Marina Cvetaeva (1892 -1941)

Marina Ivanova Cvetaeva

Marina Cvetaeva, La principessa guerriera

Dall’Introduzione
Fiabe, filigrane e un finale tragico

 di Marilena Rea

 

Nell’universo Cvetaeva il poema Zar-fanciulla (Car’-devica), una fiaba in versi (poema-skazka, recita il sottotitolo), occupa un posto cardinale. Perché venne composto nel 1920, anno di enormi privazioni, di miseria, freddo e lutto: tra memorie tracciate febbrilmente nei diari e nelle lettere, guerra civile, mercato nero, un marito al fronte e la morte della piccola figlia Irina. Perché è l’espressione più complessa di quello che Cvetaeva chiama la sua «linea russa», cioè l’immaginario folclorico, epico e fiabesco – «Voi sapete quanto io ami l’arte popolare (NB! Io stessa sono il popolo!)». E soprattutto perché è sempre stato considerato da Cvetaeva la sua «cosa migliore».

In un tempo astorico e ciclico, tipico della tradizione folclorica, ripartito in tre Notti e tre Incontri fondamentali (più una breve Notte ultima e una Fine), si consumano le vicende di quattro personaggi: lo Zar ubriacone, la Zarina di seconde nozze, lo Zarevič, e lei – la protagonista assoluta: Zar-fanciulla, la principessa guerriera, la gigantessa dal nome androgino, l’amazzone russa, insieme donna e re. Suo è il regno al di là dei mari, sua è la forza ignea, suo è il dominio sugli elementi del creato; di altezza smisurata e potenza da bogatyr’ (l’eroe epico delle byliny), principio universale maschile, simboleggia la forza attiva del Sole: ha il volto tondo e radioso che ustiona chiunque si accosti, ha una folta chioma riccioluta di un rosso infuocato, vive in un rosso palazzo, guida un Vascello di Fuoco, siede in un rosso padiglione; e, infine, agisce sempre di giorno, durante gli Incontri.

Cvetaeva iperbolizza la principessa guerriera della tradizione, protagonista delle due fiabe russe (la n. 232 e la n. 233) raccolte in Narodnye russkie skazki dell’illustre etnologo Aleksandr Afanas’ev, un libro di fiabe ricevuto in dono nel 1915 dagli amici pietroburghesi Jakov Saker e Sofija Cackina, un libro amato, probabilmente uno di quelli con cui «mi bruceranno», scrive Cvetaeva nel 1926. Guerriera, eretica, santa, pellegrina, strega – sono tante le maschere in cui Cvetaeva racconta il suo rifiuto nei confronti del ruolo convenzionale della donna, a partire dalla lirica Se ti chiamo caro – non ti annoiare (1916), fino ai poemi coevi di Zar-fanciulla (Il Prode, Sul cavallo rosso, Vicoletti); un popolo di donne leggendarie – Pentesilea, Brunilde, Giovanna d’Arco – marcia in filigrana con lo stesso passo militare di Zar-fanciulla, finendo per sovrapporsi alla stessa Cvetaeva. Di questo mondo guerriero femminile – intriso di epos ma anche di leggende popolari e superstizioni, narrato con un inconfondibile linguaggio che si muove, nota Karlynsky, tra registri incolti e colloquiali, registri della Bibbia, dello slavo ecclesiastico e del russo antico – Zar-fanciulla porta il vessillo, con un’ostinata volontà di salvare dall’oblio quell’autentica cultura moscovita, la «Mosca dell’ultima ora e dell’ultima volta» che, con tanto orgoglio, Cvetaeva aveva regalato a Osip Mandel’štam durante il soggiorno a Mosca nel 1916. […]

*

INCONTRO PRIMO

 

Non è un colombo volato
alla finestra per il becchime:
è lo Zarevič che si è alzato,
afflitto, tutto aggobbito.

Che fosse attorno agli occhi,

che nere quelle occhiaie!
Di nuovo è sceso dal letto

con il piede sbagliato!

Afferra il pettinino
e gli scappa dalle mani!

Indugia pensieroso
infilando lo stivale.

«Non capisco che cosa in me
potrebbe trovarci una donna!
Braccia e gambe fiacche
come fatte di pastafrolla!

Mi basta solo la vestaglia,
fratelli miei cristiani!
Nella corazza anche un migliaio
come me ci starebbe largo.

Chi potrebbe spedirmi
a capofitto nel tartaro?
Al posto degli occhi turchini –

due nere cavità.

 

Più niveo di una tovaglia,
un morto. Non c’è storia!
Ogni goccia di sangue
nelle labbra si è raccolta!

Per pudore non strappo
un fiordaliso nei campi.

Gettatemi pure in acqua,
torno, come sughero, a galla!

Anche il sole si nasconde,
non mostra il suo volto.
Forse un venerdì, a mezzanotte

sono venuto al mondo.

All’amore non avvezzo,

odioso a me stesso.
Forse la luna, piangendo,

come lacrima mi ha perso».

Marina Cvetaeva, La principessa guerriera, a cura di Marilena Rei, postazione di Monica Guerritore, Sandro Teti Editore, pp. 283, € 22

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Marina Cvetaeva (Mosca, 1892 – Elabuga, 1941) È tra i più noti poeti russi dell’età d’argento, insieme a Blok, Majakovskij, Pasternak e Achmatova. Figlia di intellettuali, iniziò a comporre versi, prose e pièce teatrali sin da giovanissima. Partì per l’esilio nel 1922, vivendo in varie città europee. Tra il 1923 e il 1940 scrisse Dopo la Russia, le tragedie Arianna e Fedra, numerosi poemi, memorie e lettere, tra cui le famose epistole con Rilke nel 1926. Rientrata in Urss nel 1939, morì suicida dopo essere stata sfollata nel Sud della Russia durante la guerra.

 

Marilena Rea Critica letteraria, docente presso la Link Campus University, insegnante, editor di manuali scolastici, è specializzata in traduzione della poesia russa, su cui tiene seminari presso varie istituzioni e università italiane e straniere. Oltre a numerose opere di Čechov, Tolstoj, Blok, Pasternak, Kušner, Višneveckaja e Alshitz, ha curato e tradotto di Cvetaeva la tragedia Fedra, le raccolte poetiche A Rainer Maria Rilke nelle sue maniScusate l’amoreMestiere, i volumi di prose Mia madre e la musica e Una serata non terrestre. Insignita della menzione d’onore del premio internazionale per la traduzione “Russia-Italia attraverso i secoli – 2012” per il volume di Cvetaeva A Rainer Maria Rilke nelle sue mani, e della segnalazione speciale del premio “Benno Geiger per la traduzione poetica – 2016” per il volume di Pasternak Anch’io ho conosciuto l’amore. Per Sandro Teti Editore ha curato le Poesie di Imadaddin Nasimi e ha tradotto la raccolta poetica Ora zero di Eduard Limonov.

 

Monica Guerritore Attrice di teatro e cinema, autrice, regista e drammaturga. Debutta sedicenne ne Il giardino dei ciliegi sotto la direzione di Giorgio Strehler, il primo di una lunga serie di grandi registi con cui lavorerà. Da sempre impegnata nel campo delle arti e della cultura, è stata nominata nel 2011 Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. Per Mondadori ha pubblicato nel 2010 la sua autobiografia La forza del cuore; nel 2019, invece, per Longanesi è uscito Quel che so di lei. Donne prigioniere di amori straordinari.

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