ATTIMI
Mi aveva incantato il suo biancore
stagliato alto nell’azzurro
col sole netto dell’inverno
e il blu verde del mare.
Erano stagioni sapevo
di un breve vivere
prima di una misera fine
per una ferita o soltanto
per l’appesantirsi delle ali
nel distaccarsi ogni volta
della magica cedevolezza
dell’infinità su cui osava sostare.
Ma lui ora passa lento e regale
sopra di me che lo fissavo
l’orecchi teso a cogliere
ogni grido possibile
o la sua eco riflessa
dalle muraglie del borgo
e per quei lunghi attimi
si era fermato il respiro
cancellata l’inquietudine
– il futuro indicibile?
tutto il tempo sfuggito
velocemente dalle mani? –
restava come appesa a quel volo
che già svaniva nell’azzurro
col sole netto dell’inverno
e il blu verde del mare
una tenera malinconia
a cullare volti sguardi
sorrisi vivi ormai solo
nei miei ricordi accartocciati.
Poi il ritorno del respiro
e dello sguardo a terra
e tiu che mi chiedevi: – A che pensi? -.
Con un silenzioso bacio risposi.
MILLENIUM FALCON
Foglie morte concime di domani
replicare l’invincibile impulso
lasciare la semplicità del nulla
da cui anche noi siamo fuggiti
deserti miseria moltitudini
forse segni della fine che viene
pochi noi toccati dal privilegio
di piangere il dolore degli altri
e ogni volta affrontare il senso
insensato di una nostra colpa
chi cercando una difesa che sia
chi ad aiutare e chi con le illusioni
per esempio lentamente scrivere
poche righe avare come queste
e poi salire sul Millennium Falcon
e via! per il sempre di un’ora.
PROPONE SEMPRE IL PRESENTE
di seppellire il ricordo
del molteplice passato
guerre, pestilenze
e mille imperi caduti
nell’aura della storia
pietosa menzognera
e le vicende personali
appena nella nebbia di ieri
ed immaginare il percorso
dell’ipotetico futuro
dove replicare
i nostri giorni migliori
nell’incuria che distrae
dal mormorio dei sapienti
sempre più angosciati
a prefigurare catastrofi.
Ora è una minaccia mortale
che – è la prima volta –
tutti insieme combattiamo…
ma quando ne verremo fuori
proporrà ancora il presente
di seppellire il ricordo
gli occhi ridenti già perduti
nella nebbia del domani?
Da: “Album del venti”, Mario Laghi Pasini, Giuliano Ladolfi Editore, 2021
Mario Laghi Pasini è nato a Siena nel 1939. Dopo la laurea in Ingegneria elettronica si è occupato per tutta la sua vita lavorativa di informatica in una grande banca. Ha pubblicato una raccolta di racconti L’ospite dell’interfaccia (Polistampa, 2007) e due libri di poesie, Spaziotempi minori (Interlinea, 2016) e All’unisono (La vita felice, 2019).