NOTA DI FABRIZIO FANTONI
Era il 1965 quando usciva per la prima volta in Italia il romanzo scritto nel 1908 da Alfred Kubin “L’altra parte”. Bobi Bazlen lo definì “Il libro più kafkiano prima di Kafka”. Così cominciò la grande avventura editoriale di Adelphi grazie ai suoi due fondadori, Bobi Bazlen e Roberto Calasso. Difficile dare una definizione univoca del lavoro editoriale compiuto da Roberto Calasso con Adelphi. L’unico paragone possibile nella storia dell’editoria è quello con il grande stampatore veneziano Aldo Manuzio del Cinquecento indiscusso riferimento culturale per Roberto Calasso: per entrambi l’editoria – lo stampare, il creare il libro – era lo strumento per delineare un paesaggio culturale integrativo nel quale far convivere culture diverse e punti di vista differenti. Ecco, quindi che nel catalogo Adelphi la letteratura mitteleuropea convive con quella americana, la cultura occidentale con quella orientale, la civiltà arcaica con la fantascienza; e poi letteratura turca, romena, portoghese, scandinava, fantastica, l’Islam e i mistici occidentali . E ancora, psicologia, scienze cognitive con la storia delle idee.
Un universo immenso, sconfinato, dove al centro troviamo sempre l’idea nella sua forma più elevata.
Ma non possiamo dimenticare la figura di Roberto Calasso come scrittore. Allievo del divino anglista Mario Praz, Calasso è stato senza dubbio il più grande saggista italiano del secondo Novecento. Enciclopedico e poliedrico come Praz, gli interessi di Calasso hanno spaziato dal mito arcaico – indimenticabile il suo saggio “Le nozze di Cadmo e Armonia”, (1988) – alla storia dell’arte in “Il rosa Tiepolo”, dalla critica letteraria “La folie Baudelaire”(2008) alla cultura indiana, “L’ardore” (2010), fino a saggi per bibliofili come il gustosissimo: “Come ordinare una biblioteca”.
“L’ardore – spiega Calasso – è la prima forma che hanno i personaggi centrali del mondo vedico, i veggenti. Un popolo remoto che apparve più di tremila anni fa nel Nord dell’India. “Il Veda – per Calasso – possedeva un «sapere» che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell’universo. Gli uomini vedici prestavano un’attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiunta da quell’«ardore» da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo.”
Ritengo di fondamentale importanza ricordare queste parole perché ci restituiscono il profilo culturale che ha ispirato tutta l’attività di scrittore e di editore di Roberto Calasso, che ha mirato a un sapere totalizzante, un organismo pulsante, vivo, che potesse raccogliere tutti i libri unici nella storia della Letteratura.
Con Roberto Calasso se ne va un maestro che ha saputo infondere il suo imprimatur insostituibile di eleganza e cultura nel fare e nel leggere i libri.