OBLIGACIONES DIARIAS
Acuérdate del pan,
no olvides aquella cera oscura
que hay que tender en las maderas,
ni la canela guarneciente,
ni otras especias necesarias.
Corre, corrige, vela,
verifi ca cada rito doméstico.
Atenida a la sal, a la miel,
a la harina, al vino inútil,
pisa sin más la inclinación ociosa,
la ardiente grita de tu cuerpo.
Pasa, por esta misma aguja enhebradora,
tarde tras tarde,
entre una tela y otra,
el agridulce sueño,
las porciones de cielo destrozado.
Y que siempre entre manos un ovillo
interminablemente se devane
como en las vueltas de otro laberinto.
Pero no pienses,
no procures,
teje.
De poco vale hacer memoria,
buscar favor entre los mitos.
Ariadna eres sin rescate
y sin constelación que te corone
IMPEGNI D’OGNI GIORNO
Ricordati del pane,
non ti scordare quella cera bruna
che si deve spalmare sopra il legno,
né la cannella per guarnire,
né le altre spezie necessarie.
Corri, aggiusta, veglia,
verifi ca ogni rito della casa.
D’accordo con il sale, il miele,
con la farina, il vino inutile,
cedi senz’altro al tuo talento ozioso,
allo strepito ardente del tuo corpo.
Passa, per questo stesso ago da cucire,
una sera via l’altra,
tra l’una e l’altra tela,
il tuo agrodolce sogno,
le porzioni di cielo danneggiato.
E sempre in mano tua un gomitolo
senza mai smettere si avvolga
come nei giri d’altro labirinto.
Ma non pensare,
non sforzarti,
tessi.
A poco vale ricordare,
cercare appoggio dentro i miti.
Arianna tu non hai riscatto
né una costellazione per corona.
TODO ES VÍSPERA
Todo es víspera.
Todo sueña un renuevo
y mueve el corazón a defenderse
de los derrumbaderos.
Cada uno en su noche
esperanzado pide
el despertar, el aire,
una luz seminaria,
algo donde no muera.
Algo inviolado, exacto, fehaciente,
para afrentar la sombra,
un puro manantial,
raíz de agua, algo
como esa jarra tuya, Isabel,
donde acaso
hay claridad humana,
amor con su poder resplandeciente,
más misterioso que la sombra misma.
TUTTO È VIGILIA
Tutto è vigilia.
Tutto sogna un rinnovo
e muove il cuore a tenersi lontani
dai precipizi.
Nella sua notte ognuno
speranzoso chiede
il risveglio, l’aria,
una luce semenza,
qualcosa in cui non muoia.
Qualcosa d’intatto, esatto, affi dabile,
per aff rontare l’ombra,
una pura sorgiva,
vena d’acqua, qualcosa
come quella caraff a tua, Isabel,
dove forse
c’è chiarità umana,
amore e il suo potere risplendente,
più misterioso della stessa ombra.
PÁLIDAS SEÑAS
Se murió el pan en los armarios,
murió la leche entre las jarras
que olvidé al sol,
y plantas que alternamente
nutrí y abandoné, volvieron,
poco a poco, a ser la tierra.
Las hormigas aliñan los relieves
sitiados en las mesas.
Les nace a las ventanas albedrío,
reniegan de la luz, cambian paisajes.
No sé qué vientos vienen
de la espina peor de alguna rosa
que a dentelladas llevan los pañuelos,
desgarran los constantes algodones.
Son los signos más graves
— un Semmelweiss diría —,
las fi ebres puerperales que caldean
los nacimientos desesperanzados.
PALLIDI SEGNI
Il pane morì negli armadi,
morì il latte nelle brocche
che scordai al sole,
e piante che alternatamente
nutrii e abbandonai, tornarono,
poco a poco, a esser terra.
Le formiche preparano i rilievi
sulla tavola assediati.
Alle fi nestre viene un capriccio,
rinnegano la luce, cambian paesaggi.
Non so che venti vengono
dalla spina peggiore di una rosa
che trattano a morsi i fazzoletti,
fanno a brandelli i costanti cotoni.
I sintomi peggiori sono
– direbbe un Semmelweiss –,
le febbri puerperali che caldeggiano
le nascite senza speranza.
da Pellegrino in ascolto, Traduzione a cura di Piero Taravacci, CapoVersi, Bompiani, 2020
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Ida Vitale è nata a Montevideo, in Uruguay, nel 1923. Ultima esponente del movimento Generación del 45, fondamentale esperienza delle lettere sudamericane e vera fucina di talenti (da Mario Benedetti a Idea Vilariño), è poetessa, traduttrice e saggista, autrice di una produzione poetica che copre cinquant’anni di intensa attività. Già vincitrice di numerosi premi, come l’Octavio Paz (2009), il Reina Sofía (2015) e il Premio Internacional de Poesía Federico García Lorca (2016), nel 2018 ha ottenuto il Cervantes, il massimo riconoscimento delle letterature in lingua spagnola con la seguente motivazione: “Il suo linguaggio è uno dei più conosciuti nella poesia spagnola contemporanea… Esso è al contempo intellettuale e popolare, universale e personale, superficiale e profondo”.
Giuria del premio Cervantes.