Ti ho vista seduta presso la fossa
precedevi i fatti del giorno
sapevi a memoria tutta la storia
eppure attendevi il prodigio elementare
Ferma come il lago l’intera nostra vicenda
nera e con la folaga immersa
che disperatamente chiama
il suo simile da una parte all’altra dell’acqua
Come quel pennuto che non vola
resti incerta tra le canne e la sponda,
adesso che anche la morte
non è più un segreto
tutto ti affanna
*
Ti ho visto prima che arrivassi
eri nella pietra muta
e ora scorro come torrente ematico
nella tua materia
Organismo contro organismo
l’uno dell’altro
la funzione metabolica
Che tu esista solo in queste stanze
mentre altrove siamo già carogna
cosa importa
Tu sei il braciere
e io il marrone
che si frantuma nella scorza
*
Venni meno come l’arbusto
sotto il tiro dell’inverno
di me rimase l’ombra di terra
presso il cinema vuoto
Dentro solo la macchina continuava a svolgere
con un ronzio simile a un nido di api
Mi tornò la memoria di mio padre
che dormiva sui sedili reclinati, nel cinema muto,
e il suo sonno di marmo
sembrava l’approssimarsi della morte
Mi riempii la bocca di terra
per sentirmi cruda e viva
tra le altre pietre e le altre piante
Vanina Zaccaria, tre poesie da Non si muore di notte, RP Libri, 2020.
Vanina Zaccaria vive e lavora a Napoli. La sua attività si è costantemente divisa tra il percorso artistico-letterario e l’impegno nel campo della ricerca storico-sociale.
Laureata in Servizio Sociale, attualmente è presiedente della Fondazione Lermontov per la quale ha curato l’allestimento del Premio Internazionale Lermontov e la divulgazione dei volumi della Biblioteca Lermontov. Ha collaborato con il giornale in lingua italiana e russa Sussurri e Grida, curando rubriche di letteratura e geopolitica. Studiosa della cultura ellenica, attualmente cura, assieme alla corrispondente da Atene Sofia Skleida, la rubrica La rivelazione greca per la rivista di cultura poetica e letteraria Menabò (Terra d’Ulivi edizioni). Non si muore di notte (RP libri, 2020) è la sua opera prima in poesia.
La scelta dei testi qui pubblicati è di Giovanni Ibello
Brava Vanina , saggezza pura , buon sangue non mente !
Un organicismo emozionale attraversa le trabecole ossee, del dire poetico. Volge all’eterno la memoria intrisa di eco-storia, figlia della terra, che avvolge nel tutto l’esperienza soggettiva, offrendola al mondo. La morte è passaggio del corpo, prima ancora che dell’anima, e il sangue reclama legami e li suggella con la lama del dolore. Nella privazione della presenza, il reclamo, accorato, del ritorno.