Dario Bellezza (1944-1996)

Dario Bellezza

Salgo e scendo le scale di una casa non più
castello di forti speranze o robusti amori, ma
che tessendo le fila dei miei disfatti giorni
annunzia inesorabile la voragine della sventura.
Lì, durante la scalata faticosa al vecchio
maniero abitato dai fantasmi sento voci precise
che appartengono all’incubo di notti cadute
addosso alla mia infanzia celeste nutrita
di ardori sconosciuti e angelici languori.

Fantasmi di amori morti, amicizie consumate
dal tempo rapitore di gioventù, inesorabile
abitatore di malate menti sconvolte dal nulla.
Dio non c’è, non c’è speranza per me se rientro
a casa furtivamente, sospetto di morire
per mano di un giovane assassino dietro
un angolo buio. Così appena arrivato, pieno
di sgomento ed eccitato dal mio sangue
non versato, alzo a me stesso la preghiera
solitaria di chi noti’ s’innamora più
del suo assassino innocente e reale.

*

E abbandono morte. Giocattolo di Dio.
Le muse si sveltiscono solo se andate cose
rigirano, sezionando in dolore e confessione,
oscillando fra tenere immagini e pensiero
lucido di ieri, friabile rendendo la memoria
delle realtà impossibili, quelle mai volute
e tutte assoldate al vizio del ricordo.
Le trapassate entità ingiuste e invivibili
che fecero di me un ragazzo come tanti e ora
un morto che cammina, un fiato eterno di pietà
e tristezza, trascinandomi un corpo-cadavere
che di mattina alzo e vesto, rantolo per casa,
chiudo al gabinetto, ascolto nelle sue chiacchiere
insulse e quotidiane, chiedendo udienza alle muse
ancora con ironia come una pianta secca
dai fiori profumati, chissà perché. Dentro
il cuore si agita invano la parola chiave, morte,
morte terrena, morte eterna, ed è il corpo trionfante
bestia che si accalda a dimostrarlo in attesa
di diventare freddo come un marmo.
Questo corpo che vesto e nutro e lavo
e accordo ai separati corpi altrui, costringo ad amare,
manometto, chiedo il perdono della sua putrefazione
perenne in una erezione instabile e impotente, sterile,
senza figli severi e solari per confortare vecchiaia.
Tutto questo decomposto, gracile corpo cadavere
devo affaticarlo per sbiancare una notte senza insonnia
uncinato da pasticche velenose; cuori diabolici nel letto
agitano la loro bandiera nevrotica. “Anche tu sei dei nostri,
caro, scegli l’orgasmo che vuoi. Ti aspettiamo impazienti,
addio!” I morti, gli strabilianti morti vivendo nei sogni
li terrorizzano fino al delirio della più enorme insonnia
e solo le botte dell’infanzia mi placano, giacendo
senza vita lontano dal centro della mia vita.
“Non urlare, Dario, non urlare, sei pazzo.
Un vivente melodramma da strapazzo!”
Così diviso da me, osservo il mio cadavere,
ne contemplo le mille epoche sopravvissute
alle illusioni, alla felicità passeggera di un bacio,
preda di sapienti ladroni notturni che sanno
aspettare fino all’ultimo l’estremo rantolo.

Dario Bellezza, due poesie tratte da Morte segreta, Milano, Garzanti, 1976. (Premio Viareggio)

Dario Bellezza (Roma, 1944 – 1996) è stato un poeta italiano.

In poesia ha pubblicato:
Invettive e licenze, Milano, Garzanti, 1971, 1991
Morte segreta, Milano, Garzanti, 1976. (Premio Viareggio)
Libro d’amore, Milano, Guanda, 1982, 1992
Colosseo, Siena, Quaderni di barbablù, 1982
Io (1975-1982), Milano, A. Mondadori, 1983.
Colosseo; Apologia di teatro, Catania, Pellicanolibri, 1985.
Piccolo canzoniere per E. M., Roma, Edizione del Giano, 1986
Undici erotiche, Roma, L’attico, 1986
Serpenta, Milano, A. Mondadori, 1987. ISBN 88-04-30065-5.
Libro di poesia, Milano, Garzanti, 1990. ISBN 88-11-63022-3, Premio Nazionale Rhegium Julii, sezione Poesia.[8]
Donna di paradiso, Roma, Edizione del Giano, 1992 (nuova ed. ampliata di Piccolo canzoniere per E.M.)
Gatti e altro, Roma, Fermenti, 1993.
L’avversario, Milano, A. Mondadori, 1994. ISBN 88-04-37942-1.
Proclama sul fascino, Milano, A. Mondadori, 1996. ISBN 88-04-41751-X.
Poesie (1971-1996), Milano, Oscar Mondadori, 2002. ISBN 88-04-50609-1.
Colosseo e altri luoghi, Roma, Seam Edizioni, 2013.
ISBN 978-88-8179-516-1.
Tutte le poesie, a cura di Roberto Deidier, Milano, Oscar Mondadori, 2015

La scelta di poesie qui pubblicate è di Giovanni Ibello

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