Una poesia di Mario Benedetti

Per mio padre

Sta solo fermo nella tosse.
Un po’ prende le mani e le mette sul comodino
per bere il bicchiere di acqua comprata,
come tanti prati guardati senza dire niente,
tante cose fatte in tutti i giorni.
Intorno ha una cassettiera con lo specchio,
due sedie scure, un armadio, l’incandescenza minuscola di una stufa.
Dei centrini, la stampa di una natività con il rametto di ulivo,
un taccuino, dei pantaloni, delle cose sue.
Davanti il cielo che è venuto insieme a lui,
gli alberi che sono venuti insieme a lui. Forse una ghiaia di giochi
e dei morti, che sono silenzio, un solo grande silenzio, un silenzio di tutto.
A volte l’acqua del Cornappo era una saliva più molle,
un respiro che scivolava sui sassi.
A volte tutto era l’uccellino del freddo disegnato sul libro di lettura
vicino a una poesia scritta in grande da imparare a memoria.
A volte niente, venire di qua a prendere il pezzo di cioccolato
e la tosse, quella maniera della luce di far tremare le cose,
gli andirivieni, il pavimento stordito dallo stare male.

 

Mario Benedetti (Udine9 novembre 1955 – Piadena27 marzo 2020).
Laureato in Lettere e diplomato in Estetica presso l’Università degli Studi di Padova, si è trasferito a Milano dove ha vissuto. Negli anni ha pubblicato le seguenti raccolte: I secoli della Primavera (Sestante, 1992), Una terra che non sembra vera (Campanotto, 1997), Il parco del Triglav (Stampa, 1999), Umana gloria (Mondadori, 2004), Pitture nere su carta (Mondadori, 2008), Materiali di un’identità (Sossella, 2010), Tersa morte (Mondadori, 2013). Ha tradotto il volume antologico delle poesie di Michel Deguy, Arresti frequenti (Sossella, 2007). Nel 2017 è uscito il volume antologico Tutte le poesie (Garzanti).

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