Carol Ann Duffy, la poesia e la guerra

Carol Ann Duffy

Introduzione
Bernardino Nera e Floriana Marinzuli

Rileggiamo alcune poesie sulla guerra scritte dalla ex Poet Laureate Dame Carol Ann Duffy nel corso della sua carriera artistica dagli esordi nel 1985 ad oggi. Nel contesto di questi componimenti, ovviamente, non sono rinvenibili riferimenti alla più stretta attualità ma ad avvenimenti storici bellici avvenuti nel secolo scorso, come ad esempio: la tregua di Natale nel 1914, rievocata nella poesia The Christmas Truce, che si instaurò liberamente e spontaneamente tra le truppe tedesche, francesi e inglesi in varie zone del fronte occidentale durante la Prima Guerra Mondiale. Anche la poesia The Last Post richiama nei suoi versi questa guerra e la poetessa la rielabora in chiave utopistica, immaginando di poterne esorcizzare gli effetti più efferati e letali ripercorrendo idealmente a ritroso la dinamica reale degli avvenimenti, invece inesorabile e crudele, della storia. Da rilevare nel testo una citazione tratta da una poesia di Wilfred Owen, poeta morto nel 1918 in un’operazione bellica sul fronte occidentale. Nel contesto della poesia Shooting Star, l’io lirico, una donna ebrea, narra la sua orribile esperienza prima di essere stuprata e poi brutalmente giustiziata in un campo di concentramento nazista. Ma è nel testo della poesia The Wound in Time che si può cogliere il lamento accorato della poetessa contro la guerra ed è da evidenziare che tutte le tematiche trattate e gli scenari evocati nelle poesie precedenti anche se diversi si ripropongono sempre uguali a se stessi e si ripetono drammaticamente nel tempo perché l’uomo non impara niente dalla sua storia.

THE CHRISTMAS TRUCE (2011)

Christmas Eve in the trenches of France, the guns were quiet.
The dead lay still in No Man’s Land –
Freddie, Franz, Friedrich, Frank . . .
The moon, like a medal, hung in the clear, cold sky.

Silver frost on barbed wire, strange tinsel, sparkled and winked.
A boy from Stroud stared at a star
to meet his mother’s eyesight there.
An owl swooped on a rat on the glove of a corpse.

In a copse of trees behind the lines, a lone bird sang.
A soldier-poet noted it down – a robin holding his winter ground –
then silence spread and touched each man like a hand.

Somebody kissed the gold of his ring;
a few lit pipes;
most, in their greatcoats, huddled,
waiting for sleep.
The liquid mud had hardened at last in the freeze.

But it was Christmas Eve; believe; belief thrilled the night air,
where glittering rime on unburied sons
treasured their stiff hair.
The sharp, clean, midwinter smell held memory.

On watch, a rifleman scoured the terrain –
no sign of life,
no shadows, shots from snipers, nowt to note or report.
The frozen, foreign fields were acres of pain.

Then flickering flames from the other side danced in his eyes,
as Christmas Trees in their dozens shone, candlelit on the parapets,
and they started to sing, all down the German lines.

Men who would drown in mud, be gassed, or shot, or vaporised
by falling shells, or live to tell, heard for the first time then –
Stille Nacht. Heilige Nacht. Alles schläft, einsam wacht …

Cariad, the song was a sudden bridge from man to man;
a gift to the heart from home,
or childhood, some place shared …
When it was done, the British soldiers cheered.

A Scotsman started to bawl l
and all joined in, till the Germans stood, seeing
across the divide,
the sprawled, mute shapes of those who had died.
All night, along the Western Front, they sang, the enemies –
carols, hymns, folk songs, anthems, in German, English, French;
each battalion choired in its grim trench.

So Christmas dawned, wrapped in mist, to open itself
and offer the day like a gift
for Harry, Hugo, Hermann, Henry, Heinz …
with whistles, waves, cheers, shouts, laughs.

Frohe Weinachten, Tommy! Merry Christmas, Fritz!
A young Berliner, brandishing schnapps,
was the first from his ditch to climb.
A Shropshire lad ran at him like a rhyme.

Then it was up and over, every man, to shake the hand
of a foe as a friend,
or slap his back like a brother would;
exchanging gifts of biscuits, tea, Maconochie’s stew,

Tickler’s jam … for cognac, sausages, cigars,
beer, sauerkraut;
or chase six hares, who jumped
from a cabbage-patch, or find a ball
and make of a battleground a football pitch.

I showed him a picture of my wife. Ich zeigte ihm
ein Foto meiner Frau.
Sie sei schön, sagte er.
He thought her beautiful, he said.

They buried the dead then, hacked spades into hard earth
again and again, till a score of men
were at rest, identified, blessed.
Der Herr ist mein Hirt … my shepherd, I shall not want.

And all that marvellous, festive day and night, they came and went,
the officers, the rank and file, their fallen comrades side by side
beneath the makeshift crosses of midwinter graves …

… beneath the shivering, shy stars
and the pinned moon
and the yawn of History;
the high, bright bullets
which each man later only aimed at the sky.

LA TREGUA DI NATALE

Vigilia di Natale nelle trincee della Francia, le armi tacevano.
I morti giacevano inerti sulla Terra di Nessuno:
Freddie, Franz, Friedrich, Frank . . .
La luna, come una medaglia, appesa nel cielo limpido e gelido.

Brina argentata sul filo spinato, strani addobbi, luccicavano e scintillavano.
Un ragazzo di Stroud fissava una stella
per trovarvi lo sguardo di sua madre.
Un gufo piombò su un ratto sul guanto di un cadavere.

Nella boscaglia dietro le linee, un uccello solitario cantava.
Un soldato-poeta prese nota: un pettirosso mantiene il suo territorio invernale
poi il silenzio si riversò e toccò ogni uomo come una mano.

Qualcuno baciò l’oro del proprio anello;
altri si accesero la pipa;
i più, nei loro pastrani, si stringevano l’uno contro l’altro,
in attesa del sonno.
Il fango liquido si era infine indurito nel gelo.

Ma era la vigilia di Natale; fidatevi; la fede faceva trepidare l’aria notturna,
dove la brina scintillante sui figli non sepolti
ne impreziosiva i capelli irrigiditi.
L’odore pungente e terso invernale custodiva i ricordi.

Un artigliere, di guardia, perlustrava il terreno:
nessun segno di vita,
nè ombre, spari dai cecchini, niente da annotare o riferire.
I campi stranieri gelati erano distese di dolore.

Fiamme tremule dall’altro capo gli balzarono agli occhi,
come Alberi di Natale a dozzine brillavano, a lume di candela sui parapetti,
cominciarono a cantare lungo le linee tedesche.

Uomini che sarebbero affogati nel fango, uccisi dal gas, o colpiti, o inceneriti
da granate, o sopravvissuti per raccontare, allora udirono per la prima volta:
Stille Nacht. Heilige Nacht. Alles schläft, einsam wacht…

Cariad,1) il canto diventò un ponte improvviso da uomo a uomo;
un dono da casa al cuore,
o dall’infanzia, qualche posto condiviso…
Quando finì, i soldati britannici esultarono.

Uno scozzese intonò a squarciagola The First Noel
e tutti si unirono in coro,

finché i tedeschi non si alzarono, e videro
al di là degli sbarramenti,
le forme mute, sparse di coloro che erano morti.
Per tutta la notte, lungo il Fronte Occidentale, cantavano, i nemici:
carole, salmi, canti popolari, inni nazionali, in tedesco, inglese, francese;
ogni battaglione in coro nella sua cupa trincea.

Così il Natale albeggiò, avvolto nella nebbia, per aprirsi
ed offrire il giorno come un dono
per Harry, Hugo, Hermann, Henry, Heinz …
con fischi, gesti, urrà, grida, risate.

Frohe Weinachten, Tommy! Merry Christmas, Fritz!
Un giovane berlinese, brandendo schnapps,
fu il primo a risalire dalla sua trincea.
Un ragazzo dello Shropshire gli corse incontro come una rima.

E poi fu un andirivieni, fra tutti, di strette di mano
da nemico ad amico,
e di pacche sulla spalla come date a un fratello;
scambiandosi regali: biscotti, tè, stufato Maconochie,

Marmellata Tickler… per cognac, salsicce, sigari,
birra, sauerkraut;
o inseguire sei lepri che saltavano
da un terreno di cavoli, o trovare un pallone
e trasformare il campo di battaglia in uno di calcio.

Gli mostrai una foto di mia moglie. Ich zeigte ihm
ein Foto meiner Frau.
Sie sei schön, sagte er.
Disse che pensava fosse bella.

Poi seppellirono i morti, conficcarono le vanghe nella terra dura
più e più volte, finché una dozzina di uomini
furono messi a riposo, identificati, benedetti.
Der Herr ist mein Hirt … mio pastore, nulla mi può mancar.

Per tutto il giorno e la notte festosi e meravigliosi, venivano e andavano
gli ufficiali, i graduati e la truppa, i commilitoni caduti fianco a fianco
sotto le croci arrangiate delle fosse invernali…

… sotto le stelle tremule e trepide
e la luna inchiodata
e lo sbadiglio della Storia;
le pallottole alte e lucenti
che tutti puntavano soltanto al cielo.

[1] Amore nella lingua gallese.

LAST POST (2009)

In all my dreams, before my helpless sight,
He plunges at me, guttering, choking, drowning.[2]

If poetry could tell it backwards, true, begin
that moment shrapnel scythed you to the stinking mud …
but you get up, amazed, watch bled bad blood
run upwards from the slime into its wounds;
see lines and lines of British boys rewind
back to their trenches, kiss the photographs from home –
mothers, sweethearts, sisters, younger brothers
not entering the story now
to die and die and die.
Dulce – No – Decorum – No – Pro patria mori.
You walk away.

You walk away; drop your gun (fixed bayonet)
like all your mates do too –
Harry, Tommy, Wilfred, Edward, Bert –
and light a cigarette.
There’s coffee in the square,
warm French bread
and all those thousands dead
are shaking dried mud from their hair
and queuing up for home. Freshly alive,
a lad plays Tipperary to the crowd, released
from History; the glistening, healthy horses fit for heroes, kings.

You lean against a wall,
your several million lives still possible
and crammed with love, work, children, talent, English beer, good food.
You see the poet tuck away his pocket-book and smile.

If poetry could truly tell it backwards,
then it would.

[2] Citaz. dalla poesia Dulce et Decorum Est del poeta inglese Wilfred Owen (1893-1918).

IL SILENZIO

In tutti i miei sogni, dinanzi alla mia vista impotente,
mi si getta addosso, grondante, annaspa, senza respiro.

Se la poesia potesse davvero dirlo al contrario, comincerebbe
da quando la granata ti ha falciato nel fetido fango…
ma ti alzi sorpreso, guardando l’orrido sangue sparso
risalire dalla melma alle ferite;
vedi file e file di ragazzi britannici correre a ritroso
verso le trincee, baciare le foto di casa –
madri, amori, sorelle, fratelli più piccoli
senza entrare nella storia, ora
per morire, morire, morire.
Dulce – No – Decorum – No – Pro patria mori.
Ti allontani.

Ti allontani gettando il fucile (baionetta in canna)
così come tutti gli altri commilitoni –
Harry, Tommy, Wilfred, Edward, Bert –
e ti accendi una sigaretta.
La piazza con del caffè,
pane caldo francese
e tutte quelle migliaia di morti
a scrollarsi il fango secco dai capelli
e, in fila, verso casa. Di nuovo vivi,
un ragazzo canta Tipperary alla folla, liberata
dalla Storia; cavalli lucenti e robusti degni di eroi e di re.

T’appoggi a un muro,
milioni di vite ancora possibili
e stracolme d’amore, lavoro, bambini, talento, birra inglese, buon cibo.
Vedi il poeta riporre il taccuino e sorridere.

Se la poesia potesse dirlo davvero al contrario,
allora lo farebbe.

SHOOTING STARS (1985)

After I no longer speak they break our fingers
to salvage my wedding ring. Rebecca Rachel Ruth
Aaron Emmanuel David, stars on all our brows
beneath the gaze of men with guns. Mourn for the daughters,

upright as statues, brave. You would not look at me.
You waited for the bullet. Fell. I say Remember.
Remember these appalling days which make the world
for ever bad. One saw I was alive. Loosened

his belt. My bowels opened in a ragged gape of fear.
Between the gap of corpses I could see a child.
The soldiers laughed. Only a matter of days separate
this from acts of torture now. They shot her in the eye.

How would you prepare to die, on a perfect April evening
with young men gossiping and smoking by the graves?
My bare feet felt the earth and urine trickled
down my legs until I heard the click. Not yet. A trick.

After immense suffering someone takes tea on the lawn.
After the terrible moans a boy washes his uniform.
After the history lesson children run to their toys the world
turns in its sleep the spades shovel soil Sara Ezra…

Sister, if seas part us, do you not consider me?
Tell them I sang the ancient psalms at dusk
inside the wire and strong men wept. Turn thee
unto me with mercy, for I am desolate and lost.

STELLE CADENTI [3]

Quando ormai non parlo più, ci spezzano le dita
per recuperare la mia fede nuziale. Rebecca Rachel Ruth
Aaron Emmanuel David, stelle sulle nostre fronti
sotto lo sguardo di uomini armati. In lutto per le figlie,

erette come statue, ardite. Neanche mi guardavi.
Tu aspettavi la pallottola. Cadevi. Io dico Ricordare.
Ricordare questi giorni orribili che rendono il mondo
per sempre crudele. Uno vide che ero viva. Si slacciò

la cintura. Le budella mi si aprirono in uno squarcio lacero di paura.
Nel vuoto tra i cadaveri vedevo una bambina.
I soldati ridevano. E’ solo una questione di giorni che separa
tutto questo dalle torture di oggi. Le spararono agli occhi.

Come ti prepareresti a morire in una perfetta serata d’Aprile
con giovani a chiacchierare e a fumare accanto alle fosse?
I miei piedi nudi sentirono la terra e urina mi colò
giù per le gambe finché non udii il click. Non ancora. Uno scherzo.

Dopo immense sofferenze c’è chi prende il tè sul prato.
Dopo i terribili lamenti un ragazzo si lava l’uniforme.
Dopo la lezione di storia i bambini corrono ai loro giocattoli il mondo
si gira e rigira nel sonno le pale scavano terra Sara Ezra…

Sorella, se i mari ci separeranno, non penserai più a me?
Dì loro che cantavo gli antichi salmi all’imbrunire
dentro il filo spinato e uomini forti piangevano. Volgiti
a me con pietà, perché sono sconsolata e perduta. [4]

[3] Rifer. alla stella di Davide, simbolo giudaico.
[4] King James Bible, Salmo 25:16. In questo verso l’io lirico si rivolge a Dio per avere pietà, confidando, nel suo caso però inutilmente, che la sua preghiera sia ascoltata.

 

WAR PHOTOGRAPHER (1985)

In his darkroom he is finally alone
with spools of suffering set out in ordered rows.
The only light is red and softly glows,
as though this were a church and he
a priest preparing to intone a Mass.
Belfast. Beirut. Phnom Penh. All flesh is grass.

He has a job to do. Solutions slop in trays
beneath his hands which did not tremble then
though seem to now. Rural England. Home again
to ordinary pain which simple weather can dispel,
to fields which don’t explode beneath the feet
of running children in a nightmare heat.

Something is happening. A stranger’s features
faintly start to twist before his eyes,
a half-formed ghost. He remembers the cries
of this man’s wife, how he sought approval
without words to do what someone must
and how the blood stained into foreign dust.

A hundred agonies in black-and-white
from which his editor will pick out five or six
for Sunday’s supplement. The reader’s eyeballs prick
with tears between the bath and pre-lunch beers.
From the aeroplane he stares impassively at where
he earns his living and they do not care.

FOTOGRAFO DI GUERRA

Nella camera oscura è finalmente solo
con bobine di sofferenza disposte in file ordinate.
L’unica lampada è rossa e illumina soffusamente,
quasi questa fosse una chiesa e lui
un prete che s’appresta a intonar la messa
Belfast. Beirut. Phnom Penh. Ogni carne è erba. [5]

Ha un lavoro da fare. Le soluzioni traboccano nelle vaschette
sotto mani che allora non tremavano
ma ora sembra così. Inghilterra rurale. Di nuovo a casa
da un dolore ordinario che il tempo semplice può dissipare,
a campi che non esplodono sotto i piedi
di bambini che corrono in un caldo da incubo.

Succede qualcosa. Le fattezze di uno sconosciuto
cominciano a volteggiargli debolmente davanti agli occhi,
un fantasma ancora a metà. Ricorda le urla
della moglie di quest’uomo, e come lui cercava l’assenso
senza parole per far quello che qualcuno pur deve
e come il sangue macchiava la polvere straniera.

Cento agonie in bianco e nero
da cui il suo direttore ne sceglierà cinque o sei
per il supplemento della domenica. Gli occhi del lettore bruciano
per le lacrime fra il bagno e le birre prima di pranzo.
Dall’aeroplano fissa impassibile il posto dove
si guadagna da vivere e a loro non importa.

[5] Isaia 40:6, Vecchio Testamento

THE WOUND IN TIME (2018)

It is the wound in Time. The century’s tides,
chanting their bitter psalms, cannot heal it.
Not the war to end all wars; death’s birthing place;
the earth nursing its ticking metal eggs, hatching
new carnage. But how could you know, brave
as belief as you boarded the boats, singing?
The end of God in the poisonous, shrapneled air.
Poetry gargling its own blood. We sense it was love
you gave your world for; the town squares silent,
awaiting their cenotaphs. What happened next?
War. And after that? War. And now? War. War.
History might as well be water, chastising this shore;
for we learn nothing from your endless sacrifice.
Your faces drowning in the pages of the sea.

LA FERITA NEL TEMPO

E’ la ferita nel Tempo. Le correnti del secolo,
che intonano i loro salmi amari, non possono guarirla.
Né la guerra a fermare tutte le guerre; il luogo natio della morte;
la terra covando le sue uova metalliche ticchettanti, incubando
nuova carneficina. Ma come potevate saperlo, arditi
come la fede mentre vi imbarcavate canticchiando?
La fine di Dio nell’aria avvelenata, satura di schegge.
La Poesia gorgoglia col suo stesso sangue. Riteniamo sia stato per’amore
che avete rinunciato al vostro mondo; le piazze delle città in silenzio,
in attesa dei cenotafi. Che è successo dopo?
La guerra. E dopo? La guerra. E ora? Guerra. Guerra.
La storia potrebbe esser anche acqua che sferza questa costa;
dato che non impariamo niente dai vostri sacrifici senza fine.
I vostri volti annegano nelle pagine del mare. [6]

[6] Rif. ad eventi dell’11 novembre 2018, (centenario dell’armistizio che pose fine alla Prima Guerra Mondiale) avvenuti in molte coste del Regno Unito e Irlanda per commemorare i caduti in mare di tutte le guerre.

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