Flavio Santi, “Quanti”

Flavio Santi

Ma io che vorrei
scriverti migliaia di
bronzee lettere, con una
busta aperta che a ogni
metro o chilometro variabile
si riempia delle cose:
ghiande da strada, balconi
andati all’aria, giberne
ghiacciate, fossati e
rammendi o anche frammenti così:
«Che storia e che
svolo, piccolo mio
appartamento, o randa o cucina,
dove dal soffriggere di cipolla o di mare
penso alle sue mani, al
suo sale». Anche così.
E per francobollo una nottola,
un cherubino, un animale,
un fine funerale.

***


Rievocazione di battaglie

Ma fuori le cicale
scialavano
la quota termica destinata
ed esplodendo
diventavano stelle
e le nuvole erano
la forma della loro sete.
La neve in tivù si ruppe
subito e apparve
la Moana al porno,
evviva dissero.
Il videoregistratore accolse
la cassetta e partì,
lento treno.
Era la giovane lavandaia che invecchia
nella strada,
era lei nel mezzo che sbuffava.
Ma dio mio che
pena non svolta
nel viso assecondato,
che festa mai seria
in quelle rughe fonde
come damigiane,
era la Moana al porno.
Ora la bocca
è piena di vuoto,
la fica occupata
da qualche tarlo.
Era la Moana al porno:
ora è polvere, ossa,
era già tanto magra.

***

Così minacciosi

Così minacciosi incombono gli anni dei secoli dei millenni perché tutto finirà.
Quando il Sole avrà bruciato l’idrogeno, invece di farsi freddo e spegnersi, diventerà più caldo, brucerà elio, poi carbonio e via di seguito. Le combustioni solari continueranno a succedersi fino ad arrivare all’ultimo elemento della catena, il ferro. Arrivati al ferro
il processo di combustione si arresta. La stella improvvisamente non brucia più ma esplode. Quando arriverà il suo momento, il Sole diventerà un’enorme palla di fuoco; per un breve periodo di tempo, giorni o settimane, sarà miliardi di volte più brillante; tutta la sua materia si espanderà ai limiti del sistema, inglobando tutti noi, poi si riunirà fino a fare una stella a neutroni. I cinesi, che studiano il fenomeno da secoli, intanto avranno finito di invadere il mondo.

A quel punto ogni speranza di eternità cadrà. Cadrà l’arte che si è sempre retta sulla convinzione dell’eternità del suo messaggio, da Foscolo a Benjamin, sia nelle forme classiche e romantiche di linearità sia in quelle postromantiche di riproducibilità e serialità.
Si volatilizzerà anche il libretto di risparmi del cinquemiliardesimo discendente del mio vicino di casa.

A quel punto chi per noi capirà che è sempre stato inutile. Fallimentare. Grottesco. Ci metterà sopra una grossa X.

Tutto finirà in un enorme scarico di lavandino.

Anche a Dio gli si stringerà il culo.

Addio tutto, addio Dio.

Da: Quanti (Truciolature, scie, onde, 1999 – 2019) di Flavio Santi, Industria e Letteratura, 2020. La collana Poetica è curata da Niccolò Scaffai e Gabriel Del Sarto.

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Flavio Santi (1973) vive in campagna tra il Pavese e la frazione friulana di Codugnella. Traduce autori classici e contemporanei, e insegna all’Università dell’Insubria di Como-Varese. Ha scritto diverse raccolte di poesia, tra cui Rimis te sachete/Poesie in tasca (Marsilio, 2011), Mappe del genere umano (Scheiwiller, 2012). Ha scritto vari romanzi, tra cui L’eterna notte dei Bosconero (Rizzoli 2006), Aspetta primavera, Lucky (Socrates, 2011, candidato al premio Strega); e di recente la serie gialla dell’ispettore Drago Furlan, La primavera tarda ad arrivare, L’estate non perdona (Mondadori 2016; 2017).

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