La poesia di John Barnie

John Barnie

A cura di Giorgia Sensi

Later

When I’m too old for scrambling
Up and down the hills
And valleys of sex, I’ll
Rethink my position,

Look at water
Under a microscope,
The study of clarity;
Float pollen in its lens

Till the nuggets and shields
Come clean
As Trojan gold. I’ll enjoy
The facelessness

Of that; the worth
Of nothing. Then
I might take silence
In sunlight,

Listening for its hiss
In interstices
Of leaves. I’ll sit
With the surface

Of a white page,
And think of cleanness
In a mind prepared to leave.
Everyone else

Will carry on
Living with the red shift,
Each believing of the other:
“He is saying goodbye.”

Dopo

Quando sarò troppo vecchio per scorrazzare
su e giù per i monti
e le valli del sesso,
rivedrò la mia posizione,

osserverò l’acqua
al microscopio,
studio della chiarezza;
farò galleggiare il polline nella lente

finché pepite e scudi
non brilleranno
come oro di Troia. Godrò
di quella impersonalità;

del valore
del nulla. Poi
potrei prendere il silenzio
alla luce del sole,

ascoltarne il sibilo
tra gli interstizi
delle foglie. Siederò
con la superficie

di una pagina bianca,
e penserò alla pulizia
di una mente pronta ad andarsene.
Tutti gli altri

continueranno
a vivere con il red shift,
e ciascuno penserà dell’altro:
“Sta prendendo commiato.”

Lightning Country

The larks have come down into stillness, and a wind
Whirligigs across the fields, the thick feathery wheat
In sudden buffets. Clouds the colour of plums
Cluster and ripen under the sky’s dark branches.
The air could split, and the houses hold on
To their roofs; they know what’s happening,
Crouched by the roads, out on the far horizon.
Rain gouts burst on darkening tarmac,
And at the world’s end thunder barrels and rolls
Through an empty room, then grumbles into nothing.
The air grows chill, touchy. A zipflash
Of lightning ladders the sky; and a couple
Who were dawdling in the make-believe fields
Break into a run, rain hissing through the keeling wheat –
magnetic north
To the lightning’s needle,
Its quivering, steady
Black, as the wild earth
Flattens, ears back, like a hare.

Paese di lampi

Le allodole si sono arrese al silenzio e il carosello
del vento sui campi scompiglia la massa lieve del grano
in rapide sferzate. Grappoli di nuvole color prugna
maturano sotto i rami scuri del cielo.
L’aria potrebbe fendersi, e le case si aggrappano
ai loro tetti; rannicchiate lungo le strade,
sanno cosa succede, là sul lontano orizzonte.
Gocce di pioggia scoppiano sull’asfalto che si fa scuro,
e alla fine del mondo il tuono galoppa e rotola
in una stanza vuota, e borbottando si risolve in nulla.
L’aria si fa fredda, brusca. La smagliatura di
un lampo percorre il cielo, e una coppia
che gironzolava nei campi della finzione
si mette a correre, con la pioggia che sibila tra il grano che si piega–
nord magnetico
all’ago del lampo,
il suo nero tremulo,
stabile, mentre la terra selvatica
si appiattisce, orecchie all’indietro, come una lepre.

How To Watch Birds

Shallows of the sea frozen over in sheets,
Crackling panes of ice that split, squeaked under foot,
And in between, wrinkled sand like buried ribs.
The tide was turning, sneaking in under the ice,
Cold runs of water like the clearest crystal.
We walked on the sand, wavered, slid, on the creaking sea,
And a steely wind tortured tears from our eyes,
So the world wobbled, flashed ripple-light
Off water and ice, while the cold dug deep
Into our bones, and the wind hammered our skulls.
Doug had brought brandy which we drained in large gulps,
And the glow-coloured liquid left us no warmer.
We were defeated. But the great black-backed gulls,
Redshanks and shelducks and barrel-chested geese
Stayed on, foursquare on ice or seafrozen stones,
Staring into the wind. We lurched, lunged back
to the road.
My head banged with pain
The cap of bone too cold
To touch, the wrinkled brain
Hunched in its hole, like a toad.

Come osservare gli uccelli

Strati gelati di mare nella secca, scricchiolio
di lastre di ghiaccio che si spaccano, cigolano sotto i piedi,
e in mezzo rughe di sabbia come costole sepolte.
La marea stava girando, furtiva avanzava sotto il ghiaccio,
correnti fredde di acqua come il più limpido dei cristalli.
Camminammo sulla sabbia, traballando, scivolammo sul mare che crepitava,
e un vento tagliente ci straziò gli occhi fino alle lacrime,
così il mondo tremolò, rifletté da acqua e ghiaccio
lampi di luce increspata, mentre il freddo ci penetrò
fin dentro le ossa, e il vento ci martellò il cranio.
Doug aveva portato del brandy che scolammo in grandi sorsate,
e il liquido del color della fiamma non riuscì a riscaldarci.
Eravamo sconfitti. Ma i grandi gabbiani dal dorso nero,
i totani, le tadorne e le oche dall’ampio torace
loro rimasero, ben saldi sul ghiaccio o sui sassi gelati dal mare,
a fissare il vento. Noi, barcollando, ci ributtammo
sulla strada.
La testa mi pulsava dal dolore
la scatola cranica troppo fredda
da toccare, il cervello raggrinzito
rannicchiato nel suo buco, come un rospo

Le poesie di John Barnie sono tratte da “Convergenze parallele”, a cura e traduzione di Giorgia Sensi, Mobydick, 2009

Bio-bibliografia di John Barnie

John Barnie vive sulla costa occidentale del Galles, a Comins Coch, vicino a Aberystwyrh. Ha insegnato per molti anni all’Università di Copenhagen prima i lasciare la carriera accademica e tornare in Galles dove per anni è stato direttore della rivista culturale-politica “Planet: the Welsh Internationalist”. Nel panorama letterario gallese, John Barnie è una delle figure più eminenti e più stimate. Ha pubblicato 17 raccolte poetiche, tra le quali “Sea Lilies: Selected Poems 1984-2003” e “Trouble in Heaven”, 2007, pubblicate da Seren Books; narrativa e saggistica; un romanzo ambientalista in versi, “Ice” (2001). La raccolta di saggi “The King of Ashes” (1989) ha vinto il Welsh Arts Council for Literature. Gran parte della sua poesia celebra il mondo della natura nel Galles della sua infanzia e adolescenza. I suoi lavori più recenti denunciano l’impatto distruttivo della presenza umana sul mondo naturale.
Tra le sue opere più recenti il memoir “Footfalls in the Silence”, (2014), e le raccolte poetiche “Wind Playing with a Man’s Hat” (2016); “Departure Lounge” (2018); “Sunglasses”, pubblicate da Cinnamon Press.
John Barnie suona la chitarra con il gruppo Hollow Hog.

Bio-biblio di Giorgia Sensi

Giorgia Sensi è traduttrice freelance dall’inglese di fiction, non-fiction e soprattutto poesia. Vive a Ferrara.
Ha tradotto raccolte di Carol Ann Duffy, Jackie Kay, Gillian Clarke, Margaret Atwood, Eavan Boland, Kate Clanchy, Patrick McGuinness, John Barnie, Philip Morre, e altri ancora, e curato diverse antologie.
Fa parte della redazione di «Interno Poesia», blog e casa editrice, per la promozione della poesia.
È collaboratrice del Blog Rai, Poesia di Luigia Sorrentino.
Le sue pubblicazioni più recenti, nel 2018:
La compagnia più bella, (The Bonniest Companie) Kathleen Jamie, Medusa Editore;
Scrutare gli orizzonti, (Sightlines) Kathleen Jamie, narrativa di viaggio, Luciana Tufani Editrice;
una raccolta di poemetti di Natale di Carol Ann Duffy,Un Natale inglese, con Andrea Sirotti, Le Lettere.
Nel 2019:
Déjà-vu, poesie scelte di Patrick McGuinness, IP Editore,
Falco e ombra, (Hawk and Shadow) antologia di poesie e prose di Kathleen Jamie, IP Editore;
La testa di Shakila, poesie e prose di Kate Clanchy, Lietocolle-gialla oro;
8 poesie di Jenny Mitchell per la rivista Versodove, n. 21;
Istantanea di ippopotamo con banane e altre poesie, (Snapshot of Hippo with Bananas and other poems) Philip Morre, IP.
La casa sull’albero, poesie scelte di Kathleen Jamie, Ladolfi Editore, 2016, ha vinto il Premio Marazza 2017 per la traduzione poetica.
Giorgia Sensi ha inoltre ricevuto il ‘Premio Nazionale per la Traduzione’ 2019, conferito da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

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