Quando ero bambina
aprivo la finestra
sporgevo
volevo essere la rosa di qualcuno.
Nell’incavo dell’occhio l’acqua
intingi il dito, dicevano
portalo alla fronte
il triciclo della croce.
Un giorno da questa finestra
cadrà la mia vita
un tonfo lieve di palpebre
la bocca aperta
come alla prima comunione.
***
Nessuno mi vuole come madre
mi guardano e non parlano
con occhi celesti o marroni
battono le mani sulle ginocchia
e corrono scalzi
negli ingressi luminosi.
***
Vivrò ai margini di quel sorriso di neonato
come i signori che dormono in terra
con la vita tutta lì
poco più alta di un fiore
quel sorriso alato
poserà e alzerà la sua farfalla
come sotto al pesco
un’ombra matura
allungandosi
stacca la sua morte
il soffio nero del vento nel fogliame
doloroso delle mie viscere.*
*Gli ultimi due versi sono di Christophe Manon
***
Miseria delle storie non raccontate
l’ora davanti a cui
non potrai più inginocchiare niente
l’essere ascoltati quando si piange
le cicale le foglie del leccio
le scie bianche incrociate sulla luna
i nasi bagnati degli animali
l’odore del miele
bere quando si ha sete
l’odore delle mani che hanno cucinato
il silenzio nella sala d’aspetto
il caffè, il vino.
Tuo nel mondo è piccolissimo
cade in terra come i bambini
ti guarda con occhi impietriti
un secondo prima di piangere.
Allargo le braccia
come una madre o come una croce.
***
La profondità del lago mi fissa
la superficie vibra battuta da un ventaglio
come il salice vorrebbe sfiorare l’acqua
la mia ombra s’inclina
l’infinito è quel centimetro enorme
sgualcito dove la vita spinge
la testa per passare
nella stanza l’arazzo lava i miei colori
un panno che mani bianche
alzano e abbassano da un cesto
scendere ricorda i movimenti di una culla
risalire ha la bruciante paura dell’acqua
di evaporare, diventare niente
il sole scuce la rosa del volto
l’orlo increspato di un vestito
l’onda è vapore, salsedine
goccia che riconosce una spalla non sua
l’oro blu della quasi notte, nient’altro
dà al fiore l’ultimo tremito.
Da “La quasi notte“, MC Edizioni, 2021
Francesca Serragnoli è nata a Bologna nel 1972. Si è laureata in Lettere Moderne e in Scienze Religiose. Ha pubblicato le raccolte Il fianco dove appoggiare un figlio (Bologna 2003, nuova ed. Raffaelli Ed. 2012), Il rubino del martedì (Raffaelli Ed. 2010) e Aprile di là (LietoColle – collana Pordenonelegge, 2016), La quasi notte (MC, Milano, 2020). E’ stata tradotta in varie lingue, suoi testi sono apparsi in varie antologie estere e in volume in Argentina, Spagna e in Romania.