la realtà della mia tortura era
una banale prova balistica
se nel sole ti munivi di
una bellezza di cui eri totalmente
deficiente prima di adesso
incomprensibile che tu solo
abbia ragione d’essere ed
io torto
****
mi rompevi gli alluci
per accorciarmi
per accorgermi del vivere
mi sgridavi pure le orecchie
e lo sgrido sgualciva il divario
divaricato della guancia
(di niente
circondavi la mia stanza)
crescevano placide
solo le crepe
di cui mi innamoravo
(enormemente)
***
la peluria del tuo pensiero
faceva quasi pena
di fronte all’ampia calvizie
del mondo che si spolpava
al sole
al solito depilarti le
ciglia preferivi una assorta
contemplazione del poco
che tanto ti somiglia
***
è corpo che monta nel corpo nome di donna
indicibile come
le cose distrutte per troppe parole
inutili
***
la persona che state chiamando
non è un momento raggiungibile
(dice)
eppure aggiunge al vero il verbo
il verso dell’aria che non respira
né più descrive
***
essere il nome di
qualcosa
da sempre già
dimenticato
spazio anonimo
segnato da una pietra
nell’alto del grano
***
il libro attende che le parole
si facciano fuori
polpi dentro gli scogli
allungano molli rami se
ti allontani:
prenderle vive
G. M. Annovi, Persona presente con passato imperfetto, LietoColle & pordenonelegge.it, 2018
Gian Maria Annovi (Reggio Emilia, 1978) ha esordito con Denkmal (L’Obliquo, 1998), seguito da Self-eaters, (Mazzoli, 2007), Terza persona cortese. Reality in sette visioni (edizioni d’if, 2007; Premio Russo-Mazzacurati), Kamikaze (e altre persone), (Transeuropa, 2011, con un’introduzione di Antonella Anedda e un cd di Joseph Keckler), Italics (Aragno, 2013) e La scolta (nottetempo, 2013; Premio Achille Marazza). Vive a Los Angeles, dove insegna letteratura alla University of Southern California.