L’ordine del mondo



Nel tempo del coronavirus
di Luigia Sorrentino

 

 

La pandemia da coronavirus della quale si è cominciato a parlare in Italia dal 22 febbraio 2020 è l’epidemia mondiale chiamata COVID-19 e provocata dal virus SARS-CoV-2.

Di questo virus noi, persone comuni, sappiamo davvero ben poco.
Ci hanno detto che si era diffuso già molti mesi prima nel mercato del pesce di Wuhan, in Cina, per poi propagarsi in Giappone, poi in Italia, e via via, velocemente in tutto il mondo, causando migliaia e poi milioni di morti.
Successivamente abbiamo saputo che il virus, manifestatosi con febbre alta, tosse, e con una strana polmonite interstiziale, circolava in Italia già dall’ ottobre 2019.

Il governo italiano colto alla sprovvista ha preso decisioni drastiche: nel tentativo di arginare l’emergenza sanitaria e la diffusione del virus ha costretto l’intera popolazione a restare in isolamento per mesi, fermando, di fatto, l’intero Paese.

La necessità di contenimento imposte dalla pandemia hanno sollevato numerose proteste sul piano geopolitico e ideologico, volte a rivendicare i diritti umani che sembravano essere stati messi in discussione. Anche se nella maggioranza dei casi, le reazioni più condivise sono state di accettazione eppure spesso alla base vi era un fondo di amarezza per quello che sembrava essere, oltre che una misura di tutela sanitaria, anche un attentato alla libertà individuale e collettiva.

L’isolamento forzato, il trauma vissuto dalle persone contagiate che hanno dovuto separarsi bruscamente da uno o più familiari che avevano contratto il virus in una forma più grave con difficoltà respiratorie tanto da richiedere il ricovero in ospedale… L’aver saputo poi che il congiunto, la persona amata, era morta nella più totale solitudine… Il non aver potuto assistere i propri cari negli ultimi istanti della loro vita… Il non aver potuto dare loro degna sepoltura… è stata un’ esperienza tragica e estremamente violenta.

Molti studiosi hanno detto poi che la violenza e la velocità del virus di trasformarsi e di replicarsi potrebbe essere stata causata anche dall’inquinamento ambientale e dai già tanto temuti cambiamenti climatici. Un fatto che ci pone oggi più che mai di fronte alla necessità e all’urgenza di fare una scelta decisiva nel nostro presente: cambiare il nostro modo di vivere per non ammalarci e per non distruggere il nostro pianeta.

Ma attraverso quali metodi si configurerà il nuovo modo di vivere e di stare al mondo?

Partendo da questi elementi di riflessione, poeti, scrittori, filosofi e giuristi  fanno formato una catena umana, ognuno scegliendo la propria lingua di elezione nella consapevolezza che oggi più che mai c’è bisogno di “strumenti umani” per governare il mondo. Poeti, artisti, filosofi si prendono per mano nella consapevolezza che è necessario tornare insieme a riflettere sulla condizione umana e sulle nuove prospettive che l’umano dovrà fronteggiare.

Ancora una volta al centro di tutto torna la parola.

Catena umana è dunque la forza del dialogo fra le diverse discipline umanistiche nel tempo del coronavirus, la più grande pandemia della storia moderna.

A prendere la parola domani, 29 maggio 2020, sarà Jean-Luc Nancy. Per il filosofo francese, la poesia, custodisce il senso di tutte le cose ed è per questa ragione che Nancy afferma la necessità e la resistenza della poesia, del fare poetico. Per Nancy “tutto il fare si concentra nel fare del poema, come se il poema facesse tutto ciò che può essere fatto.”

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CATENA UMANA/HUMAN CHAIN
Nel tempo del coronavirus è un progetto di Luigia Sorrentino
realizzato con la collaborazione di Fabrizio Fantoni

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