A CURA DI BERNARDINO NERA E FLORIANA MARINZULI
Nata a Glasgow verso la fine del 1955, Carol Ann Duffy è la primogenita di una famiglia cattolica di estrazione sociale operaia, composta dal padre Frank Duffy, dalla madre Mary Black e da altri quattro fratelli. All’età di sei anni Carol Ann si trasferisce insieme alla famiglia a Stafford, nel nord dell’Inghilterra, per motivi di lavoro del padre.
L’esperienza di emigrazione e sradicamento dalle proprie origini scozzesi risulterà decisiva nella formazione del carattere dell’allora bambina Carol Ann. In particolare, lo stato di iniziale esclusione da parte dei coetanei inglesi e la conseguente alienazione nel vivere fra due dimensioni, quella domestica, familiare, rassicurante contrapposta a una dimensione a lei estranea, nuova e alla quale vi è la necessità, seppur con fatica, di integrarsi e adattarsi, la portano a sviluppare una sensibilità singolare nei confronti degli accenti e della lingua in generale.
L’interesse per la poesia nasce tra i banchi della St. Joseph’s Convent School, incoraggiata dalla sua insegnante, June Scriven, che ne aveva individuato la naturale inclinazione, ma è la città di Liverpool, dove Carol Ann Duffy si trasferisce nel 1974 per intraprendere gli studi di filosofia, a iniziarla ai numerosi poetry reading messi in scena in città e a farle da scuola di formazione artistica.
A Liverpool Carol Ann frequenta assiduamente Adrian Henri, e fin d’allora tra i due nasce un intenso rapporto affettivo e artistico che originò la composizione dell’opera poetica scritta in coppia e pubblicata in tiratura limitata nel 1977, con il titolo Beauty and the Beast.
Il 1985 è l’anno dell’esordio letterario con la pubblicazione della prima raccolta poetica, Standing Female Nude, accolta assai positivamente dalla critica. Seguono Selling Manhattan (1987), The Other Country (1990), Mean Time (1993), The World’s Wife (1999), Feminine Gospels (2002), Rapture (2005), e The Bees (2011) che le valgono tra i più importanti riconoscimenti poetici, dal Dylan Thomas Award del 1989 per The Other Country al prestigioso T. S. Eliot Prize del 2005 per Rapture, al Costa Book Awards per la penultima raccolta della poetessa: The Bees (2011). L’ultima antologia poetica pubblicata con il titolo Sincerity, è del 2018 ed è stata tradotta in italiano da Bernardino Nera e Floriana Marinzuli, nel 2020 per l’editore Ladolfi.
Il 1 maggio 2009 Carol Ann Duffy viene nominata Poet Laureate del Regno Unito. Oltre a essere consacrata ufficialmente voce poetica più significativa e amata del paese, la sua nomina segna una svolta memorabile nella tradizione letteraria britannica. È difatti la prima donna, omosessuale dichiarata, a rivestire tale carica in 341 anni di laureateship al maschile. Nel succedere ad Andrew Motion, Duffy si dichiara onorata dell’incarico e non nasconde di aver umilmente accettato a nome di tutte le donne, proprio perché nessun’altra prima di allora era stata insignita di tale onorificenza.
La nomina a Poet Laureate di Carol Ann Duffy segna finalmente l’agognato riconoscimento da parte delle istituzioni della poetessa a figura pubblica.
L’incarico conferitole dalla Regina Elisabetta, che prevede la composizione di versi in occasione di eventi ufficiali, ha dato nuova linfa al suo genio creativo e ha messo fine a un lungo periodo di silenzio, segnato dalla grave perdita della madre e dalla separazione dalla poetessa scozzese Jackie Kay.
L’antologia Lo splendore del tempio, pubblicata dall’editore Crocetti nel 2012, dalla quale sono tratte alcune delle poesie tradotte in italiano da Bernardino Nera e Floriana Marinzuli che presentiamo ai lettori del blog, include in maniera completa ed esaustiva gran parte delle poesie d’amore pubblicate dal 1985, compreso l’intero indice di un’antologia pubblicata nel 2010 con il titolo Love Poems. L’opera, insignita nel 2013 con il Premio Achille Marazza per la traduzione poetica, rappresenta una silloge i cui testi di volta in volta trattano i molteplici volti dell’amore, nelle sue diverse declinazioni e manifestazioni di passione, brama e struggimento che si tramutano in stati di sofferenza, separazione, perdita e lutto, e al contempo giocano sull’elemento dell’ambiguità nei riguardi dell’oggetto del desiderio, al quale sovente non è dato né un nome né un’identità specifici, innescando in tal modo un’opera di esplorazione e rinegoziazione dei rapporti tra innamorati con l’intento, da parte della poetessa, di sovvertire la divisione sbilanciata di potere tra uomo e donna, amante e amata su cui da sempre la tradizione lirica amorosa si è basata.
Se, a livello tematico, la produzione amorosa tende a riconfigurare costantemente la relazione sbilanciata di potere all’interno della coppia, sovvertendo in tal modo vecchi modelli precostituiti appartenenti alla più classica tradizione della poesia d’amore inglese, a livello prosodico e stilistico, si assiste a un rigore formale, dato da un gioco costante di rime e assonanze, che riprende quella stessa tradizione e, in particolar modo, il sonetto di Shakespeare e la poesia metafisica di John Donne e altri componimenti del periodo elisabettiano.
Nel testo della poesia Rapture, la relazione della coppia è di assoluta parità, (Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei). La percezione del sentimento è tanto prorompente da estraniare, seppur in apparenza, le innamorate da una dimensione circoscritta nello spazio e nel tempo (Perché mai le nostre vite si allontanano/ da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,/ in fila verso la morte?), a una metafisica, aspaziale e atemporale, che indica la profondità dell’amore e l’euforia che esso genera (Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì./ Desiderio e passione nell’aria che pensa.)
Se l’unione con l’amante porta a stati di estraniamento estatico, l’elemento di aspazialità e atemporalità accompagna altresì opposti momenti di nostalgica solitudine, in cui l’io poetico cerca di sopperire all’assenza dell’amato/a, attraverso un processo costante di ricordo e memoria, come nel caso di Words, Wide Night, in cui la poetessa esplora una sorta di otherwhere, dove è messa in luce la relazione di verosimiglianza che spesso si stabilisce tra realtà e linguaggio. La poesia si adopera nel tentativo di dare forma al sentimento dell’amore. L’io lirico pensa all’amante lontano e a come poter comunicare in parole la sua passione con eguale forza: «In uno dei tempi intono/ un impossibile canto di desiderio che tu non senti./ La lala la. Vedi? Chiudo gli occhi e immagino/ i cupi colli che dovrei attraversare/ per raggiungerti. »
La condizione di separazione fisica dell’amore porta con sé un senso di frustrazione poiché le parole risultano troppo distanti dal sentimento e dalle emozioni che si vuole esse trasmettano. La potenza del desiderio non riesce a essere contenuta in una canzone, le cui note non possono raggiungere l’amante assente. Rimane lo spazio vuoto, interstiziale, non solo tra gli amanti, ma anche tra le parole e i sensi, a evidenziare una condizione perenne di isolamento che, a detta della stessa Duffy, è propria dell’essere umano:
Secondo me, ciascuno di noi è al di fuori di qualsiasi altra cosa. Anche se sei a letto con la persona amata vi è quella sensazione che porta a sentirti costantemente escluso da ogni forma di contatto. È la condizione e la tragedia propria del nostro essere umani.
Il verso che chiude il componimento, «e questo è ciò che si prova, almeno a parole», denota una totale sfiducia nel linguaggio, il quale più che una fedele traduzione dell’esperienza ne offre una rifrazione smorzata.
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VALENTINE Not a red rose or a satin heart. I give you an onion. It is a moon wrapped in brown paper. It promises light like the careful undressing of love. Here. It will blind you with tears like a lover. It will make your reflection a wobbling photo of grief. I am trying to be truthful. Not a cute card or a kissogram. I give you an onion. Its fierce kiss will stay on your lips, possessive and faithful as we are, for as long as we are. Take it. Its platinum loops shrink to a wedding-ring, if you like. Lethal. Its scent will cling to your fingers, cling to your knife. REGALO DI SAN VALENTINO Non una rosa rossa né un cuore di raso. Ti offro una cipolla. È una luna avvolta in carta marrone. Promette luce come lo spogliarsi attento dell‘amore. Ecco. Ti accecherà di lacrime come un amante. Farà del tuo riflesso una foto sfocata di dolore. Cerco di essere sincera. Non un cartoncino grazioso né un kissogram. Ti offro una cipolla. Il suo bacio feroce resterà sulle tue labbra, possessivo e fedele come siamo noi, finché lo saremo. Prendila. I suoi anelli di platino si restringono: una fede, se vuoi. Letale. Il suo odore ti si attaccherà alle dita, al coltello. TILL OUR FACE Whispers weave webs amongst thighs. I open like the reddest fruit. Between the rapid spaces of the rain the world sweats seas and damp strings tremble for a perfect sound. A bow tugs catgut. Something inside me steps on a highwire where you search crimson for a silver thread. A rose glows beneath the drift of pine needles. I bite your lip, lost. Come further in, where eyes stare inward at the skull as the roof of the brain takes flight. Your mouth laps petals till our face is a flower soaked in its own scent. The planets abandon us. FINCHE' IL NOSTRO VOLTO Sospiri tramano reti tra le cosce. Mi apro come il più rosso dei frutti. Tra i rapidi spazi della pioggia il mondo suda mari e corde umide tremano per un suono perfetto. Un arco pizzica la corda. Qualcosa dentro di me cammina su una fune dove cerchi nel cremisi un filo d’argento. Una rosa arde sotto una pioggia di aghi di pino. Ti mordo il labbro, persa. Vieni più dentro, dove gli occhi fissano l’interno del cranio mentre la sommità del cervello s’alza in volo. Con la bocca lambisci petali finché il nostro volto è un fiore impregnato del suo stesso profumo. I pianeti ci abbandonano. CORRESPONDENTS When you come on Thursday, bring me a letter. We have the language of stuffed birds, teacups. We don’t have the language of bodies. My husband will be here. I shall inquire after your wife, stirring his cup with a thin spoon and my hand shall not tremble. Give me the letter as I take your hat. Mention the cold weather. My skin burns at the sight of you. We skim the surface, gossip. I baked this cake and you eat it. Words come from nowhere, drift off like the smoke from his pipe. Beneath my dress, my breasts swell for your lips, belly churns to be stilled by your brown hands. This secret life is Gulliver, held down by strings of pleasantries. I ache. Later your letter flares up in the heat and is gone. Dearest Beloved, pretend I am with you…I read your dark words and do to myself things you can only imagine. I hardly know myself. Your soft, white body in my arms…When we part, you kiss my hand, bow from the waist, all passion patiently restrained. Your servant, Ma’am. Now you write wild phrases of love. The words blur as I cry out once. Next time we meet, in drawing-room or garden, passing our letters cautiously between us, our eyes fixed carefully on legal love, think of me here on my marriage-bed an hour after you’ve left. I have called your name over and over in my head at the point your fiction brings me to. I have kissed your sweet name on the paper as I knelt by the fire. CORRISPONDENTI Quando verrai giovedì portami una lettera. Il nostro è il linguaggio degli uccelli impagliati, tazze da tè. Non è il linguaggio dei corpi. Mio marito sarà qui. Chiederò di tua moglie, girandogli il tè con un cucchiaino sottile, la mano non mi tremerà. Dammi la lettera mentre ti prendo il cappello. Un accenno al tempo freddo. La pelle mi brucia alla tua vista. Voliamo basso, gossip. Ho sfornato un dolce e tu lo mangi. Le parole vengono dal nulla, si dissolvono come il fumo della sua pipa. Sotto il vestito i seni turgidi per le tue labbra, la pancia contorta fino a che non verrà placata dalle tue mani brune. Questa vita segreta è Gulliver tenuto a freno con lacci di convenevoli. Sto male. Più tardi la tua lettera divampa nel calore e svanisce. Mia Carissima Amata, fai finta che io sia con te…leggo le tue parole scure e mi faccio cose che puoi soltanto immaginare. Quasi non mi riconosco. Il tuo corpo morbido e bianco tra le mie braccia…Nel salutarci, mi baci la mano, t’inchini dalla cintola, con tutta la passione trattenuta con pazienza. Al vostro servizio, Signora. Ora scrivi frasi d’amore sfrenate. Le parole storpiate dai miei gemiti. Al nostro prossimo incontro, in salotto o in giardino, allo scambio cauto delle nostre lettere, gli occhi fissi attenti all’amore legale, pensa a me qui sul mio letto coniugale un’ora dopo avermi lasciata. Ho evocato più volte il tuo nome dentro di me al punto dove mi porta il tuo racconto. Ho baciato il tuo dolce nome sulla carta inginocchiandomi accanto al fuoco. WARMING HER PEARLS Next to my own skin, her pearls. My mistress bids me wear them, warm them, until evening when I’ll brush her hair. At six, I place them round her cool, white throat. All day I think of her, resting in the Yellow Room, contemplating silk or taffeta, which gown tonight? She fans herself whilst I work willingly, my slow heat entering each pearl. Slack on my neck, her rope. She’s beautiful. I dream about her in my attic bed; picture her dancing with tall men, puzzled by my faint, persistent scent beneath her French perfume, her milky stones. I dust her shoulders with a rabbit’s foot, watch the soft blush seep through her skin like an indolent sigh. In her looking-glass my red lips part as though I want to speak. Full moon. Her carriage brings her home. I see her every movement in my head… Undressing, taking off her jewels, her slim hand reaching for the case, slipping naked into bed, the way she always does… And I lie here awake, knowing the pearls are cooling even now in the room where my mistress sleeps. All night I feel their absence and I burn. SCALDO LE SUE PERLE Accanto alla mia pelle, le sue perle. La padrona mi ordina di metterle, scaldarle, fino a sera quando le spazzolerò i capelli. Alle sei, le poso attorno alla sua fresca gola bianca. Tutto il giorno penso a lei, che riposa nella Stanza Gialla, a contemplare la seta o il taffettà, che gonna stasera? Si sventaglia mentre lavoro con impegno, il mio calore penetra lento in ogni perla. La sua corda, allentata sul mio collo. Lei è bella. La sogno nel mio letto in soffitta; me la figuro a ballare con uomini alti, confusa dal mio profumo tenue, persistente sotto il suo, francese, e le pietre opalescenti. Le inciprio le spalle con un soffice piumino, osservo il lieve rossore che le si diffonde sulla pelle come un sospiro indolente. Nel suo specchio le mie labbra rosse si schiudono come se volessi parlare. Luna piena. La carrozza la riporta a casa. Ho nella testa ogni suo movimento…Si spoglia toglie i gioielli, la mano sottile si allunga verso lo scrigno, s’infila nuda nel letto, come fa sempre…Ed io distesa qui, sveglia sicura che proprio ora le perle si stanno raffreddando nella stanza dove la padrona dorme. Per tutta la notte ne sento la mancanza e brucio. MILES AWAY I want you and you are not here. I pause in this garden, breathing the colour thought is before language into still air. Even your name is a pale ghost and, though I exhale it again and again, it will not stay with me. Tonight I make you up, imagine you, your movements clearer than the words I have you say you said before. Wherever you are now, inside my head you fix me with a look, standing here while cool late light dissolves into the earth. I have got your mouth wrong, but still it smiles. I hold you closer, miles away, inventing love, until the calls of nightjars interrupt and turn what was to come, was certain, into memory. The stars are filming us for no one. COSI’ LONTANO Ti voglio e non sei qui. Mi soffermo in questo giardino, a respirare il colore che il pensiero è prima di diventare linguaggio nell’aria ferma. Pure il tuo nome è un pallido spettro e, per quanto lo esali senza posa, non mi rimarrà accanto. Stanotte ti invento, ti immagino, i tuoi movimenti più nitidi delle parole che ti faccio dire e che hai già detto. Ovunque tu sia ora, nella mia testa mi fissi con uno sguardo, standotene qui mentre la luce fresca della sera si dissolve nella terra. Sbaglio la tua bocca ma sorride lo stesso. Ti stringo a me più vicino, così lontano, a inventare l’amore finché il canto di uccelli notturni interrompe e muta quel che doveva succedere, di sicuro, in ricordo. Le stelle ci stanno filmando senza scopo. GIRLFRIENDS derived from Verlaine That hot September night, we slept in a single bed, naked, and on our frail bodies the sweat cooled and renewed itself. I reached out my arms and you, hands on my breasts, kissed me. Evening of amber. Our nightgowns lay on the floor where you fell to your knees and became ferocious, pressed your head to my stomach, your mouth to the red gold, the pink shadows; except I did not see it like this at that time, but arched my back and squeezed water from the sultry air with my fists. Also I remember hearing, clearly but distantly, a siren some streets away –de da de da de da –which mingled with my own absurd cries, so that I looked up, even then, to see my fingers counting themselves, dancing. INNAMORATE tratta da Verlaine In quella calda notte settembrina, abbiamo dormito in un letto singolo, nude, e sui nostri fragili corpi il sudore evaporava e si rinnovava. Ho allungato le braccia e tu, le mani sui miei seni, mi hai baciata. Serata d’ambra. Le nostre sottane per terra dove ti sei inginocchiata e con ferocia hai premuto la testa contro il mio ventre, la tua bocca sulle ombre rosso oro, rosa; se non che quella volta non era così che la vedevo, ma inarcavo la schiena e spremevo acqua dall’aria umida con i pugni. Ricordo anche di aver udito, distinta seppur lontana alcuni isolati, una sirena – de da de da de da – che si confondeva con le mie stesse grida assurde, così che ho alzato lo sguardo, in quell’istante, e ho visto le mie dita contarsi, danzare. WORDS, WIDE NIGHT Somewhere on the other side of this wide night and the distance between us, I am thinking of you. The room is turning slowly away from the moon. This is pleasurable. Or shall I cross that out and say it is sad? In one of the tenses I singing an impossible song of desire that you cannot hear. La lala la. See? I close my eyes and imagine the dark hills I would have to cross to reach you. For I am in love with you and this is what it is like or what it is like in words. PAROLE, NOTTE ESTESA Da qualche parte al di là di questa notte estesa e dello spazio che ci separa,ti penso. La stanza si allontana lenta dalla luna. È piacevole. O dovrei cancellarlo e dire che è triste? In uno dei tempi intono un impossibile canto di desiderio che tu non senti. La lala la. Vedi? Chiudo gli occhi e immagino i cupi colli che dovrei attraversare per raggiungerti. Perché sono innamorata di te e questo è ciò che si prova, almeno a parole. MOMENTS OF GRACE I dream through a wordless, familiar place. The small boat of the day sails into morning, past the postman with his modest haul, the full trees which sound like the sea, leaving my hands free to remember. Moments of grace. Like this. Shaken by first love and kissing a wall. Of course. The dried ink on the palms then ran suddenly wet, a glistening blue name in each fist. I sit now in a kind of sly trance, hoping I will not feel me breathing too close across time. A face to the name. Gone. The chimes of mothers calling in children at dusk. Yes. It seems we live in those staggering years only to haunt them; the vanishing scents and colours of infinite hours like a melting balloon in earlier hands. The boredom since. Memory's caged bird won't fly. These days we are adjectives, nouns. In moments of grace we were verbs, the secret of poems, talented. A thin skin lies on the language. We stare deep in the eyes of strangers, look for the doing words. Now I smell you peeling an orange in the other room. Now I take off my watch, let a minute unravel in my hands, listen and look as I do so, and mild loss opens my lips like No. Passing, you kiss the back of my neck. A blessing. MOMENTI DI GRAZIA In sogno attraverso un luogo senza parole, familiare. La piccola barca del quotidiano salpa verso il mattino, supera il portalettere col suo modesto carico, gli alberi colmi che risuonano come il mare, lasciandomi le mani libere per ricordare. Momenti di grazia. Come questo. Scossa dal primo amore fino a baciare il muro. Naturalmente. L’inchiostro secco scorreva subito umido sui palmi, un luccicante nome blu in ogni pugno. Siedo ora in una sorta di trance furtiva, sperando di non sentirmi respirare troppo vicino a lungo. Un volto al nome. Passato. Lo voci cantilenanti delle madri a richiamare i figli al crepuscolo. Sì. A quanto pare viviamo quegli anni stupendi solo per poi abitarli da spettri; profumi sbiaditi e colori di infinite ore: un palloncino che si dissolve nelle mani del passato. Da allora solo noia. L’uccello in gabbia della memoria non prende il volo. In questi giorni siamo aggettivi, sostantivi. Nei momenti di grazia eravamo verbi, il segreto nascosto delle poesie, pieni di talento. Una membrana sottile ricopre il linguaggio. Scrutiamo gli occhi di sconosciuti, cerchiamo le parole che fanno l’azione. Ora sento l’odore di te che sbucci un’arancia di là. Sfilo l’orologio, lascio che un minuto mi si dipani tra le dita, mentre ascolto e osservo e un lieve senso di perdita mi dischiude le labbra come un No. Passando, mi baci sulla nuca. Una benedizione. CRUSH The older she gets, the more she awakes with somebody’s face strewn in her head like petals which once made a flower. What everyone does is sit by a desk and stare at the view, till the time where they live reappears. Mostly in words. Imagine a girl turning to see love stand by a window, taller, clever, anointed with sudden light. Yes, like an angel then, to be truthful now. At first a secret, erotic, mute; today a language she cannot recall. And we’re all owed joy, sooner or later. The trick’s to remember whenever it was, or to see it coming. COTTA Più lei invecchia e più si risveglia con il volto di qualcuno sparso nella testa come petali che un tempo formavano un fiore. Quello che tutti fanno è sedersi a un tavolo e guardare il paesaggio, finché il tempo dove vivono riappare. Per lo più a parole. Immagina una ragazza che si gira a guardare l’amore accanto alla finestra, più alto, intelligente, asperso di luce improvvisa. Sì, allora come un angelo, per essere sincera ora. Prima un segreto, erotico, muto; oggi un linguaggio che lei non riesce a ricordare. E prima o poi la gioia tocca a tutti. Il trucco è ricordarsi ogni volta che c’è stata, o vederla arrivare. SLEEPING Under the dark warm waters of sleep your hands part me. I am dreaming you anyway. Your mouth is hot fruit, wet, strange, night-fruit I taste with my opening mouth; my eyes closed. You, you. Your breath flares into fervent words which explode in my head. Then you ask, push, for an answer. And this is how we sleep. You're in now, hard, demanding; so I dream more fiercely, dream till it hurts that this is for real, yes, I feel it. When you hear me, you hold on tight, frantic, as if we were drowning. Put out the light. Years stand outside on the street looking up to an open window, black as our mouth which utters its tuneless song. The ghosts ourselves, behind and before us, throng in a mirror,blind, laughing and weeping.They know who we are. NEL SONNO Sotto le tiepide acque scure del sonno le tue mani mi dividono. Ti sogno comunque. La tua bocca è un frutto caldo, umido, strano, frutto notturno che assaporo con labbra schiuse; a occhi chiusi. Tu, tu. Il tuo respiro brucia in parole appassionate che mi esplodono in testa. Poi chiedi, pretendi una risposta. È così che dormiamo. Ora ci sei dentro, fino in fondo, esigente; così sogno più violentemente, sogno fino a farmi male che sia davvero così, sì, lo sento. Quando mi ascolti, ti reggi forte, t’agiti come se stessimo affogando. Spegni la luce. Gli anni stanno fuori sulla strada a guardare su a una finestra aperta, nera come la nostra bocca che dà voce alla sua canzone stonata. Le ombre di noi stesse, dietro e davanti a noi, s’affollano in uno specchio, cieche, ridono e piangono. Loro sanno chi siamo. FIRST LOVE Waking, with a dream of first love forming real words, as close to my lips as lipstick, I speak your name, after a silence of years, into the pillow, and the power of your name brings me here to the window, naked, to say it again to a garden shaking with light. This was a child's love, and yet I clench my eyes till the pictures return, unfocused at first, then almost clear, an old film played at a slow speed. All day I will glimpse it, in windows of changing sky, in mirrors, my lover's eyes, wherever you are. And later a star, long dead, here, seems precisely the size of a tear. Tonight, a love-letter out of a dream stammers itself in my heart. Such faithfulness. You smile in my head on the last evening. Unseen flowers suddenly pierce and sweeten the air. PRIMO AMORE Al risveglio da un sogno di primo amore con parole vere, aderenti alle labbra come rossetto, pronuncio il tuo nome, dopo un silenzio di anni, nel cuscino, e il potere del tuo nome mi porta qui alla finestra, nuda, per ripeterlo a un giardino che trema di luce. Era un amore da bambini, eppure stringo gli occhi finché le immagini ritornano, prima sfocate, poi quasi chiare, un vecchio film al rallentatore. Lo intravedo per tutto il giorno, in finestre di cielo mutevole, in specchi, negli occhi del mio amore, ovunque tu sia. E più tardi una stella, a lungo spenta, qui, appare grande proprio come una lacrima. Stasera, una lettera d’amore da un sogno mi balbetta nel cuore. Che fedeltà. Mi sorridi nella mente l’ultima sera. Fiori non visti all’improvviso penetrano e addolciscono l’aria. YOU Uninvited, the thought of you stayed too late in my head, so I went to bed, dreaming you hard, hard, woke with your name, like tears, soft, salt, on my lips, the sound of its bright syllables like a charm, like a spell. Falling in love is glamorous hell; the crouched, parched heart like a tiger, ready to kill; a flame’s fierce licks under the skin. Into my life, larger than life, beautiful, you strolled in. I hid in my ordinary days, in the long grass of routine, in my camouflage rooms. You sprawled in my gaze, staring back from anyone’s face, from the shape of a cloud, from the pining, earth-struck moon which gapes at me as I open the bedroom door. The curtains stir. There you are on the bed, like a gift, like a touchable dream. TU Non invitato, il pensiero di te mi si è attardato in testa, così sono andata a letto, sogni di te forti, forti, mi sono risvegliata col tuo nome, come lacrime, molle, sale, sulle labbra, il suono delle sue limpide sillabe, un incanto, un sortilegio. Innamorarsi è un inferno seducente; il cuore rinsecchito, quatto quatto come una tigre pronta ad uccidere; una fiamma fiera lecca sottopelle. Nella mia vita, più grande della vita, tu bellissima, sei entrata passo passo. Mi sono nascosta nei giorni di sempre, fra l’erba alta della routine, nelle stanze mimetiche. Ti sei distesa nel mio sguardo, rifuggendo dal volto di tutti, dalla forma di una nuvola, dalla struggente luna che, sotto l’influsso della terra, mi guarda esterrefatta quando apro la porta della camera. Le tende s’increspano. Ed eccoti lì a letto, come un dono, come un sogno tangibile. NIGHT MARRIAGE When I turn off the light and the dark mile between us crumples and falls, you slip from your self to wait for me in my sleep, the face of the moon sinking into a cloud; or I wake bereaved from the long hours I spend in your dreams, an owl in the forest crying its soft vowels, dark fish swimming under the river’s skin. Night marriage. The small hours join us, face to face as we sleep and dream; the whole of the huge night is our room. NOZZE NOTTURNE Quando spengo la luce e il miglio buio tra di noi si sgretola e crolla, scivoli dal tuo io per aspettarmi nel mio sonno, la faccia della luna sprofonda in una nuvola; o mi sveglio affranta dalle lunghe ore passate nei tuoi sogni, nella foresta un gufo urla le sue vocali molli, pesce scuro nuota sotto la pelle del fiume. Nozze notturne. Le ore piccole si uniscono a noi, dormiamo e sognamo faccia a faccia; tutta l’immensa notte è la nostra camera. RAPTURE Thought of by you all day, I think of you. The birds sing in the shelter of a tree. Above the prayer of rain, unacred blue, not paradise, goes nowhere endlessly. How does it happen that our lives can drift far from our selves, while we stay trapped in time, queuing for death? It seems nothing will shift the pattern of our days, alter the rhyme we make with loss to assonance with bliss. Then loves comes, like a sudden flight of birds from earth to heaven after rain. Your kiss, recalled, unstrings, like pearls, this chain of words. Huge skies connect us, joining here to there. Desire and passion on the thinking air. ESTASI Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei. Gli uccelli cantano al riparo di un albero. Al di sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato, non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine. Perché mai le nostre vite si allontanano da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo, in fila verso la morte? Sembra che nulla passa mutare lo schema dei nostri giorni, alterare la rima data da lutto in assonanza con diletto. Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio, rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole. Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì. Desiderio e passione nell’aria che pensa.
Traduzioni a cura di Bernardino Nera e Floriana Marinzuli