TU SEI COME UNA TERRA
Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C’è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t’ingombrano e vanno nel vento.
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell’estate.
29 ottobre 1945
TU NON SAI LE COLLINE
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline.
9 novembre 1945
E ALLORA NOI VILI
E allora noi vili
che amavamo la sera
bisbigliante, le case,
i sentieri sul fiume,
le luci rosse e sporche
di quei luoghi, il dolore
addolcito e taciuto ‒
noi strappammo le mani
dalla viva catena
e tacemmo, ma il cuore
ci sussultò di sangue,
e non fu piú dolcezza,
non fu piú abbandonarsi
al sentiero sul fiume ‒
‒ non piú servi, sapemmo
di essere soli e vivi.
23 novembre 1945
Cesare Pavese, poeta e scrittore, nasce a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908, in quella che era la residenza di campagna dei genitori. Pur avendo vissuto per lo più a Torino, le Langhe rappresentano il suo luogo dell’anima e l’universo mitico cui attinge per lo sviluppo del suo percorso letterario. Santo Stefano Belbo, piccolo paese di provincia tra le Langhe e il Monferrato, è il luogo del ritorno e della partenza, alla continua ricerca di un’identità umana e poetica: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” (La luna e i falò).
Cesare Pavese si suicida nella notte tra il 26 e il 27 agosto 1950, a Torino. Sarà Calvino a continuarne il lavoro in casa Einaudi senza mai dimenticare la lezione del suo maestro.