Una poesia inedita di Charles Simic

Charles Simic

Something Evil Is Out There

That’s what the leaves are telling us tonight.
Hear them panic and then fall silent,
And though we strain our ears we hear nothing—
Which is even more terrifying than something.

Minutes seem to pass or whole lifetimes,
While we wait for it to show itself
This very moment, or surely the next?
As the trees rush to make us believe

Their branches knocking on the house
To be let in and then hesitating.
All those leaves falling quiet in unison
As if not wishing to add to our fear,

With something evil lurking out there
And drawing closer and closer to us.
The house dark and quiet as a mouse
If one had the nerve to stick around.

C’è qualcosa di malefico là fuori

Ci dicono le foglie stasera.
Sentile andare nel panico e poi ammutolire.
E anche se tendiamo l’orecchio non sentiamo niente —
ancora più terrificante che sentire qualcosa.

Pare passino minuti o vite intere,
mentre aspettiamo si manifesti
proprio in quest’attimo, o di certo nel prossimo?
E intanto gli alberi s’assiepano a farci credere

ai loro rami che bussano sulla casa
perché li si faccia entrare, ma poi esitano.
Tutte quelle foglie che cadono mute all’unisono
come desiderassero non esasperare le nostre paure,

con qualcosa di malefico in agguato là fuori
che ci si avvicina, si avvicina sempre più.
La casa buia e silenziosa come un topo
se si avesse il fegato di restarci.

Traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, da  “Avvicinati e ascolta” in uscita questo inverno per le Edizioni Tlon.

NOTA DI ALBERTO FRACCACRETA

La grande poesia riesce sempre a trarre un barbaglio di futuro dall’intarsio brillante dei versi. Charles Simic — che ha pubblicato Come Closer and Listen circa un anno fa in America e che ha gentilmente donato questa lirica nella splendida versione di Damiano Abeni e Moira Egan ­— sembra antivedere pandemia, quarantene, coprifuoco, disordini sociali, ingiustizie: insomma tutto quello che oggi è di cocente attualità. Sono le foglie a mormorarlo, persino con delicatezza e comprensione per «non esasperare le nostre paure». Foglie secche ma dotate di sentimento, junghianamente prefigurazioni dell’attesa di «qualcosa di malefico in agguato là fuori/ che si avvicina»: e non è detto che l’interiorità — simboleggiata dalla «casa buia e silenziosa» — sia davvero un posto migliore. L’invito è di ascoltare ciò che accade in punta di piedi, con l’atteggiamento umile e deferente delle foglie, il passo esitante degli alberi che non negano le sofferenze e le contraddizioni del reale, ma invitano l’uomo a una riflessione più accurata, a un rispettoso silenzio che sa parlare ed è paziente.

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2 pensieri su “Una poesia inedita di Charles Simic

  1. Un’economia di scrittura impressionante: nitida, realistica, evocativa. Ricapitola e brucia un paio di secoli di poesia in lingua inglese: da Blake al primo Eliot, a oggi. Per altri versi a me richiama il realismo conciso e perturbante di Raymond Carver, perché questa, come altre poesie di Simic, è anche un esemplare mini racconto.

  2. Si Giuseppe, è una poesia narrativa, che racconta come un incubo l’infestazione della terra, il dominio del virus. Molto bravi nella traduzione Abeni e Moira Egan. E, come rivela il commento di Alberto Fraccacreta, è poesia viva al presente, a quello che accade oggi, anche se le poesie sono state scritte “prima”. Questa è la vera poesia, la poesia che non ha bisogno del coronavirus per farti sentire il brivido dell’attuale. Grazie Simic.

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