Zugeschmerzt
meine letzte Meile Zeit,
sinnlos, ihr lesbare Vergebung
anzubieten.
Etwas wie Blut schmückt meine Hand,
als hätte ich gestern noch
in Fleisch gewühlt mit meinem
Verrat am wispernden Mond.
Die Trauer zwängt sich aus den Ketten,
forscht nach der Farbe, die ich nicht trage.
Nur die Füsse, eine untrügliche Spur,
hinterlassen sich angemessen im Schnee.
Er wird zum lasterhaften Rot beim Betreten,
unbegehbar für andere.
Abgesonnen ist jedes deiner Liebesworte,
unnütz geworden Geste und Blick.
Und doch, und doch
verspinnt mich bei
Niedrigwasser der Foenna
eine Fee zu Kummer,
als wäre da einer der hat,
was mir bisweilen nachts zu
sein gelingt.
Chiuso nel dolore
il mio ultimo miglio di tempo
non ha senso offrirgli una remissione
leggibile.
Qualcosa che somiglia al sangue ingioiella la mia mano
come se ancora ieri avessi
frugato nella carne col mio
tradimento alla luna sussurrante.
Il lutto si libera dalle catene
cerca il colore che io non porto.
Solo i piedi, una traccia inconfondibile,
lasciano la misura di sé nella neve.
Di un rosso vizioso diventa quando la calpesti
impercorribile per altri.
Di senso inverso è ognuna delle tue parole d’amore
il gesto, lo sguardo ormai inutili.
Eppure, eppure,
una fata,
nei giorni di secca della Foenna
mi porta dolore
come se ci fosse qualcuno che ha
quello che ogni tanto di notte
mi riesce di essere.
Im Licht des spriessenden
Reiskorns will ich baden
ehe der Grauschlick auch
dieses Glück zerstört
und mein Reiskorn verkommt.
Rebellisch geworden
ohne Umtuch,
spreche ich mich frei
von den vielen Untiefen,
in die man mich stiess und stiess…
selbst wenn dort oben die Hölle brodeln sollte
und jedes Gehirn entzwirnt von da zu dort oder hin.
Einer von uns sollte das Gästebuch unterschreiben,
schon morgen könnte es zu spät sein,
die Erde verbraucht und unbewohnbar.
Nella luce del chicco di riso
che germoglia voglio immergermi
prima che l’orrore distrugga
anche questa gioia
e il mio chicco di riso si guasti.
Divenuta ribelle
a viso scoperto
mi assolvo
dai molti bassifondi
in cui sono stata spinta e spinta…
anche se lassù dovesse ribollire l’inferno
e ogni cervello srotolato, di qui a lì o svanito.
Uno di noi dovrebbe firmare il libro degli ospiti,
già domani potrebbe essere troppo tardi
la terra esausta e inabitabile.
traduzione di Anna Ruchat
immagini di Teresa Iaria
Queste nove poesie, scritte, tra il mese di marzo del 2003 e il dicembre del 2004, fanno parte di una silloge, finora inedita sia in italiano che in tedesco.
© Mariella Mehr e per le immagini Teresa Iaria
Prova d’Artista
Galerie Bordas
San Marco 1994/b
30124 Venezia
mail. www.galerie-bordas.com