sorgenza del vitale contro il giogo del tedio storico. L’orrore comico e grottesco degli alienati pare in lui farsi cifra non tanto di un giudizio morale sul mondo quanto piuttosto di una condivisione sentimentale e estetica delle pulsioni contraddittorie del suo presente.
Erede naturale di Georg Büchner, come un Woyzeck alle porte della grande guerra, Georg Heym attraversa le lande della cultura gotica e simbolista del XIX secolo, da Edgar Allan Poe ai poeti del decadentismo francese, battezzando con nette pennellate di gravida materia l’arte nuova del Novecento.
Oltre ai sette racconti menzionati, che riproducono integralmente, nella traduzione di Andrea Schanzer, la raccolta Der Dieb. Ein Novellenbuch edita nel 1913 da Ernst Rowohlt a Lipsia, questo volume si compone di un’appendice di tre lettere inedite, dalla corrispondenza tra Heym e lo stesso Rowohlt, tratte da G. Heym, Dichtungen und Schriften, vol. III (Tagebücher Träume Briefe), a cura di K. L. Schneider, Ellermann, Amburgo 1960. Completano infine il libro una postfazione di Paolo Chiarini dal titolo Georg Heym tra “Jugendstil” ed Espressionismo, tratta da G. Heym, Il ladro. Novelle, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1982, e due saggi sull’espressionismo di Ferruccio Masini: L’espressionismo: una rivoluzione «per l’elementare», tratto da Gli schiavi di Efesto. L’avventura degli scrittori tedeschi del Novecento, Editori Riuniti, Roma 1981, e Espressionismo tra mistica e profanazione, tratto da La via eccentrica: figure e miti dell’anima tedesca da Kleist a Kafka, Marietti, Genova 1986.
Si ringraziano per la disponibilità all’utilizzo dei materiali la moglie di Paolo Chiarini, Antonella Gargano, e le figlie di Ferruccio Masini, Costanza e Sabina Masini.