Gario Zappi, “Libro d’argilla”

Puabi

I

o mia dolcissima, Puabi, che di soli astrali, lamine
aurate ri-fulgi, per malte e coralli, per cobalti
di iridi tenui e sfogli d’ocelli variegati iniziali
di nomi, e ri-poni su pastiere di porcellana
fiori-farfalle, memorie d’abissi, segni
di quell’Atlantide spirituale in cui spumeggianti
Titani s’inabissaron tra l’onde: in te
m’adagio, mi dis-solvo nel tuo
sguardo, mi rin-serro, o lamina d’oro che
di soli astrali sei cenno e fulgore, o mia
dolcissima, o
Puabi……..
così, platino e rosmarino, titanio ed euforbia, si sfrangiano
luci sull’acqua: stelle di fonte, arcobaleni, cristalli
sul tavolino: immagini che m’impedirono di
donarti: e ri-trovare le dilacerate mie sensazioni, le
frantumate mie contiguità, il tuo
corpo, astrale bagliore di risonanti effluvii di
Vita……….

 

IV

troppa la luce, o Dea: implodono i significati della tua
– nitore d’abisso – celestialità……..

V

Tya, l’incudine batte nella fucina: e i Titani
crocefissi? Donarti la foto di Sofia, segno del volo
spiccato: il velluto, il lavoro, e trarre di pomi d’oro il dono:

VI

che fare in quest’antro oscuro di Crono, incavo solco
che il vomere più non ara, che il senso di morte de-
flagra?
archi e giunture il corpo vive, trasuda, tra-spira, elide
– navigante travagliato – di spore e sementi gli aromi, zaffireo
baluginìo d’astri arcani, sulfureo occhieggiare di crete
e catrami

VII

se il Cielo è uno, di terra in terra, di rostro in rostro, o cripta del
Tempo, matrice di realtà e visioni, onnivora, liquescente e
fremente, siliqua in cui urge il liquoroso ammanto, l’ammanto del
Fuoco, il sibillino incanto di valve schiuse, di stalli o: remiganti
amplessi, o: divaricati fonemi di
Vuoto, impasse e
sincopati passi di Follia

Gario Zappi Libro d’argilla Poesie (19882020), Giometti&Antonello, 2021

DALLA NOTA DEGLI EDITORI

Gario Zappi è importante nel panorama letterario italiano per la sua attività pluridecennale di traduttore dal russo, tanto di poesia che di prosa. Per la Giometti&Antonello ha curato la traduzione di autori fondamentali: Osip Mandel’štam (L’opera in versi, 2018), Arsenij Tarkovskij (Stelle tardive I e II, rispettivamente 2017 e 2020) e Varlam Šalamov (Quaderni della Kolyma, 2021). Di particolare rilievo è anche la sua traduzione dell’opera omnia di Venedikt Erofeev, uscita nei primi anni 2000 per Feltrinelli e mai più ristampata.

Accanto all’attività traduttiva, quasi frutto recondito della «prova dell’estraneo» cui Zappi si è sottoposto fin dalla più tenera età – il suo rapporto col russo è biograficamente complesso: madre lingua? bilingue? apolide della lingua? – trova spazio da subito una produzione poetica autonoma, che finora era stata pubblicata in alcune sue parti solo in plaquettes in piccola tiratura e di scarsa circolazione. Nel presente volume raduniamo in maniera tripartita, sotto il titolo generale di Libro d’argilla, l’insieme dei cicli di poesie composti da Zappi fra il 1988 e il 2020: «Sphaera Mnemosynae» (1988-1992), «Trittico» (1992-2001), «Libro d’argilla» (2002-2020). Il «Trittico» è l’unione di tre cicli distinti composti nell’arco di quegli anni: «Spirantia signa», «In urbe abscondita», «Immota labascunt».

Vari sono gli influssi e i rimandi che connettono alla tradizione italiana ed europea i componimenti qui raccolti: Hölderlin, Rilke, Montale, Campana, Rebora, Ripellino, Zanzotto, Mandel’štam, Celan… che tuttavia non esauriscono il valore di investigazione concettuale, di sperimentazione inedita, l’anomalia specifica di questo autore.

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