da Impronte, poesia gallese contemporanea, cura e traduzione di Giorgia Sensi, prefazione di Patrick McGuinness, Mobydick, 2007
A Poet’s Confession
“I did it. I killed my mother tongue.
I shouldn’t have left her
there on her own.
All I wanted was a bit of fun
with another body
but now that she’s gone –
it’s a terrible silence.
She was highly strung,
quite possibly jealous.
After all, I’m young
and she, the beauty,
had become a crone
despite all the surgery.
Could I have saved her?
made her feel at home?
Without her reproaches,
I feel so numb,
not free, as I’d thought…
Tell my lawyer to come.
Until he’s with me,
I’m keeping mum.”
Confessione di poeta
“L’ho fatto. Ho ucciso la mia lingua materna.
Non avrei dovuto lasciarla
là da sola.
Volevo solo divertirmi
con qualcun altro
ma ora che non c’è più –
è orribile il silenzio.
Era molto nervosa,
probabilmente gelosa.
Dopo tutto, io sono giovane
e lei, la bella,
era diventata una vecchia befana,
in barba ai ritocchi.
Avrei potuto salvarla?
metterla a suo agio?
Senza i suoi rimbrotti,
mi sento paralizzata,
non libera, come credevo…
Dite al mio avvocato di venire.
Finché non sarà qui, terrò
acqua in bocca.”
The Flaggy Shore
for Nora Nolan
Even before I’ve left, I long
for this place. For hay brought in before the rain,
its stooks like stanzas, for glossy cormorants
that make metal eyes and dive like hooks,
fastening the bodice of the folding tide
which unravels in gardens of carraigìn.
I walk with the ladies who throw stones at the surge
and their problems, don’t answer the phone
in the ringing kiosk. Look. In the clouds
hang pewter promontories, long bays
whose wind-indented silent coasts
make me homesick for where I’ve not been.
Quicksilver headlands shoot into the night
till distance and the dying of day
dull steel and vermilion to simple lead
blown downwind to the dark, then out of sight.
Flaggy Shore
per Nora Nolan
Ancor prima di partire, mi manca
questo posto. Per il fieno portato dentro prima della pioggia,
i covoni come strofe; per i cormorani lustri
con occhi di metallo, che si tuffano come ganci,
allacciando il corpetto della marea
che srotola le sue pieghe in giardini di carraigìn.
Cammino con le donne che gettano sassi all’onda
e ai loro problemi, non rispondo al telefono
che suona nella cabina. Guarda. Sulle nuvole
sono sospesi promontori di peltro, lunghe baie
con coste silenziose frastagliate dal vento
mi fanno desiderare di tornare dove non sono stata.
Penisole di mercurio si proiettano nella notte
finché la distanza e il morire del giorno
appannano acciaio e vermiglio a semplice piombo
che è spinto sottovento verso l’oscurità, e poi scompare.
Woods
Midwinter and this beechwood’s mind
is somewhere else. Like fallen light
snow’s broken glass fills up the furrows.
Nothing that doesn’t have to moves.
We walk through the frozen waterfall
of boles, all held in vertical
except for a careful woodpile, laid
in pencils across a tidied glade.
Look back and from the place we were
a bird calls out because we’re not there,
a double note whose range expands,
pushing the line where our racket ends
out even further. That elaborate song
can only exist because we’re gone.
A vandal, I shatter that place with a stone.
The bird is for silence, I am for home.
Bosco
Pieno inverno e la mente di questo faggeto
è altrove. Come luci cadute
vitree schegge di neve colmano i solchi.
Niente si muove se proprio non deve.
Attraversiamo la cascata di tronchi
gelati, tutti in verticale
eccetto una nitida pila di fusti
appuntiti dentro una ordinata radura.
Ci voltiamo a guardare e là dove eravamo
un uccello canta perché non ci siamo più,
una nota doppia prolungata,
che arretra la linea dove si spegne
il nostro frastuono. Quel canto elaborato
può esistere solo perché ce ne siamo andati.
Io, vandalo, quel luogo lo distruggo con un sasso.
L’uccello si risolve al silenzio, io verso casa.
Spring
By the time we got back the street had been done
by a bunch of starlings, all of them drunk
and very abusive. I went round the block
three times to avoid them. The local tom
was out on the rampage. The precinct’s trees
were growing their leaves like insects again,
a crop of locusts that all wanted in
to the butter-lit rooms. Our diaries
gave hope that the fever of spring and its wounds
would soon be over. No need to ask why
when car-alarm birds called love at the sky.
A fish like a storm cloud swallowed our moon.
Primavera
Al nostro ritorno la strada era stata preda
di un mucchio di storni, tutti ubriachi
e molto aggressivi. Feci tre volte il giro
dell’isolato per evitarli. Il gatto del quartiere
era scatenato. Sugli alberi dell’area verde
spuntavano di nuovo foglie come insetti,
una moltitudine di locuste che volevano tutte
entrare nelle stanze dalla luce burrosa. I nostri diari
si auguravano che la febbre primaverile e le sue ferite
se ne andassero presto. Inutile chiedere perché
quando uccelli-sirene-antifurto emettevano al cielo richiami d’amore.
Un pesce come nube burrascosa inghiottì la nostra luna.
Bio-bibliografia di Gwyneth Lewis
Gwyneth Lewis è nata a Cardiff, Galles, nel 1959. Ha frequentato una scuola bilingue a Pontypridd e si è laureata in lettere all’Università di Cambridge. Ha studiato a Harvard e Columbia, ha lavorato per la televisione, e come giornalista freelance. Scrive e pubblica sia in gallese, la madrelingua, che in inglese. È stata poeta nazionale del Galles nel 2005-2006.La sua prima raccolta inglese, Parables and Faxes (Bloodaxe, 1995), ha vinto l’Aldeburgh Poetry Festival Prize. Nel 1988 Gwyneth Lewis ha ricevuto un Eric Gregory Award. La sua seconda raccolta inglese, Zero Gravity (Bloodaxe, 1998), è stata una Poetry Book Society Recommendation. La sua raccolta in gallese, Y Llofrudd Iaith (2000) ha vinto l’Arts Council of Wales Book of the Year Award. Nel 2002 Lewis ha pubblicato la sua prima opera di non-fiction: Sunbathing in the Rain: A Cheerful Book on Depression, resoconto della sua battaglia contro la depressione. La raccolta Keeping Mum è del 2003, Sparrow Tree (2011) ha vinto il Roland Mathias Poetry Award. Lewis scrive anche per la radio, la televisione, il teatro e l’opera; Clytemnestra è stata rappresentata da Welsh National Opera
Nel 2019 Gwyneth Lewis è stata nominata Honorary Fellow di Balliol College, Oxford.
Bio-biobliografia di Giorgia Sensi
Giorgia Sensi è traduttrice freelance dall’inglese di fiction, non-fiction e soprattutto poesia. Vive a Ferrara.
Ha tradotto raccolte di Carol Ann Duffy, Jackie Kay, Gillian Clarke, Margaret Atwood, Eavan Boland, Kate Clanchy, Patrick McGuinness, John Barnie, Philip Morre, e altri ancora, e curato diverse antologie.
Fa parte della redazione di «Interno Poesia», blog e casa editrice, per la promozione della poesia.
È collaboratrice del Blog Rai, Poesia di Luigia Sorrentino.
Le sue pubblicazioni più recenti, nel 2018:
La compagnia più bella, (The Bonniest Companie) Kathleen Jamie, Medusa Editore;
Scrutare gli orizzonti, (Sightlines) Kathleen Jamie, narrativa di viaggio, Luciana Tufani Editrice;
una raccolta di poemetti di Natale di Carol Ann Duffy,Un Natale inglese, con Andrea Sirotti, Le Lettere.
Nel 2019:
Déjà-vu, poesie scelte di Patrick McGuinness, IP Editore,
Falco e ombra, (Hawk and Shadow) antologia di poesie e prose di Kathleen Jamie, IP Editore;
La testa di Shakila, poesie e prose di Kate Clanchy, Lietocolle-gialla oro;
8 poesie di Jenny Mitchell per la rivista Versodove, n. 21;
Istantanea di ippopotamo con banane e altre poesie, (Snapshot of Hippo with Bananas and other poems) Philip Morre, IP.
La casa sull’albero, poesie scelte di Kathleen Jamie, Ladolfi Editore, 2016, ha vinto il Premio Marazza 2017 per la traduzione poetica.
Giorgia Sensi ha inoltre ricevuto il ‘Premio Nazionale per la Traduzione’ 2019, conferito da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.