Gli eterni lavori
Dalla valletta degli ulivi una neve marina
veste di bianco le bacche della piracanta.
Potessi poggiando la testa sul cuscino
udire il mormorìo dell’anima che dorme
quando sibila la sofferenza delle piante.
Potessi, ospite impensierita, dal pietrisco salvare la salvia
che perde al vento, talvolta, una fogliolina accartocciata
accorrere dove il ramerino implora una sponda
l’ibiscus un tepore che non è qui e un’arancia
s’affaccia fra il plumbago e le spine di Cristo.
Solo al tatto la riconosco quella pace truccata
che al mattino scuote la coperta dei sogni.
Da Mani mortali, Mondadori 2012.
Biancamaria Frabotta, – Scrittrice, poetessa e giornalista italiana (Roma 1946 – ivi 2022). Docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, intellettuale a tutto campo impegnata nelle cause civili e nella lotta politica, attivista negli anni Settanta nel movimento delle donne, è stata redattrice delle riviste Orsa minore (1981-83) e Poesia (1989-91) e collaboratrice de Il manifesto. Frabotta è autrice di una densa produzione saggistica (tra gli altri lavori, oltre alla curatela dell’antologia Donne in poesia, 1976, vanno citati i volumi Letteratura al femminile, 1980; Giorgio Caproni il poeta del disincanto, 1993; L’estrema volontà, 2010) e poetica (Il rumore bianco, 1982; Appunti di volo e altre poesie, 1985; Controcanto al chiuso, 1991; La viandanza, 1995; Terra contigua, 1999; La pianta del pane, 2003; Gli eterni lavori, 2005; I nuovi climi, 2007; Da mani mortali, 2012). Curatrice dei volumi Femminismo e lotta di classe in Italia: 1970-1973(1973) e La politica del femminismo: 1973-76 (1976), romanziera (Velocità di fuga, 1989) autrice teatrale (Trittico dell’obbedienza, 1996), nel 2018 è stata edita sotto il titolo Tutte le poesie 1971-2017 la raccolta integrale della sua produzione poetica.
Raffinata e lieve nelle sue metafore Bianacamaria Frabotta solca onde metafisiche, esistenziali che si immergono nella natura. Grazie per questo testo bellissimo!
Rosaria Di Donato
cara Rosaria Di Donato,
Ho scelto questa poesia di Biancamaria perché fotografa la sua sensibilità verso l’infinitamente piccolo. Il suo sguardo limpido verso quella “natura” alla quale non prestiamo più attenzione e che richiede la nostra attenzione e cura come impegno etico e civile.
Luigia Sorrentino