Luce di dentro, soglia inesausta del passo.
mi vedo oltre il sentore che a ogni varco o stanza,
come guardi, io per voi ancora non sia:
come addentro uno sguardo coagulato
su un corpo che muore.
*
Era il riverbero degli anni
fingere una luce ferma, sequenze
di istanti nel riflesso
di un forse che anneriva le palpebre:
la polvere è sacra.
*
Ha la forma dell’altrove, la voce:
adombra le parole, rendi al fuoco
la vita che ti separa dal canto.
*
Consonanze, figure mute, notti:
tutto si oscura per riavere voce.
Nelle stanze si raccolgono le acque
di uno sguardo vegliante senza casa.
Pietro Romano, “Feriti dall’acqua, peQuod 2022.
Pietro Romano (Palermo, 1994) si è laureato in Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna con una tesi su Nino De Vita. Ha pubblicato due raccolte poetiche, dal titolo Il sentimento dell’esserci (Rupe Mutevole 2015) e Fra mani rifiutate (I Quaderni del Bardo 2018). Collabora con varie riviste, cartacee e online. I suoi versi sono stati tradotti in russo («Мой дом — до молчанья», “La mia casa è prima del silenzio”, Free Poetry 2019, con prefazione e traduzione di Olga Logoch, collana di poesia italiana a cura di Paolo Galvagni, traduzione di Fra mani rifiutate), greco, catalano e spagnolo, e inseriti nell’antologia Le parole a quest’ora (Free Poetry 2019, a cura di Paolo Galvagni). Case sepolte (I Quaderni del Bardo 2020, con prefazione di Gian Ruggero Manzoni, postfazione di Franca Alaimo e disegni di Angela Catucci) è il suo penultimo lavoro.