Victor Hugo, “I Cavalieri erranti”

 

Victor Hugo

I CAVALIERI ERRANTI. I POEMI CAVALLERESCHI DI VICTOR HUGO

Quello che si propone è un Victor Hugo inedito: è l’Hugo dei miti, delle leggende, l’Hugo medievale, soprattutto è l’Hugo che si concede al poema cavalleresco. Ne La légende des siecles (silloge scritta a intermittenza tra il 1855 e il 1876), quello che si può considerare probabilmente il più grande scrittore francese dà luogo a un particolare ciclo. Les Chevaliers errants, composto da due poemi cavallereschi: Le petit roi de Galice ed Eviradnus. Ecco che i suoi eroi, Roland ed Eviradnus, si caricano di forza mistica, scontrandosi coi rappresentanti del male, facendo fede nelle loro innumerevoli esperienze, copiose battaglie, soprattutto in un’ispirazione divina, che li rende invincibili, donando loro l’astuzia d’Ulisse, il vigore necessario per combattere interi eserciti in completa solitudine. La forza dell’eroe è per Hugo quella di Dio, l’eroe è intermediario di Dio e non ha bisogno di vivere con gli uomini, perché egli è e rimane, anche nella vecchiaia, come nel caso di Eviradnus, un semidio, destinato sempre a vincere per ottenere Giustizia – d’altra parte l’Autore l’afferma anche nel suo Booz endormi: Le jeune homme est beau, mais le vieillard est grand. L’eroe impersona così il Poeta e così quello che lui definisce l’homme des utopies, capace di reinterpretare la realtà, scavando all’interno dei suoi meandri, riuscendo, da solo, a trovare la soluzione giusta, quella soluzione che, anche vista da un punto di vista cristologico, s’eleva a simbolo di Salvezza eterna per l’Umanità, continuamente circondata dal Male e da questo contaminata.

dall’introduzione di Stefano Duranti Poccetti

Victor Hugo, Les Chevaliers errants/ I Cavalieri erranti, traduzione di Stefano Duranti Poccetti, Nulla Die, 2021.

Il crocifisso

Intanto, laggiù, senza bisogno di colpi di sperone,
il cavallo galoppava sempre a perdifiato;
passò il fiume, attraversò la piana,
volava, in quei momenti, fremente e rapito.
Il bambino si girava, temendo d’essere seguito
e di scorgere, dall’altezza della mostruosa tana,
discendere qualche fratello orribile di suo padre.

La sera scendeva, Compostela apparse.
Il cavallo attraversò il ponte di granito grezzo
dove San Giacomo pose le prime basi.
I bei campanili sortivano dalle brume incerte
e l’orfano rivisse il suo natale paradiso.

Vicino al ponte s’ergeva, su un alto piedistallo,
un Cristo in pietra. Ai suoi piedi stava la Madonna.
Una bianca candela illuminava il viso misericordioso,
più dolce all’ora in cui l’ombra s’allarga nel profondo
dei cieli.
Il piccolo arrestò il suo cavallo, scese,
s’inginocchiò, raccolse le mani davanti alla candela,
e disse:

“O mio buon Dio, mia buona, santa Vergine,
ero perso, ero un verme sotto il pavimento;
i miei zii mi tenevano, ma voi m’avete salvato,
inviandomi quel paladino di Francia.
Signore, m’hai mostrato la differenza
tra gli uomini buoni e gli uomini cattivi.
Avrei potuto avere in me brutte inclinazioni,
sarei potuto diventare io stesso un infame,
ma, salvando la mia vita, o Dio, hai salvato la mia anima;
mi sei apparso in quest’uomo, Signore,
ho visto il giorno, la fede, l’onore
e ho compreso la necessità che un principe compartecipi
alla sfortuna, per comprendere, o Padre, la giustizia!
O Maria! o Gesù! in ginocchio
davanti al crocifisso dove voi per noi sanguinate,
giuro di conservare questo ricordo e d’essere
dolce col debole, leale col buono, terribile col traditore,
giusto e caritatevole per l’eternità, ecco cosa
ho appreso da quel valoroso cavaliere. Per questo
prendo a testimonianza le vostre sante aureole.”

Il cavallo di Roland intese tali parole.
Alzò la testa e affermò al giovane: “Ben detto, Re.”

L’orfano rimontò sul bianco palafreno
e rientrò in città al suono festante dei campanili.

 

Con questa pubblicazione si vuole riscoprire un Victor Hugo inedito, che inaspettatamente si cimenta nella produzione di un poema cavalleresco, dal titolo I Cavalieri erranti, ciclo composto dai due testi in versi Il piccolo re di Galizia ed Eviradnus, dove ci vengono narrate le gesta di Roland e dello stesso eroe che dà il titolo al poema. I protagonisti sono quelli che posseggono in loro la virtù del Bene, che gli permette di sconfiggere i mali che governano il mondo, questo grazie alla vicinanza a Dio, del quale gli eroi si fanno mediatori. Si tratta di un’opera intensa e visionaria, dove Hugo, che conosciamo essenzialmente come romanziere, ci mostra tutta la sua abilità poetica.

Victor Hugo nasce a Besançon il 26 febbraio 1802 e muore a Parigi il 22 maggio 1885. Scrittore, poeta, drammaturgo e anche politico, è considerato il padre del Romanticismo francese. Conosciuto in particolare per il suo romanzo I miserabili, ha scritto anche numerose sillogi poetiche, come Le voci interiori, Le orientali e La leggenda dei secoli.

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