Giuseppe Conte, “L’erica”

Giuseppe Conte, credits ph. Dino Ignani

I

Amo l’erica. Quando arriva l’autunno
ne poso un arbusto sul mio tavolo
in mezzo a libri, plichi, statuette, foto.
Sta lì, come se dovesse riempire un vuoto
che non c’è. Con le sue foglie aghiformi
con i suoi fiori non più grandi di pupille
colore del vento e del vino
mi parla di chissà quali brughiere
mi porta lo spirito dell’autunno vicino.
Poi dice che ineluttabile è il declino
e ascolta tutte le notti le mie preghiere.

II

Amo l’erica come amo il vento
come amo le poesie di Apollinaire.
Ricorda: non siamo sulla terra per
restarci, ma dove andremo lo sanno
loro, l’erica, l’autunno.

III

L’erica convive bene con le tempeste,
il vento lascia dentro di lei il suo soffio
le nuvole i loro vaganti riflessi
il sole le sue ultime, brevi feste.

E’ bella come lo è una capigliatura
di donna dopo un orgasmo burrascoso,
e come una donna in lacrime o nel sonno
è ispida, tenera, pura.

da: L’erica, Giuseppe Conte, 12 poesie, Fallone Editore, 2020

 

Giuseppe Conte, nato a Porto Maurizio (Imperia) nel 1945, ha pubblicato libri di poesia, da L’oceano e il ragazzo (1983, 2002) a Non finirò di scrivere sul mare (2019). Gran parte della sua produzione poetica è raccolta in un Oscar Mondadori nel 2015, anno in cui ha vinto il Premio Internazionale Janus Pannonius. Ha pubblicato anche dodici romanzi, libri di viaggio, testi teatrali, traduzioni e curato antologie. Tradotto in molte lingue, ha tenuto conferenze in 33 paesi del mondo.

 

 

 

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