Stefano Carrai, da “Equinozio”

Stefano Carrai, Castelnuovo Rangone, Poesia Festival,  2019

Proteo

Non ho saputo mai
essere uomo a una dimensione

mi sono costruito una coscienza
con materiali spuri
una coscienza
ammetto
un po’ da trovarobe
ma molto
molto più
coriacea della mia faccia di bronzo

non mi è piaciuta ma l’idea di essere
una cosa sola
fin da ragazzo
quando ascoltavo i dischi
ero chitarra
piano
batteria
sax in combo
in quartetto viola…

*

Ulisse

Vorresti liberarti
ora
virare

di bordo
invertire la rotta e cedere
al canto di sirena

ma i lacci sono stretti
e nessuno che possa darti aiuto

ora vola sull’onda la polena.

*

Epigrafe per l’auriga di Mozia

              a Nino De Vita

 

Il mio vivo modello
tenne bene le redini
gareggio perse vinse
invecchiò si ammalò
morì e fu sepolto.

Chiuso nel mio minuscolo
museo io aspetto
le ciurme di curiosi
immobile nel gesto
di reggere il mio carro.

Ma potesse qualcuno
infondermi la vita
che corsa spiccherei
sulla strada sommersa
alle placche di là dallo Stagnone.

Da Equinozio, Industria e Letteratura, 2021

Stefano Carrai (1955) vive a Firenze. Dopo Il tempo che non muore (Interlinea 2012 – Premio Pisa per la poesia 2013 e Premio Contini Bonacossi 2014) e la traversata del Gobi (Aragno 2017- Premio Viareggio-Rèpaci per la Poesia 2017) questo è il suo terzo libro di versi. Insegna Letteratura Italiana alla Scuola Normale di Pisa.

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