Victor A. Campagna

Per dare un nome a Dio
occorrerebbe nascondersi dietro
un roveto – le rose spente
guardano – aspettare sottecchi poi
che l’autostrada svuoti d’anima
la serie di dossi appena intuiti
dal vetturiere; poi nei vettori
di quei destini – le macchine – dettare
il nero di un fato sconquassato.

****

Per trovare questo dio
bisogna prima cercare
dei ricettari al banco frigo
di un ipermercato qualsiasi:
nel cartellino troveremo
l’indizio di dio, perché
nei numeri associati a realtà
sono irrealtà croniche
che prendono forma
sotto carte, patine e dorature
e poi strazi e straziami; il denaro
è il più chiaro esempio per cui
di fronte alle ossa dei Minotauri
siamo riusciti a definire meglio
di ogni statua quel che significa
dio: numero tra numeri,
decimali, centesimi.

Dio è numero e di numeri
verrà composto: codici binari,
treni assopiti all’orma coerente
dell’umano consenso.
Da queste basi
nacquero l’esigenza
e il nome di un dio minore.

***

Gli amanti nel suo nome
si accartocciano come schiene
alle spalle di pareti scrostate
dietro macchinette allocate
giustamente vicino alla vita
e l’acqua ne fuoriesce appena
quando hai infilato con imbarazzo
un cinquantino, abbonamento alla mano;

ma loro se ne stanno lì, ricontano,
pensano e ripensano alle ragioni
della loro scostumatezza
e ne ritrovano l’indizio
appena si rivolgono
alle pendici delle scale mobili:
che senso avrebbe stare
davanti, dietro o a destra,
quando si è così?
Esistono per loro direzioni,
qualche mappale, un catasto?

Rimane una coppia avvolta
allo specchio del loro bacio
prolungato, colti di sorpresa
dietro una parete, alla fermata
metropolitana, apertura porte a sinistra,
e noi rispettavamo il siamo qui,
dove nella mappa si risale
alla propria identificazione,
pur essendo noi, nel suo nome,
del tutto diversi da quelli
che stavano lì alla stessa ora,
lo stesso giorno, ma in altre vesti.

Victor A. Campagna Nel suo nome, illustrazioni di Roberta Villa, Edizioni Ensemble, 2019