di
Fabrizio Fantoni
Giulia Napoleone torna a rinsaldare il suo antico sodalizio con la poesia presentando una mostra di rara eleganza, intitolata Giulia Napoleone per Mantova Poesia ospitata presso la casa del Rigoletto.
Sedici opere su carta (dedicate ad altrettanti poeti scelti dall’artista: Annelisa Alleva, Maria Clelia Cardona, Milo De Angelis, Roberto Deidier, Biancamaria Frabotta, Gilberto Isella, Maria Gabriela Llansol, Fabio Merlini, Alberto Nessi, Yves Peyré, Giancarlo Pontiggia, Roberto Rossi Precerutti, Leonardo Sinisgalli, Luigia Sorrentino, Marco Vitale) in cui la parola poetica si fa segno verticale che scava gli strati più profondi della nostra interiorità.
Le pitture di Giulia Napoleone pongono l’osservatore sulla soglia di un universo che si forma di fronte ai suoi occhi: le geometrie delle sue opere evocano l’immagine di una sostanza primordiale, originata e consumata dalla sua stessa storia in cui le forme, fisse e mobili al tempo stesso, vibrano come le orbite dei pianeti o i nuclei delle cellule.
È il perenne vorticare della polvere che compone il mondo, il mistero dell’incommensurabile che si riversa nell’infinito e i segreti movimenti dell’inconscio ad essere oggetto della ricerca artistica di Giulia Napoleone attraverso un’invisibile rete di corrispondenze con i versi dei poeti da lei amati.
Si veda, ad esempio, l’opera dedicata alla poesia di Giancarlo Pontiggia intitolata “ Una linea infinita di tempo” in cui la circolarità dell’esistere viene resa dal contrasto di una linea bianca su un fondo di colore nero uniforme – ma differenziato nella stesura – che trasmette un senso di spazio continuo ed infinito.
La percezione delle pitture di Giulia Napoleone risulta in un primo momento frammentaria: l’occhio si sposta continuamente da un punto all’altro, seguendo relazioni di intensità, tono, forma e direzione. Il punto focale della composizione, con un ritmo musicale simile ad una composizione jazz, si contrae e si espande in un equilibrio cromatico e di forme che si fa specchio delle nascoste armonie del mondo reale.
Il senso di straniamento che ne deriva trova corrispondenza nei versi di Giancarlo Pontiggia.
Una linea infinita di tempo
ci precede; un’altra
ci segue: attonite le contempliamo,
sospesi fra due mondi
indifferenti, lontani. Eppure, niente li separa
se non te, che guardi.
I segni che erano prima di noi e che restano, immortali, dopo di noi: ecco il punto di congiunzione dell’opera pittorica di Giulia Napoleone con la poesia degli autori da lei scelti.
Su questo limite estremo fra due universi – quello del contingente e quello arcaico ed immersivo creato dall’opera d’arte – l’osservatore non può far altro che interrogare l’ombra.
Lo spazio nero che campeggia al centro della carta intitolata “Piazzale senza nome” – ispirata all’omonima raccolta poetica di Luigia Sorrentino – è l’immagine della notte da cui proveniamo e in cui torneremo e, al tempo stesso, la rappresentazione grafica del nostro trasalire di fronte al compiersi dell’esperienza umana.
In questo non luogo oscuro e solenne come una cattedrale, delimitato da un pulviscolo che stempera il colore nero del nucleo – come la notte lascia il posto ad un’alba senza incubi – ecco riecheggiare i versi di Luigia Sorrentino
– e voi siete ancora santuario
oscura innocenza
infestati dal morso della capra
sacre gemme
reliquie di sonno
cadute nei dirupi –
La geometria del cerchio più volte utilizzata da Giulia Napoleone nei suoi dipinti, evoca il tema del ritorno.
Scrive Milo De Angelis in una recente pubblicazione: “ C’è un posto in fondo al nostro essere e noi, scendendo a picco, liberandoci dai passatempi della vita quotidiana, concentrandoci interamente sull’essenziale, possiamo indirizzare il cammino verso questo porto, che è la méta ultima della nostra vita. Ma perché ciò avvenga, dobbiamo capire dove siamo. E per capirlo dobbiamo ritornare. Per questo il viaggio in avanti verso il nostro porto è nel medesimo tempo un viaggio all’indietro verso ciò che siamo stati, verso i luoghi che abbiamo amato” (Milo De Angelis, Ritorno, edizione critica, Vallecchi 2022).
Le riflessioni di Milo De Angelis sul tema del ritorno contengono, nella loro esattezza, tutta l’opera presentata dall’artista in questa mostra. Il percorso delineato con questi sedici lavori altro non è che un viaggio di ritorno in cui le parole della poesia sono disseminate lungo la strada per restituire il profilo culturale ed emotivo dell’artista.
Il voltarsi indietro, il dare un nome a ciò che si muove sotto la pelle del visibile, l’ombra; sono questi i temi che emergono dalle pitture presentate a Mantova e che confermano Giulia Napoleone come una delle più rilevanti interpreti dell’arte contemporanea.
Voglio terminare questi brevi appunti con una poesia di Luigia Sorrentino che esprime perfettamente il forte legame dell’opera di Giulia Napoleone con la poesia.
a te che hai il compito di nominare
fiori, alberi, animali e cose tutte
a te che dichiari il nome nostro
là dove tutto sembra nascondersi
a noi che usciamo dallo spazio
nella lingua del cielo come
nuvole spaccate e in terra magnolie
noi che non ci voltiamo indietro
noi che torneremo, noi che saremo
qui dove ora siamo