Restiamo nel folto
che inscena promesse,
l’incerto del bosco è sollievo
ai giorni che non salvano,
scavalco senza respiro perdite
e insonnie – siamo al culmine
o all’esordio della piena –
così d’ognuno la vita, solo
vorrei non dirla divisa
da queste mie mani, se esista
riparo o anneghi la pena
– sperperio, lingua che stenta
e frana anche l’aria.
***
I tuoi fogli, precisa
vaghezza, dimorano
assorti in radure.
Non si cura di loro
la sabbia, solerte ricopre
le rive – non c’è acqua
che basti ai deserti.
***
Tutto è compiuto
le carte dispiegate
contano torri, crolli
irredimibili, tuttavia
non vanisce il prodigio
che c’inventa e non duole –
così dev’essere non tradirsi,
contemplare ostinate
parole tiene unite le crepe.
***
La dimora insonne
consegue il suo silenzio
riposano le carte
mansuete – i suoi labirinti
sono roghi di penombra,
preludio d’ultimo
abbaglio, tenebrore.
***
Forse un ricordo
senza saperlo si compie
in un verso, che il garbo
predilige allo schianto,
infallibile la voce
traluce temperanza.
Quel che siamo, non siamo
teme rimpianto e tempo
a scongiurare il cinismo
– ogni cosa trascurata
precipita in un dettaglio
che ci nega.
Da: La dimora insonne, Moretti & Vitali, 2020
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Daniela Pericone è nata a Reggio Calabria nel 1961.
Ha pubblicato i libri di poesia Distratte le mani (Coup d’idée, 2017), L’inciampo (L’arcolaio, 2015), Il caso e la ragione (Book Editore, 2010), Aria di ventura (Book Editore, 2005), Passo di giaguaro (Edizioni Il gabbiano, 2000).