di Davide Rondoni
Franco, poeta de l'Angel e dell'aria, era acuto di vita il tuo sentire veniva da un rimuginare senza quiete e senza amarezza era una bellezza dei colletti aperti, della carezza che va via dove va, degli occhi che mai incerti cercavano umani gli occhi - un diapason preciso che veniva da chissà risuonava in te mentre compilavamo la nostra democratica antologia, poeti semisconosciuti, voci di malinconia - e di gratitudine, profezia dei semplici. Caro Franco, di libertà noi complici...
Ho sentito Franco al telefono due giorni prima che morisse. Ci si vedeva, abbiam fatto tante cose e letture insieme, e anche una antologia (Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000, Garzanti) che fece discutere per la libertà di criterio. Si andava in pizzeria talvolta a Milano, lo passavo a prendere con qualche amico poeta e con lui e la Silvana si cenava. Era un uomo buono, intenso, aperto. Maestro gentile di tanti più giovani. Mancherà. Resterà. Era un matto di Dio, e ora se lo gode.