Der Andere
Tiefere Wunden als mir
schlug dir das Schweigen,
gröBere Sterne
spinnen dich ein in das Netz ihrer Blicke,
weiliere Asche
liegt auf dem Wort, dem du glaubtest.
L’altro
Piú profonde ferite che a me
inflisse a te il tacere,
piú grandi stelle
ti irretiscono nella loro insidia di sguardi,
piú bianca cenere
giace sulla parola cui hai creduto.
*
Auch wir wollen sein,
wo die Zeit das Schwellenwort spricht,
das Tausendjahr jung aus dem Schnee steigt,
das wandernde Aug
ausruht im eigen Erstaunenund
Hütte und Stern
nachbarlich stehn in der Bläue,
als ware der Weg schon durchmessen
Anche noi vogliamo essere,
dove il tempo dice la parola di soglia,
il millennio giovane si alza nella neve,
l’occhio errante
si calma nella propria sorpresa
e capanna e stella
stanno nel blu da vicini di casa,
come se la strada fosse già percorsa.
da “Conseguito silenzio” a cura di Michele Ranchetti, Einaudi, 2010
Michele Ranchetti, studioso di storia delle religioni, di Wittgenstein e di Freud, ha pubblicato saggi su psicoanalisi su “Psicoterapia e scienze umane” e, recentemente, ha curato per i “Meridiani Mondadori” l’edizione della Bibbia di Diodati. Presso Einaudi ha pubblicato “Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo” (“Saggi”); ha curato, insieme a Gianfranco Bonola, il saggio di Walter Benjamin “Sul concetto di storia” (“Biblioteca Einaudi”) e, con Mauro Berrtani, il volume “Psicoanalisi e antisemitismo” (“PBE”).
Altissima poesia e ottima traduzione
Queste due poesie di Celan sono intensissime. La traduzione è ottima, anche se è davvero difficile tradurre Celan. Portano la stessa ossessione della Shoah: “un’ insidia di sguardi [….] tace sulle parole che non hai creduto.”
E nella seconda: “capanna e stella/ stanno nel blu da vicini di casa,/come se la strada fosse già percorsa.”
Grandiosa.
Qui Celan parla del Natale cristiano vissuto come se “la strada fosse già percorsa”, ma la strada è ancora nella “conquista del silenzio”.